Galeazzi 13 xSe passasse in Ticino di questi tempi, il famoso regista italiano Sergio Leone sicuramente non si lascerebbe sfuggire l’occasione per un nuovo film di successo a Venezia sulla politica nostrana.

Luogo della sceneggiatura il Ticino, dove da qualche anno regna un “Far West” politico da cui difficilmente potremo uscire se tutti noi non ci diamo una regolata e la smettiamo di mandarci alla forca uno con l’altro. Vorremmo distanziarci dalla vicina Penisola e dal loro modo di far politica proclamandoci differenti ma, facendo un esame di coscienza collettivo, non siamo poi tanto lontani dalle zuffe, dai grandi discorsi senza sostanza, dagli inciuci e da comportamenti al limite del ridicolo. Ci mancano solo le “botte” in parlamento e poi ne siamo la copia perfetta.

E’ triste, per il cittadino oggi più che mai bisognoso di garanzie, solidità, protezione e avvenire, assistere a questi teatrini latini. Da quattro anni ad oggi il mondo che noi conoscevamo è cambiato trenta volte, ma da noi sembra sempre tutto uguale. Dal mondo del lavoro all’economia, dalla finanza al territorio, dall’educazione ai rapporti con Berna e verso l’estero, tutto attorno a noi si è modificato, per certi versi in peggio. Nell’arco dei prossimi dodici mesi abbiamo davanti un fitto calendario elettorale, con le votazioni cantonali, federali e comunali, dove i lavori istituzionali vengono rallentati, a discapito delle riforme che sarebbero invece opportune in questi tempi complicati. Al cittadino viene richiesto di essere il centro dell’“universo cantonale” e di scegliere con cura i propri rappresentanti, ma a loro cosa viene offerto? Cosa viene dimostrato?

Ci troviamo di fronte a partiti di Governo che non hanno mai presentato una “visione strategica” del futuro di questo Cantone sui temi cruciali per lo sviluppo, come ad esempio una situazione finanziaria cantonale sempre più al collasso, una classe lavoratrice sempre più al verde e senza lavoro, (disoccupazione e assistenza ca. 9%) la gestione del territorio e della formazione scolastica in crisi, le soluzioni per le vie d’accesso Nord-Sud, la sanità ancora campate in aria.

Non passa giorno in cui i partiti, tramite i loro dirigenti, non si attacchino sui media. Quel partito ha detto A, quindi io dico B. L’altro ha proposto questo, quindi io propongo il contrario. E così via per mesi, se non anni. A Berna si manda in pellegrinaggio una “delegazione parlamentare di ragazzi volenterosi”, con tanto di cappello in mano, che tornano poi con le pive nel sacco e una pacca sulla spalla. Magari, se fossero andati con una scimmietta sulle spalle, avrebbero strappato ai bernesi almeno il pranzo. Insomma, così facendo non troveremo mai un comune denominatore per partorire una strategia a medio-lungo termine per questo sempre più povero Cantone.

E’ vero che la nostra democrazia ci permette di discutere e agire ad ampio raggio, ma dobbiamo anche renderci conto che così le cose non funzionano più. Dove crediamo di andare con due miliardi di debito pubblico cantonale? Come la mettiamo con i disavanzi milionari che registriamo ogni anno? Come pensiamo d’impostare le nostre relazioni internazionali? (negli accordi che andremo a firmare con l’Italia, noi ticinesi siamo stati considerati come il due di picche) il problema del frontalierato e la sostituzione di manodopera locale-indigena per quella straniera? Cosa pensiamo di fare per il turismo cantonale? Abbiamo una nuova legge, ma se non adottiamo nuove strategie e non ci rinnoviamo, rimarremo al palo con i soliti prodotti e servizi datati. Non dimentichiamoci che il turismo pesa per ca. il 10% del nostro prodotto interno lordo ma dovrà crescere, per sobbarcarsi le perdite di gettito fiscale dai settori finanziari (bancario e parabancario) in forte decrescita. Che facciamo con il doppio foro del San Gottardo? Vogliamo rimandare la decisione fino al giorno della chiusura forzata per manutenzione? Restando così isolati dal resto del Paese? Ci vogliono prese di decisione rapide perché il tempo è tiranno anche su questo oggetto.

Sono questi temi conosciuti a tutti noi ma che nessuno o quasi, tra i partiti, mostra di voler veramente affrontare. Siamo ridotti alle rinunce, abbiamo perso la progettualità e la voglia di combattere, e la cosa più grave è che i cittadini se ne siano accorti: di fronte hanno una classe politica che si è arresa sia nei confronti di Berna che verso l’estero (non dimentichiamo che siamo un Cantone di frontiera e, rispetto a un Cantone della Svizzera Centrale, abbiamo altre dinamiche da considerare).

Per concludere, la bacchetta magica non l’ha nessuno di noi, ma una volontà che vada oltre l’orizzonte partitico possiamo crearcela. Sta a noi tutti dimostrare d’avere volontà, senso del dovere, voglia di lottare e capacità per accantonare divergenze ideologiche e affrontare assieme i temi fondamentali che riguardano il Ticino di oggi e di domani.

Tiziano Galeazzi, candidato al GC La Destra (UDC)