A livello cantonale disponiamo di circa 5’000 posti nell’insegnamento e di circa 12’000 nelle strutture di cura (ospedali, cliniche e case anziani). Complice l’invecchiamento della popolazione è inoltre facile prevedere che per quest’ultimo settore il numero degli addetti nei prossimi anni sarà destinato ad aumentare. La presenza di personale frontaliere nel settore sanitario (pubblico e privato) è considerevole, intorno al 30%. Queste persone oggi sono necessarie per far funzionare le nostre strutture, però non possiamo star fermi a guardare senza interessarci di quelli che saranno gli sviluppi futuri.
La politica deve quindi porsi un semplice obiettivo: mettere in campo tutti gli strumenti per fare in modo che, progressivamente, si riesca a soddisfare il più possibile le necessità di questi settori con personale residente. Alcuni sforzi sono già stati fatti ma si può, e si deve, fare di più .Vanno orientati i ragazzi e, soprattutto, le famiglie, facendo capire quali siano le possibilità di questi sbocchi professionali. Vanno eliminate le strozzature burocratiche e le lungaggini che spesso scoraggiano i giovani ad intraprendere l’abilitazione per diventare docente (ha ancora senso una scuola di due anni per essere abilitati?). Vanno rese più attrattive queste professioni, ad esempio pensando alla possibilità di una maggiore crescita professionale nel corso della carriera evitando che il giovane eviti un percorso professionale per la paura di finire in un vicolo cieco.
Queste misure non sono ovviamente la soluzione di tutte le problematiche e di tutte le distorsioni del mercato del lavoro ticinese. Di panacee e di ricette miracolose però non ce ne sono e da qualche parte bisogna pur cominciare. In particolare nei sattori citati da subito bisogna iniziare a preparare i nostri giovani per rispondere alle esigenze attuali del mercato del lavoro e per subentrare, tra qualche anno, alla generazione precedente. Cogliamo le opportunità del futuro ed evitiamo di dire, per l’ennesima volta, “sono stati assunti dei frontalieri perché i nostri non erano pronti”. Questo deve essere l’obiettivo della politica.
Alex Farinelli, economista, candidato al Consiglio di Stato
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Facciamo un piccolo esercizio da... retrogradi. Negli anni Ottanta del secolo scorso, anticipare il futuro avrebbe comportato un'analisi delle prospettive dei nostri giovani oggi quarantenni. Sicuramente è stato fatto, ma temo verso curricoli e carriere in prevalenza rivolti a una prosecuzione di studi poco attenta alle concretezze e future esigenze. Molti si sono comunque incamminati verso ciò che offriva il mercato, perché le vacche erano ancora grasse. Oggi si tende a considerare i settori indicati (insegnamento, sanità e socialità) come un serbatoio di posti da occupare. E si invoca l'orientamento come panacea del disinteresse. In ogni caso, occorrerebbe definire gli strumenti necessari prima di poterli mettere in campo. Se bastasse dire "andate lì che non ve ne pentirete" l'obiettivo sarebbe indubbiamente semplice. Più complesso chiedersi se ci saranno le motivazioni e capacità necessarie. Avere cultura (per la scuola) e nozioni sociosanitarie non si acquisisce come bere un bicchiere d'acqua. Se poi aggiungiamo la sensibilità che occorre avere sia nell'uno che nell'altro campo, vediamo che serve a poco la politica antagonista e facilona che osserviamo nel nostro litigioso Cantone, da spettatori ormai sfiduciati.
... non capisco cosa c'entri la politica in tutto questo. Esiste un mercato del lavoro (l'offerta). Esistono giovani che aspirano a lavorare (la domanda). Quando questi giovani scelgono uno smartphone dimostrano, le più volte, di essere informatissimi. Dimostrino lo stesso impegno quando si preparano per un lavoro. Se no, peggio per loro.
Quanto alla scuola che dovrebbe formarli aggiungo di lasciar loro la libertà di sceglierla: in altre parole di abolire la scuola pubblica e di sostituirla con fondazioni in concorrenza tra loro. Libertà, Libertà, Libertà ... questa è la ricetta.
La politica? .. scio, pussa via, alla larga! Non serve a niente.
Sono d'accordo anch'io che la politica, in senso partitico o crassamente ideologico, non debba avere niente a che fare con la scuola. Purtroppo in questo, nel Ticino siamo stati serviti molto male. Non si è capito che è appunto il mercato del lavoro che in fin della fiera decide tutto. E così non si è avuto alcun pudore nel descrivere il mondo dell'economia nel modo più negativo possibile, senza rispetto per le sue regole ed esigenze, che fra persone civili non si devono vedere come il "babau".
Ciò non toglie che i problemi occupazionali dei giovani siano una realtà spesso desolante. Perché? Usare uno smartphone è uno scherzo; scrivere una lettera pertinente e corretta ben altro impegno. E se non esiste sensibilità in questo, non sarà certo una fondazione che porrà rimedio alle carenze. Lo Stato deve finalmente svegliarsi (senza con questo arrogarsi ogni intervento) e far capire alle sue pedine, cavalli e alfieri che solo con un impegno intelligente si potrà mettere al riparo i giovani dallo scacco matto (non sono monarchico e ho volutamente evitato di menzionare i re e le regine).
Un giorno forse, ma non ne sicuro, riuscirò a capire, perché, alla fine di ogni ragionamento e come risoluzione ad ogni problema, si finisce sempre per invocare questo "eufemismo" (dal greco euphemèo = "risuonare bene") chiamato STATO. Con questo atteggiamento mentale (che deve essere una tara genetica della nostra evoluzione-involuzione umana) ai politici e ai burocrati non mancherà mai una ragione per continuare a vivere alle spalle degli altri.
Sarà proprio così [che ai politici e burocrati... eccetera] ma dovremmo anche essere capaci di non sfuggire all'assunto iniziale. Anticipare il futuro nella formazione: abbiamo visto come sono andate le cose. Pubblico o privato? Se nell'uno e/o nell'altro trionfano rispettivamente l'ideologia e il profitto siamo ai blocchi di partenza (oppure, se si preferisce, ai piedi della scala). Ma chissà che un giorno o l'altro su questi temi non si sviluppi un bel dibattito proficuo e responsabile. In fondo non possiamo dire ai giovani di arrangiarsi.
A questo punto mi sembra che per quanto mi riguarda questo scambio di idee sia perfetto (nel senso di "realizzato", al livello di questo blog). Leggerò con interesse ulteriori pareri.