Notti brave e pochi punti di riferimento
Orlando DM

A tutti noi è capitato di girare per Lugano la sera, assistendo a spettacoli poco edificanti. Giovani a zonzo senza meta, qualche bottiglia in mano, aria scanzonata tipica della giovinezza. Episodi di vandalismo che si ripetono e atti di sconclusionata inciviltà. E quella di Lugano, in questo caso almeno, non è piazza diversa dalle altre; è possibile assistere agli stessi inesorabili scenari da Chiasso ad Airolo. E le loro famiglie cosa fanno? Accettano di buon grado? E, aggiungo io, la scuola? Le istituzioni e gli enti?

Mentre questi attori aspettano che sia qualcun’altro a farsi carico del problema, si accusano a vicenda su chi dovrebbe fare cosa scaricando responsabilità e svuotandosi la coscienza, abbozzo qualche soluzione.

Le opzioni sono due, una più morbida e una vicina alla “zero tolerance” che ha dato sì risultati a New York ma che ha creato una tendenza preoccupante, tant’è che oggi il concetto di “tolleranza zero” sta subendo una metamorfosi negli USA, diventando sempre più “nessuna pietà” ed esteso a furor di popolo anche ad automobilisti e barboni. Quella della repressione potrebbe quindi non essere la strada giusta.

In Ticino da anni si dibatte sulla necessità di un penitenziario giovanile, il cosiddetto riformatorio: già Luigi Pedrazzini, nel 2010, aveva rigettato l’ipotesi sostenendo che i costi non fossero giustificati. Un filo conduttore però c’è: i Giovani PLR, sempre nel 2010, con l’iniziativa “Una pacca sulle spalle non basta” orientata appunto alla repressione della criminalità giovanile, avevano raccolto 11.632 firme, una quantità sufficiente a fare comprendere come la popolazione avvertisse il problema. Questa iniziativa, però, si limita a guardare all’aspetto punitivo sorvolando su quello della prevenzione.

  2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Svizzeri 236 225 221 412 357 304 334 295 372
Stranieri Residenti 128 115 106 170 148 110 121 60 64
Richiedenti l’asilo 31 14 18 18 15 31 19 37 102
Stranieri residenti all’estero 64 49 25 20 18 16 35 10 19

Prevenzione necessaria perché questa tabella, che racchiude i numeri della delinquenza minorile, parla chiaro: sono in aumento e, per lo più, vengono compiuti da giovani svizzeri. Questo serva a zittire gli strenui sostenitori de “lo straniero è criminale”. Oltre a ciò il carcere minorile o le strutture d’accoglienza tendono ad isolare il giovane dalla società, creando così in futuro adulti emarginati. E’ davvero questo lo scopo?

Se repressione deve essere, che sia almeno intelligente; supponiamo che il giovane colto a delinquere due volte nell’arco di 24 mesi (vandalismo, legge sugli stupefacenti, qualsiasi tipo di reato contestabile secondo le norme elvetiche) venga “condannato” a dedicare un’intera estate – le vacanze scolastiche – ad opere di interesse comune. Case per anziani, foyer per diversamente abili, cura e pulizia delle aree boschive… l’elenco è lungo. Oltre a questa forma di repressione, però, non mi azzarderei ad andare.

Il tema della prevenzione è ben più vasto e organizzabile: la scuola, a qualsiasi livello, sacrifichi qualche ora di insegnamento puramente nozionistico e si introducano programmi di condivisione e scambio. Le possibilità sono tante: una volta al mese le aule diventano mense, facendo partecipare insieme agli allievi anche i genitori (almeno uno). Ognuno porta qualcosa di tipico della propria terra di origine e si inizia così ad assaporare culture diverse, segno di rispetto e integrazione. Ancora, piuttosto che costringere i nostri giovani ad acquisire nozioni specifiche che verranno dimenticate nel giro di pochi mesi, la scuola assegni compiti culturali da svolgere a casa. Lo studente deve assistere ad un concerto, una mostra, un evento culturale e renderne conto a tutta la classe o svolgervi un tema, qualcosa di simile a quelle schede ragionate che i nostri giovani devono fare dopo avere letto un libro.

Lo Stato preveda una “young card” che permetta alle famiglie (anche sovvenzionandola interamente laddove necessario) di spendere pochi franchi per comprare un accesso universale agli eventi ticinesi. L’offerta culturale in Ticino c’è: il fatto che i giovani riempiano i bar piuttosto che musei e sale concerto è indice di disinteresse, non di scarse alternative.

Lo scambio culturale, assai importante per modellare i nostri giovani, sia maestro. Le nostre aziende, ed è solo un esempio, prima di spendere cifre esorbitanti per le campagne di marketing, si rivolgano alle nostre scuole. Un concorso per classi affinché vengano trovati slogan accattivanti e vengano disegnati imballaggi, logo, vengano create campagne di sponsorizzazione. Il premio potrebbe essere un viaggio culturale in una città europea o una somma da destinare ad attività di beneficenza.

Queste, ovviamente, sono solo alcune idee, il campo d’azione è immenso. Il disagio giovanile, causa dei mali che vediamo con i nostri occhi, deve essere curato. La cultura e lo scambio sociale sono la chiave.

Orlando De Maria, Fronte degli Indignati, candidato al Gran Consiglio