Roic ha senz’altro ragione ma ho l’impressione che, all’uopo, dovrà munirsi di una robusta ramazza di ferro, e forse non basterà. C’è in giro della gente che gratifica il prossimo di cretino, bandito, gangster, ladro, coglione, deficiente, testa di c…, farabutto, mafioso (eccetera). Secondo loro si tratta di “critica politica” e di “libertà di espressione, garantita dalla Costituzione”.
In genere sono dei frustrati in cerca di uno sfogo che dia sollievo al loro malessere psicologico. Ma attenzione! Il “partito della rabbia” è attivo e fortissimo e sarebbe da irresponsabili sottovalutarlo.
Il 2015 pare riprendere la esecrabile prassi, ormai un’abitudine anche di alcuni utenti ticinesi dei social network, dell’insulto gratuito rivolto a persone e anche a personaggi pubblici. Più volte si è potuto notare che lo spazio di alcuni social network è diventato una zona grigia di insulti.
Un esempio per tutti coinvolge nel primo giorno del nuovo anno il sindaco di Lugano, che è stato pesantemente insultato da un utente per il suo operato politico. Ora, se da un punto di vista politico potrei avere delle obiezioni sull’operato del sindaco della mia città, è chiaro che, anche se il sindaco fa politica in un partito che non appoggio, come cittadino non tollero insulti gratuiti di questo genere.
Confido che, nel 2015, molti altri cittadini e gli stessi utenti dei social network denuncino questo andazzo che ha purtroppo preso piede da noi e che infetta gravemente un dibattito pubblico che, in una società democratica, dovrebbe essere e rimanere sereno.
Sergio Roic, scrittore