Come dire a proposito della Simonetta che tanto buona, mite, gentile e mansueta appare

SommarugaSu “Weltwoche” del 5 marzo, l’editore e caporedattore Roger Köppel ha pubblicato un notevole editoriale che mi permetto qui di riassumere e parzialmente commentare, al servizio di chi non avesse avuto occasione di prenderne conoscenza.

Titolo dell’articolo: “Die Hauptsache”, l’essenziale, quel che conta, la cosa principale.
Sottotitolo: “Primo comandamento (qui nel senso di primo dovere) della politica svizzera: mettere in pratica le decisioni popolari. Il Consiglio federale fa il contrario”.

Continua, il caporedattore: “Far politica può significare il parlare e discutere di problemi, ma anche il cercare di nasconderli per particolari scopi. Il presidente socialista Christian Levrat, per esempio, non vuole assolutamente che prima di novembre si discuta dei rapporti tra Svizzera e UE, per ovvi motivi elettorali. Il CF ha deciso che la messa in pratica della decisione popolare del 9 febbraio 2014 verrà discussa solo dopo le elezioni del prossimo mese di ottobre. Prima dell’introduzione dell’euro il cancelliere tedesco Helmut Kohl affermava nel 1998 che la nuova moneta era troppo importante per esser lasciata in balìa di una decisione popolare. La Svizzera è stracolma di piccoli Helmut Kohl. Lo è in particolare a Palazzo federale e nei ranghi dei suoi burocrati ad alto livello.

Per quale motivo la maggioranza di sinistra in CF e in Parlamento non vuole che si discuta di Svizzera e UE? Per un semplice motivo: gli sconfitti del 9 febbraio non vogliono che la gente si accorga delle loro manovre per impedire la messa in atto della decisione a loro invisa.

Si ricorre a trucchi e trucchetti, mistificazioni, annebbiamenti, menzogne e oscuramenti. La presidente Sommaruga tenta di far passare per nemici dei diritti dell’uomo tutte le persone che si impegnano per il rispetto dei diritti popolari, come se non avesse mai sentito parlare del diritto all’autodeterminazione, che è pur sempre un diritto internazionale degno di (qualche) rispetto, come tutti gli altri. Rende dipendente la nostra decisione dall’approvazione da parte dell’UE. In pratica ammette che l’esecuzione della decisione popolare, parte integrante della nostra Costituzione, dipende da Bruxelles e non dal CF.

La sinistra si proclama guardiana delle buone maniere, e ha sempre protestato con estremo vigore contro lo stile provocatorio della propaganda democentrista. Ma della prima regola della correttezza e onestà politica, che è quella del rispetto incondizionato della volontà popolare, se ne infischia altamente.

Sommaruga e i suoi burocrati non esitano neppure di fronte a palesi manovre distorsive pur di riuscire nei loro intenti. L’articolo costituzionale sull’immigrazione votato il 9 febbraio esige 3 provvedimenti:
1. la Svizzera regola autonomamente l’immigrazione mediante contingentamenti,
2. i residenti hanno la precedenza sugli immigrati, la libera circolazione è abrogata,
3. la quota massima dei contingenti viene fissata prendendo in considerazione gli interessi economici complessivi della Svizzera.

Per il CF non è così. Nel comunicato stampa dell’11 febbraio 2015 l’ineffabile Simonetta e i suoi burocrati proclamano la loro volontà di rispettare la decisione popolare di un anno prima sostenendo che il popolo ha deciso che i contingenti (n.d.a: non “la quota massima dei contingenti”, ma “i contingenti”) vengono fissati …. ecc. ecc.

Un vero e proprio, sottilissimo, furbesco e surrettizio stravolgimento delle parole. Una mistificazione che più machiavellica non si può, una formulazione che nulla ha a che vedere con il verdetto popolare autentico, che vuole i contingenti senza se e senza ma, lasciando solo la decisione delle quote massime alla considerazione degli interessi economici complessivi della Svizzera.

Per il CF che abbiamo (in particolare per la Sommaruga e il Burkhalter, ma questa è una mia aggiunta) “interessi economici complessivi della Svizzera” significa esattamente “trattati bilaterali in vigore”. Visto che uno dei trattati prevede la libera circolazione illimitata, ne consegue che per salvaguardare gli interessi il CF non può e non deve mettere in atto i contingenti.

La triste realtà è che abbiamo a che fare con un CF che pur di evitare fastidi con l’UE non vuole assolutamente concretizzare la decisione del 9 febbraio 2014. Un CF che pur di ossequiare i potenti di Bruxelles non esita a mistificare un articolo costituzionale deciso da popolo e cantoni. Niente di sorprendente, con almeno 4 consiglieri federali che vogliono l’integrazione pura e semplice della Svizzera nell’UE. Sostenuti in questo intento da un Parlamento che non si riesce più a capire da che parte stia, perché molti fautori dell’adesione che operano a Berna si guardano bene dal farlo e lasciarlo capire, per paura di perdere, in ottobre, la sedia che riscaldano.

La conclusione di Köppel è tanto amara quanto realistica. Si sta vendendo la Svizzera all’UE, senza che gli svizzeri se ne accorgano, passo a passo, pezzo per pezzo, da parte di gente che non vuole farsi sorprendere con le mani nel sacco.

E allora, e qui mi rivolgo direttamente a chi mi legge, di chi è la responsabilità di questo increscioso stato di cose? Tua, caro amico lettore, che per fedeltà a certi partiti mandi a Berna le persone di cui ho appena detto. Lo fai in Ticino come in Appenzello, Interno o Esterno che sia, nel paese di Vaud o nel Giura francofono e francofilo, insomma in tutta la Svizzera. E allora non lamentarti, come non mi lamento io, che mi limito a constatare.

Gianfranco Soldati