Chi la paga? I più poveri

dal portale www.pietroichino.it

NOTA. I due “editoriali telegrafici” del sen. Ichino si riferiscono all’Italia, alla scuola italiana, ai sindacati italiani.

IchinoMi trovate in Italia una – me ne basterebbe una sola – classe di scuola media, inferiore o superiore, nella quale, accanto a professori competenti e dediti, non ce ne sia almeno uno che insegna poco e male, che sta assente con una frequenza inaccettabile, che tiene davanti ai suoi studenti atteggiamenti poco educativi? Mi trovate un solo caso in cui un professore di questo genere, dopo essere stato più volte richiamato dal preside, sia stato (non trasferito a fare danni in un’altra scuola, ma) licenziato per grave inadempimento con immediata immissione in ruolo al suo posto di un precario debitamente selezionato? Se non siete in grado di trovare un solo caso di questo genere, possiamo concluderne che, in questa scuola, l’impegno degli insegnanti per insegnare, e farlo bene, è gradito ma non obbligatorio.

Ora, provate a fare il conto di quanto costano alle famiglie, alle nuove generazioni, all’economia del Paese, le centinaia di migliaia di furti dell’intero programma annuale di matematica, di italiano, di inglese, di storia, di filosofia, o di storia dell’arte, che si perpetrano nelle aule delle nostre scuole. Poi chiedetevi: di questo furto chi soffre di più, i figli delle famiglie colte e ricche, o quelli delle famiglie che non hanno i soldi per le ripetizioni private e magari non si accorgono nemmeno di essere derubate? Infine chiedetevi: si pone meglio al servizio di queste ultime il Governo che si propone di introdurre nella scuola una combinazione di valutazione oggettiva e soggettiva dei risultati dell’insegnamento, responsabilizzando i presidi per i risultati, o i sindacati che vi si oppongono in nome – dicono – della “libertà di insegnamento”?

CrozzaLa scuola che vogliono i contestatori della riforma

C’è qualcuno che abbia capito quale tipo di valutazione dell’insegnamento vogliano coloro che contestano la riforma della scuola? Rifiutano la valutazione oggettiva dei test standardizzati Invalsi, rifiutano la valutazione soggettiva degli studenti e delle famiglie, rifiutano quella del preside, rifiutano quella per merito e utilità effettiva delle competenze di chi aspira a essere immesso in ruolo. In realtà non vogliono alcuna valutazione. La rifiutano in nome di un valore: la “libertà di insegnamento” (salvo impedire a un istituto scolastico di cambiare una virgola dei programmi ministeriali). Che questo valore finisca col tradursi in troppi casi nella libertà di insegnare male o di non insegnare affatto, questo non li preoccupa minimamente.

Perché la scuola a cui pensano loro esiste esclusivamente in funzione degli interessi non di chi ci studia, ma di chi cì lavora; e in particolare di chi più teme la valutazione del merito. Per questo si sono sempre opposti a tutte le riforme, da qualsiasi parte venissero proposte: perché per loro, a ben vedere, anche se non glielo sentirete mai ammettere, la scuola perfetta è quella in cui il merito individuale e collettivo del corpo docente non conta nulla. Esattamente ciò che accade nella scuola attuale.

sen. Pietro Ichino