Mentre da un tavolino del Sass Café guardavo verso il balcone centrale del municipio (di Stabio), rimuginavo tra me e me: “Su questa faccenda della bandiera ho già avuto occasione di leggere un buon articolo, tempo fa…”

Ma è Oliver Broggini (grazie!) che mi viene in soccorso con l’informazione precisa.

EWS (2)3 anni or sono

Gentile Signora Presidente della Confederazione,

Mi sia consentito significarLe il mio disappunto per il Suo invito ad issare bandiere europee in occasione della Giornata d’Europa. Ho la presunzione di ritenere tale disappunto condiviso dagli elettori che ho l’onore di rappresentare in Consiglio nazionale.

Non posso che rimanere perplesso davanti all’atteggiamento del Consiglio federale, che pare chiudere gli occhi davanti ad una realtà evidente, peraltro esplicitata sui media dal CEO di UBS Sergio Ermotti: numerosi paesi UE, invidiosi e prossimi alla bancarotta, da tempo hanno dichiarato guerra alla Svizzera. Non una guerra convenzionale, naturalmente. Ma sempre una guerra.

Si tratta nel caso concreto di una guerra economica, volta a smontare – con tutte le conseguenze occupazionali del caso: si parla infatti di oltre 20mila impieghi a rischio – la nostra Piazza finanziaria, che gestisce ca 2200 miliardi di Fr di capitali stranieri. Smontare la nostra Piazza finanziaria, e “portarsene a casa” una fetta il più consistente possibile.

Come se non bastasse, di recente il Consiglio d’Europa ha annunciato l’inasprimento delle misure di lotta contro i paradisi fiscali basandosi su un documento, a dir poco assurdo, che “gratifica” il nostro Paese del titolo di peggior paradiso fiscale del mondo. Peggiore delle piazze asiatiche. Anche se ormai, del segreto bancario elvetico, non è rimasto granché. Non risulta peraltro che il Consiglio federale abbia stigmatizzato con la dovuta energia tale insensato ed oltraggioso modo di procedere del Consiglio d’Europa nei confronti della Svizzera.

Sempre di recente, il Ministro degli Esteri della Polonia, Stato fruitore di ben 500 milioni di Fr di contributi di coesione pagati da noi contribuenti elvetici, ha invitato i suoi concittadini a boicottare il nostro Paese a seguito dell’invocazione elvetica – contemplata dagli accordi bilaterali! – della clausola di salvaguardia in materia di permessi B ad abitanti di 8 “nuovi” Stati membri UE.

Nei giorni scorsi, il presidente della Repubblica italiana Napolitano ha rifiutato una visita ufficiale nel nostro Paese adducendo a motivazione la “querelle” sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri.

Quelli elencati sono solo alcuni esempi, tra i molti possibili, di come, con sempre maggiore frequenza, in nazioni e in gremi europei, la Svizzera venga trattata quasi come uno “Stato canaglia”.

Un’ultima riflessione. Il Consiglio federale propone di respingere una mozione che chiede che le bandiere straniere possano venire esposte solo se accompagnate da quella elvetica, di dimensioni almeno pari. Il Consiglio federale dunque non si preoccupa di promuovere la bandiera svizzera, ma invita ad esporre quella europea?

Stanti le circostanze sopra indicate, gentile signora presidente della Confederazione, non posso che trovare inaccettabile il Suo invito ad issare la bandiera europea.

Inaccettabile e, mi si perdoni la franchezza, anche irritante.

Con osservanza, Lorenzo Quadri

(lettera pubblicata su www.tio.ch)