La Redazione non dovrebbe permettersi di criticare un Ospite. Per un portale come Ticinolive, più ancora che per altri, gli Ospiti sono importantissimi e molto considerati. Ma un articolo come questo è veramente troppo declamatorio e troppo poco concreto. Prendiamo ad esempio l’esortazione “Diciamo basta al clientelismo che, da sempre, vige nella pubblica amministrazione (da riformare e da smagrire!)…” Allora:

1) 100 persone (su 100) diranno: è giusto. Per un normale essere umano il clientelismo è peggiore dell’Ebola. Ma, e pensiamo anche a “smagrire” –

2) Donatello può farci qualcosa? No. Il prof. De Maria può farci qualcosa? No. L’Altissimo Iddio può farci qualcosa? No, neanche Lui, ha già rinunciato da un pezzo. Ha gettato la spugna. I partiti politici? Ah, loro condannano il clientelismo (e la “obesità”).

3) Ecco dunque che l’ “esortazione donatelliana” – o, se si vuole, il “grido di dolore” – risulta, in un certo senso, priva di sostanza, vana. Capace di suscitare solo un moto di superficiale approvazione: “Ben detto, oh questi Indignati picchiano sodo!” Ma chi subisce contusioni ed ematomi? Nessuno.

La parola a Poggi (art. già pubblicato nel CdT)

Poggi xyz

INDIGNARSI PER POI REAGIRE!

In un Ticino ridotto all’osso, dove il “decidere di non decidere” è diventata ormai la parola d’ordine della maggioranza dei “nostri” politicanti di turno, occorre indignarsi sì, ma anche reagire!

I ticinesi, in primis, devono riprendere in mano le redini di questo Cantone inesorabilmente alla deriva. Ricordo che il nostro debito pubblico pro capite nel 2014 è risultato essere di 5.550 CHF, mentre nel 2007 era di 3.930 CHF; fate voi due conti! Non parliamo poi di disoccupazione e di assistenza sociale (nel dicembre 2014 entrambe in aumento!) perché allora non basterebbero quattro pagine di giornale.

Diciamo basta al clientelismo che, da sempre, vige nella pubblica amministrazione (da riformare e da smagrire!) e dunque stop alle assunzioni di raccomandati in cambio di voti allargati o di favori personali; qui destra e sinistra vanno a braccetto! In politica deve ritornare con prepotenza l’etica e non gli affarismi da parte della solita Casta che, in pratica, ha portato allo sfascio questo Cantone.

In Ticino ci sono troppi avvocati, troppi frontalieri e pochi posti di lavoro per i ticinesi e residenti. Se veramente crediamo ancora in questo Cantone è giunto il tempo di riflettere seriamente e reagire contro l’operato di quelli che, per troppo tempo, ci hanno detto: “È la Legge e non si può fare nulla.” Balle, le Leggi sono fatte per essere modificate con il mutare della situazione! Cosa ci stanno a fare allora i politici se poi servono soltanto dei mediocri amministratori?

Meno falso buonismo e più responsabilità personale daranno quella vera giustizia sociale che molti cittadini, giustamente, pretendono. Non ne possiamo più delle solite parentele (destra e sinistra vanno a braccetto) che prendono in mano le leve di comando del nostro Ticino soprattutto per i loro tornaconti politici e privati.

Non si può continuare così! C’è bisogno di una svolta decisa se vogliamo assicurare un futuro dignitoso e di speranza ai nostri figli e una quiescenza decente ai nostri anziani.

I cosiddetti “responsabili” sono quelli che, da anni, continuano a proporci rendiconti dello Stato sempre più disastrosi e che, di fatto, hanno fallito! Chi non c’era non può essere chiamato in causa, quando torna comodo, “perché siamo tutti sulla stessa barca.” Troppo facile.

In questo Cantone occorre mettere mano subito a cinque situazioni parecchio preoccupanti: il lavoro per i ticinesi e i residenti (è dal 2008 che lo diciamo e non da l’altro ieri come pare sia di moda), la spesa pubblica che sta diventando sempre più una palla al piede, una socialità giusta e responsabilizzante (non “la fabbrica del sociale”), il territorio sempre più saccheggiato e un’amministrazione pubblica che non è efficiente come dovrebbe e che è parecchio popolata e altrettanto costosa (paga il contribuente); poi si può guardare al resto, prima no.

E non siamo in pochi a pensarla così.

Donatello Poggi, Fronte degli Indignati