Jelmini 111 cNon era festosa l’atmosfera oggi al bar Stella, nel nucleo storico di Mendrisio, nonostante la bella giornata primaverile. Davanti ai giornalisti, accorsi in buon numero, si sono presentati Giovanni Jelmini presidente PPD, Maurizio Agustoni vicepresidente e Fiorenzo Dadò capogruppo in Gran Consiglio.

La delusione per la cattiva prova del partito era palpabile, accresciuta da certe aspettative esagerate e irrealistiche fondate sulla “lista forte” per il CdS. Il tutto non sarebbe stato così grave, se anche il risultato per il Gran Consiglio non fosse stato negativo.

Il presidente Giovanni Jelmini ha parlato della sua passione per la politica, dei suoi quasi otto anni di leadership, delle difficoltà che il partito incontra nella società moderna (e qui ha ragione, si pensi al “partito della famiglia” in una società fatta di famiglie sfasciate), della necessità di affrontare con una nuova presidenza l’imminente impegno delle Nazionali di ottobre.

Dunque Jelmini ha rassegnato le dimissioni per la fine di maggio. Il giorno 20 si riunirà il Comitato cantonale e forse già allora conosceremo il nuovo presidente. In ogni caso presto, poiché le scadenze incombono.

Agustoni 2xIl vicepresidente Maurizio Agustoni ha tenuto a precisare – e lo ha fatto con grande chiarezza e determinazione – che nessuna pressione è stata fatta sul presidente affinché si dimettesse. La sua decisione è stata assolutamente personale e libera.

Un addio dignitoso, pacato, dimesso e un po’ triste. Aleggiava sulle teste di tutti la domanda: come rilanciare il partito? La mia impressione è che agli azzurri manchi un po’ di grinta. Dovrebbero prendere esempio da come si è battuto il PLR, con che rabbia, con che mezzi, con che voglia di vincere, con che accanimento. Hanno perso ugualmente (non per il Legislativo, però!) ma si confortano nella consapevolezza di esserti battuti bene.

Dadò 470