Soldati xyBruxelles, capitale di una presunta grande potenza mondiale, dà l’esempio a tutti gli europei di quel che sarà, prima di quel che si possa pensare, il loro destino: quello di diventare minoranza in paesi dove la maggioranza delle donne potrà uscire di casa solo se velata da capo a piedi. Gli enormi e tetri edifici che ospitano Commissione e Parlamento europei con le loro propaggini burocratiche sono oramai circondati da quartieri completamente islamizzati. Molenbeek-Saint-Jean (per il momento le autorità di quartiere non hanno ancora ordinato la soppressione del Saint Jean che potrebbe turbare le persone particolarmente sensibili, come invece hanno coraggiosamente(!?) fatto le nostre autorità scolastiche con il Crocifisso, e lo dico da quell’agnostico che sono) è un grande quartiere dove già a partire dagli anni ’60 del secolo scorso di sono installati gli operai provenienti dal Nord Africa. Adesso lo chiamano Piccolo Marocco, 96’000 abitanti, tra il 90 e 95% di mussulmani, 31% di disoccupati, record del Nord Europa. Gli altri quartieri con maggioranze meno pronunciate di mussulmani, ma sempre maggioranze in costante aumento, hanno nome Anderlecht, Schaerbeek e Saint Gilles. Dei rimanenti 18 quartieri della città un paio sono già in corso di islamizzazione, se così posso esprimermi.

Come cambierà l’attuale rapporto di 4/18 (preciso, 4 su 18 quartieri già completamente islamizzati) tra 5 anni sta scritto nelle stelle, ma la previsione non mi sembra difficile.

Molenbeek 1xIl consuntivo 2014 della Confederazione, abituata da anni a scrivere le cifre in nero, ha suscitato sorpresa: 2 miliardi in rosso. EWS, più nota come “Giuda in gonnella”, è subito corsa ai ripari, proponendo ai colleghi di Governo un piano di risparmio di 1,4 mrd di franchi a scapito degli investimenti stradali. Intoccabile resta la burocrazia, i cui costi, da quando la Signora consigliera federale regge le Finanze, sono cresciuti di un miliardo tondo tondo.

Cause della sgradevole sorpresa? Dal 2006 al 2013 le entrate della Confederazione sono cresciute gradualmente ma con oscillazioni, da 7,4 a 8,8 mrd, in media di 175 mio all’anno. Stranamente, gli alti burocrati del Dipartimento Finanze per il 2014 avevano previsto, non si capisce bene perché, una progressione dell’8%, in cifre assolute di 761 mio. Il cambiamento si è verificato, ma nel senso opposto a quello auspicato e preventivato.

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La “Weltwoche” ha pubblicato una lunga intervista a Henry Kissinger, 92enne, lo stratega americano per eccellenza e consigliere molto ascoltato di tutti i presidenti statunitensi da Kennedy in poi. Riconosce di aver creduto, come molti di noi che però non disponevano neanche della millesima parte delle sue informazioni, che la caduta del muro di Berlino potesse dare inizio ad una fase di pace. Il “Nuovo Ordine Mondiale” da lui auspicato e descritto in un libro, “Diplomacy”, tradotto e edito in tedesco nel 1994 con il titolo “Die Vernunft (ragione o ragionevolezza) der Nationen” ha avuto una ben altra evoluzione, che con facile ironia potrei, modestamente, chiamare “Nuovo Disordine Mondiale”.
Dall’intervista, ad un personaggio di intelligenza certamente superiore, con completo e libero accesso a tutte le immaginabili fonti di informazione, traspare una debolezza di pensiero inquietante, perché i punti di vista di Kissinger in pratica sono tutti basati su un unico assioma (verità che non ha bisogno di essere dimostrata, e serve anzi a dimostrare altre proposizioni): quello che prevede che gli USA hanno il diritto e il dovere di mettere il becco in tutto quel che accade o si fa nel mondo. A Kissinger sembra naturale e logico che siano gli USA a decidere chi può avere la bomba atomica e chi no, in particolare nei riguardi dell’Iran, quando già Israele, Russia, Inghilterra, Cina, Francia (per volere di De Gaulles, gli USA non volevano), India, Pakistan (per espresso volere degli USA, per instaurare una pace del terrore tra India e lo stesso Pakistan, sempre in guerra tra di loro per il Kaschemir), Corea del Nord (con l’inutile opposizione degli USA e con la protezione cinese), Bielorussia, Kazachistan e Ucraina (questi 3 a seguito dello scioglimento dell’Unione Sovietica) ne sono in possesso.

Se una volta era la Gran Bretagna che poteva garantire l’equilibrio mondiale, adesso i soli a poterlo fare sarebbero, secondo Kissinger, gli USA. A me, sempre modestamente, sembra di poter scorgere solo un equilibrio fatto di violenza inaudita, distruzione inaudita e sofferenza inaudita. Strano che una persona intelligente e di mente ancor vivida a 92 anni non se ne accorga.

Per la guerra praticamente in atto in Ucraina, con un cessate il fuoco proposto già due volte a Minsk che mi sembra piuttosto un non “alto de fuego”, come potrebbero dire gli spagnoli, che un vero “cheasefire” degli inglesi, Kissinger stranamente dà un giudizio negativo dell’intervento (mascherato fin che si vuole, ma evidente più che mai) americano a Kiew. Per l’ineccepibile motivo che non si è tenuto abbastanza conto del passato e del presente della Russia. Putin nelle Olimpiadi di Sochi ha investito 50 mrd di dollari e chiaramente dimostrato che intendeva affacciarsi alla ribalta occidentale e portarvi il suo paese. La rivolta provocata a Kiew-Maidan e le prese di posizione della Nato, braccio degli USA e di nessun altro, lo hanno chiaramente deluso e irritato. E adesso non saranno le sanzioni a toglierlo di mezzo.
Interrogato a proposito di una sua presa di posizione a Monaco in favore dei diritti dell’Uomo, Kissinger risponde candidamente: “Sono convinto che i diritti dell’Uomo sono importanti, ma non possono certo costituire un aspetto esclusivo della nostra politica estera”. Come non dargli ragione? I nostri consiglieri federali invece non si sono ancora accorti che le grandi potenze i diritti dell’Uomo e quelli degli Stati li rispettano o invocano solo alla condizione che siano di loro convenienza. Alla domanda a sapere se sarebbe disposto a telefonare a Federica Mogherini, “ministra degli Esteri” dell’UE, il vecchio stratega politico ha dato questa risposta: “Telefonerei alla Signora Merkel”. Probabilmente, dell’UE e della sua ministra ha la stessa opinione che, ancora una volta modestamente, ho io.

Gianfranco Soldati