E l’UDC non è la Costa Concordia…
(il titolo è una libera interpretazione)

Ho progettato una serie di interviste sull’UDC Ticino, immersa (come altri) in una crisi post elezioni. Tre esponenti del partito hanno già accettato di esprimersi. Rompe il ghiaccio – con serenità e competenza, e senza vittimismo – il Segretario cantonale Eros Nicola Mellini.

Un’intervista del professor Francesco De Maria.

MelliniFrancesco De Maria   Da 1 a 10 come valuta la prestazione elettorale dell’alleanza La Destra?

Eros Nicola Mellini   Inutile cercare di addolcire la pillola, il risultato ha contraddetto tutte le nostre aspettative. Se devo dare un punteggio, direi 5+, laddove il più è dato da due fattori: il primo è che abbiamo perlomeno salvato il gruppo parlamentare, e con esso la presenza nelle commissioni. Il secondo è la considerazione che il progetto La Destra sembra aver raccolto un certo consenso – se guardiamo i voti preferenziali – nonostante sia mancato il tempo per spiegarlo in dettaglio alla gente. Ora, salvo improbabili defezioni, il gruppo parlamentare è quello, e dobbiamo dargli tempo di dimostrare il suo valore: se lavorerà bene – e non ho motivi per dubitarne – il futuro lo vedo in un ottica ottimistica, specialmente se il maggioritario smetterà, come sembra, di essere un tabù.

La creazione di questo “nuovo soggetto politico” aveva lo scopo di far perdere alla Lega un seggio in governo?

ENM   No, nel modo più assoluto, anche se questa è stata la strumentalizzazione che ne ha fatto la Lega in campagna elettorale. Lo scopo dell’operazione era quello di rafforzare l’area di destra – e quindi per noi l’UDC – DOPO che l’alleanza con la Lega, visto che la legge cantonale vieta la congiunzione delle liste, era GIÀ sfumata. A quel punto, quindi, l’apporto di UDF (che peraltro c’era già stato 4 anni fa) e di Area liberale, poteva essere soltanto positivo. E se e quando si propone una lista per il CdS, bisogna anche crederci. Purtroppo, alla domanda di un giornalista a sapere quale fosse il seggio cui miravamo, il nostro presidente ha risposto “al secondo seggio della Lega”. Che con questo intendesse che era l’unico che traballava – PPD e PS il loro l’avrebbero fatto comunque – è stato totalmente ignorato, a favore del ben più recepibile seppur falso messaggio, secondo cui noi volevamo danneggiare la Lega o regalare il secondo seggio al PLRT. Sarebbe stato meglio rispondere “fa lo stesso, basta ottenere un posto in governo” oppure “miriamo al seggio del PS”? Evidentemente sì, ma con il senno di poi…

Quali sono, esattamente, le colpe della Lega nei confronti dell’UDC?

ENM   Bah, dopo tanti anni – è dal 1998 che sono entrato nel partito – sono rassegnato al fatto che la Lega rappresenta il concorrente maggiore dell’UDC. Purtroppo, quest’ultima ha effettuato la “svolta blocheriana” solo nel 1998 con l’avvento alla presidenza di Alessandro von Wyttenbach, quando la Lega era già in campo dal 1991 avendo creato nella politica ticinese uno sconquasso epocale, per certi versi salutare. I temi classici (blocheriani) dell’UDC nazionale li cavalcava già da sette o otto anni, mentre noi cercavamo di risorgere da quello scarso 1,2% di consensi dell’ex-partito agrario, di eroica memoria, ma a quel tempo ridotto a un lumicino.

Io ricordo che, fin da allora, non ho mai smesso di predicare l’”Alleingang” (inteso come partito politico ticinese) che, a mio avviso, ci avrebbe permesso una crescita minima, ma consolidata ogni anno. Regolarmente mi si dava ragione, per poi ingolosirsi a ogni elezione e collaborare con la Lega in una posizione di gregario, a vantaggio unilaterale della Lega. Colpe? Al di là dell’atteggiamento di alcuni vertici – che ci pigliano a pesci in faccia, salvo poi dire che abbiamo cominciato noi – non vedo colpe nel fare quelli che si ritengono gli interessi del proprio partito, ma a condizione di non pretendere che un altro partito, nella fattispecie l’UDC, debba rinunciare ai propri per avvantaggiare o per non danneggiare la Lega.

So che il comitato cantonale del 12 maggio si è tenuto a porte chiuse e quindi lei è obbligato alla discrezione. Ma mi dia almeno un’idea del clima… Quanto è durato?

ENM   Clima acceso, evidentemente, non poteva essere altrimenti. La riunione è durata circa quattro ore, di cui scarse 3 dedicate alle elezioni. Prima avevamo dovuto esprimere ben sei raccomandazioni di voto per il 14 giugno.

Ha portato a un chiarimento utile?

ENM   Ogni chiarimento è utile, anche se un’analisi aveva già avuto luogo in Direttiva. In comitato non è uscito molto di più su cui riflettere, di quanto non fosse già emerso in Direttiva. Salvo il libero sfogo – speriamo sia stato liberatorio e che abbia posto fine agli “alti lai” di chi vorrebbe – magari non del tutto disinteressatamente – far cadere qualche testa.

Un bel successo il 19 aprile avrebbe messo a posto tante cose. Siccome è andata maluccio (o male, secondo i punti di vista), ci si prende per i capelli…

ENM   È umano restarci male quando si perde, ma chi ha fatto anche un minimo di sport competitivo, dovrebbe saper prendere in conto anche le sconfitte. Purtroppo, spesso la frustrazione fa sragionare. Prendersela con i vertici del partito per il magro risultato cantonale e chiederne la testa è spacciato per assolutamente doveroso, ma accettare le stesse critiche più che legittime per un ancora più scarso esito a livello distrettuale, quello no, significa dirottare le proprie colpe su dei capri espiatori. Evviva la coerenza

LiberaTV ha accennato a un “golpetto” (abortito). C’è qualcosa di vero?

ENM   Evidentemente non c’è la prova ma, personalmente, è decisamente l’impressione che ne ho tratto. E altri con me, sembrerebbe.

schettino-moldava-chi--1-A suo avviso ci sarebbero delle ragioni – plausibili e non pretestuose – per sollecitare le dimissioni del presidente Pinoja?

ENM   Premetto che, nelle dimissioni dei presidenti dopo una sconfitta, non vedo alcuna “assunzione di responsabilità”, semmai intravvedo una sindrome da Costa Concordia e Francesco Schettino. La responsabilità la si assume rimanendo al proprio posto e operando per porre rimedio all’accaduto. È, a mio avviso, totalmente IRRESPONSABILE abbandonare la nave senza averne assicurato la continuità della dirigenza. E operare per porre rimedio è ciò che sta facendo Pinoja – anche se la cognizione di causa è talvolta inversamente proporzionale al volume degli starnazzamenti – riallacciando i contatti con i vari interlocutori (UDC nazionale, potenziali o esistenti partner politici, eccetera). A mio avviso, le sollecitazioni delle dimissioni del presidente di UDC Ticino sono esclusivamente pretestuose.

Del Don si è mosso all’attacco. In questo momento tutti i principali dirigenti del partito sono contro Del Don?

ENM   Non posso ovviamente parlare per “tutti i principali dirigenti” del partito. Personalmente ritengo che Orlando Del Don sbagli a continuare una polemica che, se comprensibile a caldo, a freddo e, in particolare, dopo la discussione avvenuta in comitato cantonale, adesso sarebbe sterile e controproducente.

È vero che Del Don era – almeno all’inizio – contrario all’alleanza con Area Liberale?

ENM   È vero, adducendo il motivo che la decisione era stata frettolosa e non approfondita a sufficienza. Ma poi aveva concorso per la candidatura nella lista per il CdS e, durante la campagna aveva dichiarato di essere tornato sulla sua prima impressione e aver recepito i lati positivi dell’alleanza.

Se era contrario, lo era per motivi politici o per motivi personali?

ENM   Se fosse contrario per motivi politici o personali, non tocca a me pontificare, chiedetelo a lui.

Alla riunione ha partecipato (così ho sentito) Michele Moor. Potrebbe egli assumere un ruolo nel partito? Potrebbe essere candidato in ottobre?

ENM   Fino al 12 maggio Michele Moor era nella Direttiva del partito, nel comitato centrale di UDC Svizzera e, credo, intenzionato a candidarsi per le elezioni nazionali. Adesso non lo so.

All’interno dell’UDC Ticino c’è un’opposizione che cerca di organizzarsi? O soltanto un vago e serpeggiante malcontento?

ENM   Difficile da dire, un certo malcontento c’è, ma lo attribuisco soprattutto agli ultimi rigurgiti di reazione all’esito negativo delle elezioni cantonali. Una certa opposizione più o meno organizzata, s’era già manifestata in occasione delle comunali di Lugano del 2013 e, non è escluso che qualcuno torni alla carica. Ma se devo dare retta alle mie impressioni sulla serata del 12 maggio, mi sembra che, tutto sommato, una forte maggioranza del partito dia fiducia – seppure con qualche legittima critica – all’attuale conduzione.

Brunner è stato chiarissimo: la congiunzione delle liste con la Lega in ottobre ci dovrà essere. La dirigenza nazionale ha (se necessario) la forza di imporre questa soluzione?

ENM   Innanzitutto è opportuno sottolineare che l’UDC Ticino non si è mai opposta a una congiunzione delle liste per le nazionali, era la Lega che, verosimilmente per forzare la mano in fase di trattativa per le cantonali, aveva posto la condizione del “pacchetto” : niente lista unica per le cantonali, niente congiunzione per le nazionali. Non mi stancherò mai di ripetere che, sottostando alla legge federale, per le elezioni del Consiglio nazionale sono ammesse le congiunzioni delle liste, cosa non più possibile a livello cantonale. Perciò, se del caso, nessuno rinuncia a niente: ognuno corre con la propria lista e, assegnati i seggi pieni, con i resti si può ottenere quel seggio in più che quattro anni fa ha permesso alla Lega di portare a Berna la sua seconda rappresentante nella persona di Roberta Pantani. Ora, è ovvio che in questo caso l’interesse è reciproco: a noi interessa confermare l’attuale seggio di Rusconi, alla Lega interessa confermare i suoi attuali due deputati, ambedue le cose per nulla scontate correndo da soli.

Alla dirigenza nazionale – e l’hanno dimostrato in più occasioni con un atteggiamento a dir poco ambiguo nei confronti della sezione cantonale UDC – interessa un’unica cosa: mantenere gli attuali tre seggi ticinesi nel gruppo UDC, soprattutto per influenzare positivamente la riconquista del secondo consigliere federale. Al di là della “forza per imporre”, che in Ticino è sempre piuttosto di difficile digestione, l’UDC nazionale dovrebbe semplicemente riuscire a far superare i personalismi non solo a noi, ma anche alla controparte, affinché le liste presentate possano essere le più forti o presunte tali.

Se la Lega ponesse un veto assoluto su certi nomi (vedi “pulizie di primavera”) l’UDC Ticino si piegherebbe al diktat?

ENM   Non posso ovviamente rispondere a nome del partito, personalmente riterrei inaccettabile questa ingerenza; non solo dimostrerebbe che i personalismi non sono superati, ma sarebbe anche controproducente ai fini dell’obiettivo comune.

A proposito, ha letto nel Mattino di domenica 10 maggio quel certo articolo sull’UDC, che a me è parso molto duro.

ENM   Siccome di solito approfitto della domenica per non uscire di casa e dedicarmi alla redazione del NOSTRO giornale Il Paese, è da un pezzo che non leggo più il Mattino. Che scriva articoli duri su di noi non mi meraviglia, è un atteggiamento che esiste da anni e che si accentua ogni volta che c’è una campagna elettorale o che divergiamo su temi particolari.

In fondo il candidato del partito è l’uscente Pierre Rusconi. Contro di lui, che si sappia, non ci sono veti. Quindi… Ma forse non sarebbe dignitoso cedere.

ENM   Come detto, non ci sono mai state preclusioni da parte nostra alla congiunzione delle liste per le nazionali, che è puramente tecnica e di reciproco vantaggio. Quindi non ci sarebbe alcun “tornare indietro”.

Poniamo le cose in questi termini. L’UDC aveva 5 seggi in parlamento. Il “nuovo soggetto politico” ne ha ugualmente 5. Dunque non si è perso nulla. È una visione accettabile?

ENM   Non è accettabile nella misura in cui ponevamo parecchie speranze in una progressione. Ma, alla luce di quanto accaduto, poteva andare molto peggio. Come ho detto anche in comitato cantonale, la mia analisi mi porta a pensare che – data la situazione di conflitto creatasi con la Lega – l’UDC avrebbe perso un numero imprecisato di consensi comunque. A quel punto, credo proprio che l’avvento di Area liberale e UDF ci abbia salvato il gruppo in Gran Consiglio compensando, perlomeno in parte, detta perdita…

[L’intervistatore non dovrebbe commentare una risposta dell’intervistato, chiedo dunque venia. A me pareva allora che la “situazione di conflitto creatasi con la Lega”… fosse la miglior chance dell’UDC ! ]

A ben pensarci, il vantaggio maggiore l’hanno avuto Morisoli e Pamini. Hanno forse “rubato” qualcosa a qualcuno?

ENM   No, nel modo più assoluto. Hanno fatto la loro campagna elettorale alla pari, anzi, meglio dei nostri e l’elettorato li ha premiati. Io ricordo che, quando il Dr. Gianfranco Soldati confluì con il suo “Polo della libertà” nell’UDC, alla successiva elezione del Gran Consiglio passammo dall’1,2 al 2,8%, eleggendo tre deputati al posto dell’unico rappresentante di quattro anni prima. Guarda caso, gli eletti furono il Dr. Soldati stesso, Roger Etter e Paolo Camillo Minotti, tutti e tre del Polo della libertà. Eppure non ci furono reazioni isteriche da parte dei non eletti UDC, e quattro anni dopo raddoppiammo con – oltre agli uscenti Soldati e Etter – quattro candidati UDC “originali”: Fornera, Marra, Mellini e Pinoja. Ma nessuno faceva comunque più la differenza fra deputati UDC e deputati del Polo.

Sono due liberali di Area Liberale. Ma diamo loro, da 1 a 10… anche un “punteggio UDC” !

ENM   Adesso sono anche due liberali de La Destra. Morisoli ho avuto modo di “misurarlo” durante la passata legislatura, trovandomi d’accordo con le sue idee nella stragrande maggioranza dei casi. Un 9 va bene?

Paolo Pamini, politicamente, l’ho conosciuto invece in campagna elettorale, durante la quale, qualche volta, mi ha lasciato perplesso con qualche affermazione un po’ avventata, ma certamente non dettata da opportunismo politico. Il mio mercato ideale non è totalmente liberista o liberale come il suo, io sono per qualche moderata misura di protezionismo adeguata alla realtà del Ticino. Ma nel complesso credo che un 8 lo meriti tutto.

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