OrsolineCOMUNICATO

Il Consiglio di Stato accoglie positivamente la firma, avvenuta lunedì a Milano tra la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf e il ministro delle finanze italiano Pier Carlo Padoan, del Protocollo di modifica della Convenzione per evitare le doppie imposizioni tra Svizzera e Italia. Prende inoltre atto della roadmap per la finalizzazione del negoziato sulle questioni finanziarie e fiscali, sul quale restano ancora aperti molti punti importanti. Il Consiglio di Stato intende accompagnare da vicino la concretizzazione della roadmap e la prosecuzione del dialogo sulle questioni finanziarie e fiscali.

Protocollo di modifica
Nell’interesse della piazza finanziaria e dell’occupazione in Ticino, nel settore bancario in particolare, il Consiglio di Stato giudica positivamente il fatto che, dopo anni di lunghe e difficili discussioni, si sia finalmente giunti a un’intesa sullo scambio d’informazioni fiscali di natura finanziaria che consentirà alla Svizzera di essere tolta dalle liste nere italiane che considerano l’assenza dello scambio d’informazione quale unico criterio, evitando così che venga discriminata dalle sanzioni previste dalla legge sull’autodenuncia italiana detta Voluntary Disclosure Program (VDP) e favorendo un passaggio ordinato al futuro scambio di informazioni secondo lo standard OCSE.

Novità rilevante per la piazza finanziaria è la chiarezza degli effetti dello scambio di informazione su richiesta. In particolare è importante sottolineare che per l’applicazione del protocollo vige la data della firma, il 23 febbraio 2015, e che sarà possibile effettuare delle richieste raggruppate senza tuttavia procedere a delle fishing expeditions. È inoltre utile ribadire che i detentori italiani di averi non dichiarati presso i nostri istituti bancari potranno regolarizzare il proprio passato partecipando al VDP e mantenendo i propri averi in Svizzera senza venire discriminati, beneficiando delle stesse condizioni di quelle applicate ad altri paesi che non figurano sulle liste nere italiane.

Roadmap
Per quanto riguarda l’imposizione sui frontalieri, il CDS richiama il chiaro impegno politico delle parti per concretizzare il programma di lavoro presentato nella roadmap, tenendo conto delle raccomandazioni espresse dal Consiglio di Stato ticinese nel suo comunicato stampa del 21 gennaio 2015.

Alcune questioni restano e continuano a destare preoccupazione e altre ancora devono essere definite in norma per poterne apprezzare definitivamente la portata. Tra gli elementi di rilievo che devono essere tradotti giuridicamente bisogna citare la definizione giuridica di frontaliere, la reciprocità e la potestà impositiva illimitata nel Paese di residenza con una limitazione dell’imposta fino al massimo al 70% nel Paese nel quale viene esercitata l’attività lavorativa dipendente. In particolare il Consiglio di Stato chiede che per la piena imposizione ordinaria in Italia vengano convenuti dei tempi di applicazione brevi e ragionevoli, ad esempio gradualmente nell’arco di 5 anni.

Globalmente, il gettito fiscale trattenuto in Svizzera tramite l’accordo del 1974 era del 60%, poi salito al 61.2%. Il nuovo accordo – benché non abbia dato seguito alla percentuale postulata dal nostro Cantone dell’80% – rappresenta quindi un miglioramento di quasi il 10%, sempre che verrà adottata la percentuale massima, come auspicato dal Governo cantonale. Tuttavia, il tetto massimo del 70% presupporrà l’applicazione di un moltiplicatore comunale medio, pratica comunemente utilizzata in Svizzera. Questa limitazione finanziaria, ma non giuridica, riduce dunque i benefici potenziali del nuovo accordo.

Il Governo cantonale rammenta che il nuovo accordo in materia di imposizione dei lavoratori frontalieri dipende anche da come sarà applicato il nuovo art. 121a della Costituzione federale, approvato da Popolo e Cantoni il 9 febbraio 2014. Il Consiglio di Stato ribadisce la necessità di applicare il mandato costituzionale indipendentemente dalle conseguenze previste nella roadmap. [Sottolineatura della Red]

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Il Consiglio di Stato