Soldati 11ZIBALDONE

La Finma è un organismo statale svizzero che ha il compito di verificare che nel mondo finanziario, in particolare in quello bancario, tutto si svolga entro i limiti della correttezza legale. Attualmente è diretta da un inglese, Mark Branson, che fino a poco tempo prima della nomina a questa importante carica era stato alla testa dell’”investment banking” dell’UBS in Giappone. L’UBS, appena rimessasi dalle vicende americane con il versamento di fior di miliardi di dollari e ancora in attesa di poter risolvere il contenzioso con il fisco francese, anche quello a livello plurimiliardario, si ritrova, una volta ancora, nel vertice del ciclone. Ad inizio novembre la Finma, organismo statale svizzero, non americano, le ha inflitto una multa di 134 milioni di franchi svizzero per comportamenti scorretti di suoi funzionari addetti al commercio delle valute.

Certo per l’UBS 134 mio sono una mancia al parrucchiere, se rapportati alle decine di miliardi pagati in questi ultimi anni, e i misfatti di pochi funzionari non possono inficiare la rispettabilità e il prestigio di una grande banca con più di 100’000 impiegati. Ma la frequenza impressionante con cui emergono, un mese sì e l’altro pure, comportamenti che definiremo, per nostra innata mansuetudine, “scabrosi”, è un sintomo preoccupante dello scadimento etico che vige e impera in questo mondo bancario che prepone il dio Denaro a qualsiasi altro valore, quello della propria dignità compreso. Il fatto che su 100’000 funzionari le pecore nere siano una o poche dozzine può mitigare la repulsione che si prova verso questa concezione della vita di chiara importazione americana, ma non la annulla.

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Leggo quotidiani svizzeri, francesi, tedeschi e italiani, destro o sinistrorsi. Purtroppo non sono in grado di leggere quelli di lingua inglese, l’idioma, mi dicono, di difficile pronuncia, ma di più facile grammatica e sintassi al mondo. Per i periodici, solo la “Weltwoche”e “Der Spiegel”. Per gli altri, letture saltuarie, raramente. Qualche giorno fa un amico mi ha passato il nr. 46 anno LX de “L’Espresso”, un settimanale “la di cui” ultima mia lettura risaliva alla notte dei tempi. Dopo averlo letto in toto mi sono detto: questo deve essere un settimanale di Carlo De Benedetti, un personaggio che definisco fosco … con ampia possibilità di sostituzione della prima consonante (rosco? mosco? No! Forse tosco? No, non è tosco. Scorrere l’alfabeto per chiarire!), per non incorrere in fastidi con la magistratura. Sono andato a verificare l’organigramma del periodico: “Gruppo editoriale l’Espresso SPA. Consiglio di Amministrazione: Presidente: Carlo De Benedetti”. Un cittadino elvetico, oltre che italiano, malauguratamente naturalizzato a Ginevra un paio di anni fa, con una lussuosa residenza a Sant Moritz GR. Avevo indovinato: come mai? Il settimanale è così smaccatamente filoamericano e dedito alla disinformazione pro reo (gli USA, va da sé, e chi vi detiene il potere, la parte più intelligente dei visi pallidi, cui appartiene anche il Carlo De Maledetti) da non poter lasciare dubbi in proposito. Gli articoli degli inviati del settimanale a Kiew fanno schifo, per far uso di un eufemismo. Tentare di far passare per filoeuropei democraticamente eletti le marionette americane attualmente al potere a Kiew e Putin per un guerrafondaio espansionista contrasta talmente con ogni briciola di raziocinio da gridare vendetta a Dio. Ingenui, disinformati e creduloni sì, ma cretini non siamo.

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Notevole invece, sempre in “L’Espresso” nr. 46 anno LX, l’attacco a Jean-Claude Juncker, più inossidabile che mai, attuale guida (da poche settimane) dell’UE. Un uomo coinvolto in mille faccende, in particolare nella sua qualità di primo ministro del Granducato di Lussemburgo per ben 18 anni. Juncker ne ha fatto il paese più ricco del mondo, con un PIL pro capite di più di 100’000 euro all’anno, ben oltre quello svizzero. Come, con quale bacchetta magica? Semplice semplice: con leggi ad hoc che permettono alle aziende che si trasferiscono in Lussemburgo un’”ottimizzazione fiscale” così spinta da avvicinarsi ad un azzeramento della tassazione. Sono le pratiche alle quali l’UE (con alle spalle gli USA a comandare) ha dichiarato guerra. O finto di dichiarar guerra, dimenticando le proprie oasi fiscali (il Lussemburgo appunto, Jersey e Guernsey, in parte anche l’Austria) e limitandosi in realtà all’unica guerra veramente dichiarata, quella alla nostra piazza finanziaria, difesa purtroppo da un CF sempre incline alla genuflessione di fronte ai (pre)potenti. Speriamo che Juncker non inciampi in altri scandali, altrimenti lo vedremo prossimamente come segretario generale dell’ONU o addirittura presidente da poco naturalizzato degli stessi USA.

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Sono stato educato nel rispetto di tutte le autorità, il sindaco era il Signor sindaco, il maestro il Signor maestro (un’unica classe mista dalla prima alla quinta elementare, una sessantina comoda di allievi, un unico maestro, il sostegno pedagogico non era ancora stato inventato, non ricordo un solo allievo che sia poi finito male, 4 futuri studenti di medicina, 1 di dentaria, 1 di diritto), il consigliere di stato, per non parlare del consigliere federale, stava sull’Olimpo, per noi tanto inarrivabile quanto infallibile. La vita mi ha poi offerto l’occasione di conoscere più da vicino molti di questi personaggi altolocati. La mia stima per pochi di loro è rimasta immutata, per la maggioranza è scemata e per il resto vi è stato un tracollo. In pochi anni fui obbligato a constatare che i contadini e i semplici operai che costituivano la stragrande maggioranza dei 600 abitanti del paesello natìo dal punto di vista delle qualità umane non erano per nulla inferiori alle autorità che prima collocavo sull’Olimpo.

Oggi come oggi ho grande stima per 2 consiglieri federali (uno è socialista), scarsa stima per 3, rispetto misto ad avversione per il sesto e vera e propria repulsione per la traditrice in gonnella.

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Dopo il voto del 6 dicembre 1992 il numero dei cittadini svizzeri euroscettici è andato crescendo e costituisce adesso una chiara maggioranza. Di conseguenza sono nettamente diminuiti i cittadini euroforici. Ma non sono affatto diminuiti i politici e funzionari altolocati che non hanno altro scopo che quello di trascinarci nella voragine dei debiti unioneuropei. Tra questi politici merita una particolare citazione la Signora Michelina, che ha riempito di socialisti euroforici il nostro corpo diplomatico.

Il Ticino, che non mi sembra così innamorato dell’UE come potrebbe piacere a Saverio Lurati e alla Signora Marina Guscetti, ha avuto l’onore di inviare a Bruxelles due ambasciatori a rappresentare la Svizzera presso quelle autorità: Dante Martinelli, un vero fanatico dell’adesione incondizionata, e adesso Roberto Balzaretti, anche lui filoeuropeo, ma almeno dotato della capacità di ironia e anche di autoironia.

Gianfranco Soldati