Un articolo del 2016

Un evento storico, un muro che cade. Domani Papa Francesco incontrerà Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. È la prima volta che il leader della Chiesa cattolica stringe la mano al capo della Chiesa russo-ortodossa. A rendere il meeting ancora più straordinario, il luogo scelto: Cuba.

Kyrill 1y“Un luogo neutro ma significativo per entrambe le chiese – ha detto il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi – lontano dai territori europei dove sono avvenuti i conflitti tra le diverse confessioni cristiane”. Cuba perché Kirill è in visita ufficiale nell’isola caraibica e Bergoglio è in partenza per il Messico, Cuba perché Raul Castro ha sostenuto questo incontro, e Cuba perché è ormai crocevia del mondo, noto alla Chiesa ortodossa russa quanto a quella cattolica. Negli ultimi anni, è stata visitata da Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI e anche da Papa Francesco.
Un incontro attesissimo, voluto già da Woytila che però non era riuscito nell’intento. L’origine polacca di Giovanni Paolo II e la sua decisione di fondare diocesi cattoliche in Russia avevano ostacolato il dialogo. Ratzinger aveva incontrato Kirill quando ancora non era patriarca. Tocca a Bergoglio compiere questo passo storico, segnare questa tappa importante nelle relazioni tra le due chiese. Proprio a lui, il Papa venuto dall’altra parte del mondo, il Papa umile, quello che già nel 2014 aveva chinato il capo dinanzi a un primate ortodosso, Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli.

Kyrill 3Il muro tra le due chiese fu eretto nel 1054, con lo Scisma d’Oriente (o Scisma dei latini, a seconda del punto di vista). Già da tempo i riti erano differenziati ma la divisione definitiva si ebbe con la scomunica di Papa Leone IX al patriarca di Costantinopoli Michele I Cerulario, il quale rispose con un anatema al pontefice. La ragione principale del Grande scisma risiedeva nel fatto che la Chiesa ortodossa non riconosceva il primato del Vescovo di Roma sui quattro patriarcati d’Oriente (Costantinopoli, Gerusalemme, Antiochia e Alessandria). Nel 1589 Mosca divenne sede di un nuovo patriarcato “autocefalo” che, cioè, non riconosce autorità superiori. Se a Costantinopoli spetta un primato storico e il titolo ecumenico, il patriarcato di Mosca è tuttavia quello che conta il maggior numero di fedeli, circa due terzi dei 200 milioni della Chiesa ortodossa.

Dopo lo Scisma d’Oriente, alcune comunità ucraine rimasero legate alla Chiesa cattolica, per loro fu coniato il termine “uniatismo”, dall’Unione di Brest del 1596 quando un metropolita ucraino si sottomise alla giurisdizione del Papa. Da allora, molti sono stati i tentativi di dialogo tra le due chiese ma è stato solo con Papa Francesco che si è sperato nel disgelo, quando tornando da Istanbul aveva dichiarato di ritenere l’uniatismo concetto di “un’altra epoca”. Una nuova visione della crisi ucraina. Non poteva toccare che a lui questo ruolo, il papa degli ultimi, il papa dell’unità ecumenica, il papa che sempre più riduce l’assolutismo del pontificato. D’altra parte anche Kirill aveva più volte invocato la riconciliazione, ricordando “la parola salvifica di Dio: Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, “la Chiesa non può avere un altro messaggio”.

Kyrill 2L’incontro di domani avverrà in nome dei cristiani che da anni muoiono in Medio Oriente e in alcune regioni dell’Africa, per mano di estremisti, il cosiddetto ecumenismo del sangue. Sarà un incontro privato, di circa due ore, al quale potranno presenziare solo il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani, e il metropolita Hilarion, stretto collaboratore di Kirill. Dopo il colloquio, ci sarà lo scambio di doni, la firma congiunta di un documento e le dichiarazioni pubbliche alla presenza di Castro. Poi, le foto da consegnare alla storia.

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