Questa esclamazione, alquanto discutibile da un profilo morale ma oggi più che mai attuale alla luce dei fatti di cronaca moderna che contemplano quasi giornalmente “bollettini di guerra”, è anche il titolo di uno storico film del 1974 che vede come protagonista Alberto Sordi nei panni di Pietro Chiocca, uno spregiudicato venditore di armi nei paesi del terzo mondo.
Certamente il titolo del film è di per sé alquanto sarcastico poiché si ricollega alla famosa locuzione latina di Cicerone ”Aegroto dum anima est, spes est” il cui significato letterale è “finché il malato respira, c’è speranza” o, come si dice comunemente, “finché c’è vita, c’è speranza”.
La trama in breve
Pietro Chiocca, commerciante milanese di pompe idrauliche riconvertitosi a un più lucroso commercio internazionale di armi, passa la propria vita in giro per i paesi del Terzo Mondo, dilaniati dalle guerre civili. Grazie a una sottile operazione dello stesso Chiocca, il quale diviene dipendente di un’industria più importante, la sua famiglia già benestante e residente nel centro di Milano può finalmente trasferirsi in una lussuosa villa nel verde del quartiere residenziale La Pinetina di Appiano Gentile.
Tutto procede per il verso giusto finché un giorno un giornalista del Corriere della Sera, che gli aveva procurato il contatto per la vendita di armi a un movimento di liberazione nazionale nello stato africano di lingua portoghese Guinea-Bissau, denuncia all’opinione pubblica l’operato di Chiocca con un articolo dal titolo «Ho incontrato un mercante di morte».
Davanti allo sdegno e al disprezzo dei suoi familiari, Chiocca si offre di tornare al suo vecchio e onesto lavoro ma questi, posti di fronte all’alternativa di rinunciare alle comodità e ai lussi cui sono ormai abituati, preferiranno ignorare l’origine dei guadagni del loro capofamiglia.
Interpretazione del film, di Gianna Finardi
Ci sono alcune frasi del film che vanno assaporate perché non passeranno mai di moda. Ne cito alcune significative sulle quali vorrei che vi soffermaste a pensare. Ognuno di noi fa parte di un ecosistema e quindi ci troviamo tutti ad essere responsabili di vicende “globali”.
Davanti all’accusa di tutto il parentado presente, lo zio prende le difese di Chiocca: “di quel giornale tra 15 giorni nessuno si ricorderà piu’”… ”Piangono nel lusso, piangono nel benessere e nell’agiatezza”. Poi Chiocca a sua discolpa si rivolge alla famiglia con saggezza in una sorta di discorso epico che offre una spiegazione universale sulla guerra e sui mercanti che sulla guerra lucrano ”… Non ho nessun risentimento per quello che mi avete detto… Posso anche cambiare mestiere guadagnando 300.000 o 400.000 lire al mese, cifra con la quale una famiglia può vivere decorosamente se si pensa che un pezzo del mondo ha un reddito pro capite di 30 mila lire l’anno, ma non come voi, non come abbiamo vissuto noi fino ad ora cara moglie, cari ragazzi, e tu caro zio che viaggi solo sulla Jaguar e tu cara suocera che a 70 anni ti fai una dentiera smontabile di 3 milioni e mezzo di lire… Perché vedete le guerre non le fanno solo i fabbricanti d’armi e i commessi viaggiatori che le vendono, anche le persone come voi le famiglie come la vostra, che voglio, voglio e non si accontentano mai: le ville, le macchine, le moto, le feste, il cavallo gli anellini i braccialetti le pellicce e tutti i cazzi che ve se fregano, costano molto! E per procurarseli, qualcuno bisogna depredare, ecco perché si fanno le guerre!”.
Inevitabilmente, come nella foresta pluviale, le scimmie lottano fra loro per accaparrarsi i migliori frutti. Oggi come oggi gli stati considerati ricchi, le cui popolazioni godono di standard elevati di vita in termini esistenziali e di comodità, non sono disposti a cedere gli avamposti ad altri stati in via di sviluppo, cioè a stati più poveri.
Si crea quindi una situazione paradossale tra stati ricchi che detengono il potere e gli ingranaggi indispensabili per mantenere un gradiente di ricchezza squilibrato e stati poveri che subiscono le angherie economiche degli stati ricchi.
Non c’è cibo per tutti sulla terra e non c’è capacità di energia illimitata. Siamo un globo circoscritto che si chiama Terra in un sistema che appartiene all’immensità del Cielo e che prende il nome di Sistema solare, al cui centro vi è il sovrano Sole. Sebbene il Sole sembri risplendere di luce perpetua, anch’esso rappresenta un motore “finito” di energia, che nell’arco di qualche milione di anni si spegnerà.
Quindi se la Terra è un sistema isolato che è collocato nel Sistema solare, che a sua volta è inserito in un cosmo illimitato le cui potenzialità sono a tutt’oggi oscure, si tratta per noi umani, nonché per l’intero Sistema Solare, di una situazione limitata, precaria, decidua le cui energie hanno una “data di scadenza” e sono di tipo “finito”.
È chiaro che un sistema economico gestito in maniera capitalistica, tipico degli stati ricchi, le cui aspettative di crescita seguono una funzione esponenziale, non può sopperire ai bisogni di tutti, così che, se paragoniamo la società a una piantagione di banani, solo alcuni gruppi di scimmie, quelle più furbe e più aggressive, riusciranno ad arraffare il maggior numero di frutti in una guerra all’ultima banana.
C’è quindi da chiedersi se la morale e l’intelligenza, facoltà tipicamente umane, possano un giorno governare le menti dell’umanità o se le leggi tipiche della Giungla continueranno a soverchiare tali nobili qualità continuando a mettere a rischio l’incolumità di certi popoli e privilegiandone altri.
Se pensiamo agli armamenti dell’ISIS o a quelli schierati sul fronte russo-ucraino, vien subito da pensare al fatto che le guerre da che mondo è mondo sono sempre state motivo di guadagno grazie alla compra-vendita di armi. Le tecniche di “generazione virtuale del denaro”, una strategia prediletta dagli USA, consentono di concretizzare il denaro simulato mediante finanziamenti bellici, trasformandolo in qualcosa di tangibile come un esercito munito delle migliori tecnologie.
Nessuno ci dirà mai veramente chi spera nella guerra come fonte di sporco guadagno o chi al contrario opta per la pace come via di salvezza, ma si può sempre cercare una risposta in ciò che si vede e si sente, nella nostra quotidianità e nella nostra esperienza di vita.
Gianna Finardi