“La libertà è il valore supremo”
“I diverbi tra liberali e radicali sono stati definiti cazzate”
“Voci, rumori, salsicce e nulla”
“Non capisco Jacques Ducry”
“Zali, idee buone? Nessuna!”
Una delle cose che vorrei fare (non l’unica) sfruttando questa “magica” elezione è la seguente: suscitare e gestire un dibattito approfondito, magari anche accanito, sull’ essere liberali (aperto anche a politici esterni al PLR). Oggi tocca a Virgilio Pellandini, liberale radicale, uno che definirei “l’intervistato ideale”: fantasioso, colorito, aggressivo, provocatorio. Una miniera. Godiamocelo tutto. Magari a qualcuno verrà voglia di replicare.
Un’intervista di Francesco De Maria.
Francesco De Maria Si presenti brevemente ai lettori di Ticinolive: la sua origine, la sua famiglia, i suoi studi, la sua professione.
Virgilio Pellandini Sono nato e cresciuto ad Arbedo, unico figlio di due genitori meravigliosi che mi hanno sempre amato e viziato (da cui le mie pigrizia e strafottenza, ma anche la mia felicità cronica). Ho lasciato il Ticino a 18 anni: dopo aver lavorato un po’ ad Haiti ho conseguito una laurea in storia e scienze politiche a Losanna e nel 2004 mi sono trasferito a Londra, dove, dopo un master in management ed il diploma di esperto contabile, ho lavorato per una grossa azienda di consulenza aziendale, vivendo qualche tempo anche a Modena e a Budapest. Nel 2012 il richiamo della crènga e la vicinanza dei futuri nonni mi hanno riportato in Ticino dove ho fondato una piccola azienda che si occupa di consulenza aziendale e di sviluppi immobiliari.
Lei è il presidente PLR del quartiere di Besso (il mio!). Mi parli della sua sezione e della sua attività.
VP Domanda dolorosa per me. Purtroppo sotto la (o a causa della) mia presidenza (dal 2013) l’attività di questa sezione storica, che ha avuto grandi politici e grandi presidenti, è stata limitata ad uno / due eventi annuali abbastanza incolori. Comunque continuo a provarci, fin quando mi cacceranno… Fortunatamente, malgrado il sottoscritto, abbiamo ancora qualche talento in sezione, primo tra tutti un giovane grande politico, Michele Bertini, che elettoralmente ci ha trascinato nel 2012 e, spero, continuerà a farlo nel 2015.
Che cosa significa per lei la parola “liberale”? Lo so che può avere parecchi significati, ma qual è il suo?
VP Essere Liberale è per me porre la libertà individuale come valore supremo ed assoluto dell’azione politica, valore superiore alla ricchezza, superiore alla sicurezza, superiore a tutto, persino alla stessa democrazia (nessuna maggioranza ha il diritto di togliere la libertà ad una minoranza).
Più specificatamente e ovviamente, essere Liberale è garantire la libertà economica più totale – e in questo ambito sono pronto a bestemmiare dichiarandomi senza vergogna liberista. Ma essere Liberale è anche (purtroppo meno ovviamente, qui e ora) garantire la libertà sociale e culturale di ogni individuo in ogni senso, sin quando questa non limiti la libertà degli altri individui. Pour épater le bourgeois, mi piace riassumere questo concetto dicendo che essere Liberale significa lottare con orgoglio perché chiunque abbia il diritto di essere, per esempio e se lo vuole, un cocainomane coprofilo…
Per quanto riguarda la libertà economica, pur essendo liberista, riconosco che nella sua efficienza l’economia di mercato è particolarmente crudele (crea tanti perdenti innocenti, ripeto: innocenti). Per questo ritengo che lo Stato debba garantire la libertà dal bisogno e l’uguaglianza di opportunità, che in pratica significa: dare a chi ne ha bisogno un’assistenza economica di base che permetta una vita dignitosa; eliminare ogni monopolio privato (palese o meno); e mantenere un monopolio statale – il più esteso possibile – sul sistema educativo, sulle infrastrutture non frammentabili economicamente (strade, binari, ecc.), e sulla violenza legittima (polizia, esercito e simili).
Tra le personalità di spicco del partito, quali sono le sue figure di riferimento?
VP Storicamente, Stefano Franscini, Max Petitpierre e Kaspar Villiger. Oggi, ammiro moltissimo Johann Schneider-Amman e Mauro dell’Ambrogio a livello federale e considero Nicola Pini, culturalmente, la punta di diamante del PLRT attuale.
Una domanda complessa e difficile (ci sono anche queste!). Mi descriva secondo la sua visione personale l’evoluzione del PLR negli ultimi 20 anni.
VP Domanda complessa e difficile che alla fine vuol solo cercare polemiche e lotte tra liberali e radicali [No, caro Virgilio, neanche per idea. È solo la domanda che ho scelto per lei] Le storielle sui diverbi tra cosiddetti liberali e cosiddetti radicali sono state pubblicamente definite “cazzate” da Fulvio Pelli vent’anni fa. Tali erano e tali rimangono.
Però se vuole una risposta complessa e polemica eccola comunque: il problema è un altro e non ha nulla a che vedere con liberali, radicali, o altre correnti, anzi… Il problema è che il discorso politico, il discorso ideologico (quello che creava correnti e dibattiti) si è ammutolito. Si è parlato troppo poco di Politica, di cosa vuol dire essere Liberali, e un po’ troppo di elezioni, candidati, persone, voci, rumori, birre, salsicce e nulla.
La crisi elettorale del partito negli ultimi vent’anni è stata, a mio avviso, causata da questa timidezza: proprio nel momento in cui in Ticino è apparsa un’altra destra, populista per non dire fascista [Pellandini come Ghisletta? Speriamo di no…] , il mio partito ha abbassato il volume del suo discorso politico.
Questo è stato l’errore: fare silenzio, come se la distinzione tra noi e i populisti fosse la cortesia, non le idee (“quelli della lega sono maleducati, noi invece siamo cortesi e non litighiamo con nessuno”). Invece no: non abbiamo reso grande il Ticino perché siamo stati cortesi e amici di tutti, ma perché abbiamo seguito idee valide e giuste (talvolta contro tutti, persino con la violenza: si pensi al XIX secolo). E i populisti non sono pericolosi perché dicono tante parolacce, ma perché diffondono odio e follia paranoica.
Le conseguenze di questo errore sono state tragiche: mostrando cortesia e silenziando il confronto ideologico abbiamo lasciato pensare che destra liberale e destra populista fossero ideologicamente vicine (perdendo valenza politica e voti), ma soprattutto abbiamo sdoganato e reso accettabili concetti contro i quali i nostri nonni erano pronti a morire (causando un danno immenso alla nostra Repubblica). Per un po’ di ottimismo, guardando i nostri candidati attuali credo che l’errore sia in fase di correzione, a livello elettorale. Spero lo stesso succeda a livello partitico.
L’on. Michele Bertini, municipale di Lugano e membro della sua sezione, ha accettato – dopo attenta riflessione – di candidarsi al Consiglio di Stato. Ha fatto bene? Ha fatto bene il partito a designarlo? Ci potevano essere delle “controindicazioni”? E quali?
VP Il PLR ha fatto benissimo a candidarlo e Michele ha fatto benissimo ad accettare. Non vedo alcuna controindicazione, di alcun tipo.
Dall’abbandono di Antonini al 7 gennaio per il PLR sono state vere settimane di passione. Come le ha vissute? A quali “soluzioni” ha pensato?
VP Le ho vissute ingozzandomi di selvaggina e cabernet a mille chilometri da qui. Non ho pensato a soluzioni perché c’era già chi ci pensava, con ottimi risultati: siamo caduti in piedi e più in forma di prima, e per questo ringrazio di cuore tutte le persone coinvolte. Detto questo, penso che in futuro le candidature debbano essere scelte in modo trasparente, con delle primarie: chi vuole candidarsi si espone pubblicamente e si sottopone ad un voto, palese, interno. Siamo un partito cantonale, non la CIA sulle tracce di Bin Laden: non c’è nessuna giustificazione per segretezza e opacità, per discussioni tra sospiri e sussurri su candidati disponibili o meno. Nessuna. E’ vero che gli altri partiti fanno anche peggio, ma noi non siamo gli altri.
L’obiettivo primario del partito, mille volte e quasi ossessivamente ripetuto, resta il “raddoppio” in Consiglio di Stato. Quali le migliori carte per raggiungere il risultato?
VP Insistere sui nostri valori e sulla nostra ideologia, in contrapposizione agli altri. Non dobbiamo elemosinare voti dando ragione a tutti: dobbiamo mostrare che le nostre idee sono migliori di quelle degli altri. E per questo sono ottimista, visto che le nostre idee sono ottime e quelle degli altri sono fasciste, bigotte, economicamente irrazionali o puramente mercenarie (il lettore assocerà le definizioni ai quattro partiti cui spettano).
E quali le più temibili insidie o… palle al piede?
VP Palle al piede nessuna. L’insidia è fare l’opposto di quanto ho appena detto: non spiegare perché la nostra ideologia è migliore e cercare di piacere alla “gente” con discorsi insulsi, come se tutti i cittadini fossero dei poveri idioti. Altri partiti sanno fare ciò molto meglio di noi, quindi sarebbe una strategia perdente in partenza.
Gabriele Gendotti, “pezzo da novanta” della nomenclatura radicale, ha benedetto dalle colonne della Regione la lista dell’8 gennaio. Parla per sé? Parla per molti? Quanto pesa una simile dichiarazione?
VP La lista dell’8 gennaio a me piace, molto. Quindi Gendotti (che ammiro) parla anche per me. Io non parlo per altri, posso però confermare che non ho sentito nessuno parlar male della nuova lista. Solo una puntualizzazione: “pezzo da novanta” e “nomenclatura” sono concetti che lascio volentieri al XX secolo. Nel partito, per me, c’è una gerarchia formale ed ufficiale, fuori dalla gerarchia ufficiale sono tutti uguali. E basta.
Lei approva la decisione di Jacques Ducry di candidarsi sulla lista del PS? Oppure, pur non approvandola, la comprende?
VP Non tocca né a me né ad altri approvare la decisione di un uomo libero, ma dal punto di vista ideologico è una decisione che non comprendo. È vero, il Liberalismo è per la libertà sociale e culturale, ed in questo senso forse non c’è un abisso tra noi e parte del PS. Ma il Liberalismo è anche per la libertà economica, ed il partito socialista ticinese come politica economica è ancora perso tra NEP post-leninista e lotta di classe, cioè diametralmente opposto ai principi del PLR. Per questo non capisco la mossa.
È come se io andassi nel PPD perché economicamente non è troppo distante dal PLR: appena il discorso passa dall’economia alla società, mi fanno un mega waterboarding di acqua santa…
E se uno le chiedesse (per esempio io) con ingenua provocazione: “Che cosa ci faceva questo socialista nel PLR?”…
VP Che vede più socialisti/comunisti lei a Lugano che Berlusconi in Italia… [Io vedo meno comunisti a Lugano che Ghisletta fascisti in via Canova, con gagliardetto e fez]
Termino con 5 domande “rivelatrici”, al fine di conoscere (almeno parzialmente) la sua tendenza politica.
1) La nuova scuola “dell’on. Bertoli”. Lei vede con favore una scuola “senza le note”?
VP Domanda un po’ ingiusta, in quanto non è una scuola senza note. E una valutazione complessiva in aggiunta (ripeto, in aggiunta) alle note potrebbe anche essere utile. Per il resto trovo il progetto orrendamente vago. In linea di principio, resto poi scettico verso le due linee cardine che lo guidano: la personalizzazione dei curricula, perché la scuola deve garantire uguaglianza ed uno standard generale; e l’ampliamento dell’accesso alle scuole superiori, perché la forza di questo paese non è data certo dagli accademici ma dagli apprendisti, e per questo bisogna stimolare l’accesso all’apprendistato, non a università già troppo piene.
2) Il neo ministro ecologista della Lega: ecoincentivi e posteggi, tasse. “San Claudio” ha qualche idea buona? Il PLR fa bene a contrastarlo?
VP No (nessuna idea buona). Sì (fa bene a contestarlo).
3) Proprio in questi giorni il confronto sul Gottardo tocca una notevole intensità. Raddoppio SÌ o NO ?
VP No. La differenza tra la spesa per il rinnovamento dell’esistente e quella per il raddoppio va spesa per rafforzare i trasporti pubblici. Lo dico da appassionato folle di automobili. E non mi dia del socialista, chè sempre di spesa pubblica si tratta…
4) La rappresentanza dei partiti di governo in Consiglio Federale è corretta? Se non lo è, si può dire che ciò accade “a fin di bene” ?
VP È corretta in quanto legittimamente eletta dall’Assemblea Federale. Non è scritto da nessuna parte che la composizione del Consiglio Federale debba rispecchiare quella delle camere. Anzi, dirò di più, sarei felice se lo stesso sistema istituzionale federale (esecutivo nominato dal legislativo) fosse introdotto a livello cantonale. Adoro le istituzioni federali: oltre che profondamente liberali come concetto, credo siano anche il vero fautore della grandezza di questo paese.
5) Noi sappiamo come la pensano Burkhalter e Schneider-Ammann. Ma quale dovrebbe essere la linea del PLR ticinese sui rapporti della Svizzera con l’Unione Europea?
VP Io la penso come Burkhalter e Schneider-Ammann.
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