L’ultimo incontro della rassegna volta agli studenti dell’Accademia, “Dialogando in Brera”, ha come titolo “Dall’ordine al caos” e si è svolto in compagnia di un ospite speciale, il Maestro scultore Gino Masciarelli, insieme al professor Panigada epistemologo, al professor Marco Marinacci storico dell’arte e docente del Politecnico di Milano, mentre il professor Antonio Ciurleo e il professor Vincenzo Boscarino ne sono stati i curatori.
Il professor Ciurleo ha presentato gli ospiti sottolineando ai giovani studenti dell’Accademia che lo scultore Masciarelli ha alle spalle una vita di lavoro, costruita imparando, sperimentando e seguendo le ispirazioni iniziali, istintive su cui egli ha gettato le basi di una carriera fatta di impegno, fatica e perseveranza.
L’ispirazione e la realizzazione di un’opera
Il maestro Masciarelli racconta la sua biografia da artista analizzando le tematiche espresse nelle sue opere e quale fu l’elemento capace di ispirare i suoi 45 di attività scultorea.
In Canada e in Nord America facendo varie esperienze di studio e lavoro, fu significativo il suo incontro con i nativi del Lago superiore grazie ai quali Gino ha potuto sviluppare nelle sue opere il tema delle icone totemiche.
“Idolo bifronte” Ferro policromo, 1970 collezione privata
A Berlino invece, dove ha lavorato per circa 10 anni – erano gli anni della caduta del Muro – nella storica fonderia d’arte Hermann Noack, egli incentrò le sue creazioni sull’arte comunitaria, che fece acquisire rinomanza internazionale all’autore. Questa volta si trattava di creazione di figure umane, spesso assembrate in gruppi, con connotati dei volti tondeggianti, essenziali, lineari, tracciati secondo linee pure. La caratteristica delle opere comunitarie stava nel fatto che le forme iconografiche singole venivano assemblate e unite dando un senso specifico in base al contesto da esteriorizzare. Infatti se si trattava della rappresentazione del volo di un uccello, l’autore doveva rendere l’idea di tutti i momenti del volo, dal decollo, alla salita, all’atterraggio.
“Atterraggio” Bonzo, 1995.
Il tema del movimento e del dinamismo, forse il più importante, fulcro dell’essenza personale e produttiva dell’artista, scaturì dal fervido interesse nei confronti della cinematografia ad alta frequenza che prevedeva riprese di 5mila fotogrammi al secondo capaci di fermare anche un proiettile. Masciarelli racconta un dettaglio strabiliante di quando svolse la sua attività di ricerca cinematografica in un Centro di ricerca sperimentale in Lombardia:”Solo 8 secondi impressionavano 300 metri di pellicola, lo scopo era rallentare quello che l’occhio umano non può vedere, volevo catturare il movimento e la proiezione di questi secondi durava un paio d’ore”.
Altre fonti dinamiche che fungono da elementi propulsori nell’arte del Maestro sono determinati eventi naturali, casuali per qualcuno di noi ma non certo per lui: l’eruzione di un vulcano, l’onda del mare, il volo degli uccelli, la volata di un ciclista o lo scatto di un calciatore.
“Omaggio al calciatore”, Italia 1990, Stadio Meazza Milano.
Le relazioni umane come fonte di crescita professionale
Masciarelli spiega ai giovani studenti che diventare artisti è complicato e a ciò non basta la preparazione accademica, non bastano elementi fautori di ispirazione. Sono importanti i contatti umani, le così dette “conoscenze”, che fungono da arricchimento personale. ”A Milano negli anni 60 vi era un vivo fermento culturale che mi ha dato occasione di conoscere grandi maestri, professori, personaggi del mondo dell’arte come Wifredo Lam, Philippe Martin, Mimmo Rotella, Gianni Dova e il famosissimo critico Raffaele De Grada. Grazie alla partecipazione a concorsi nazionali e internazionali, tra i quali il concorso da me vinto per UNESCO, ebbi l’occasione di conoscere personaggi di livello mondiale quali Arafat, il Dalai Lama, Andrea Bocelli, Alda Merini, Papa Giovanni Paolo II e Rita Levi Montalcini”.
Confessa Masciarelli: “Mi piace interagire con le persone, soprattutto coi giovani artisti e per questo ho fondato un’associazione che si chiama ‘In-flusso’ e che ha già organizzato già una decina di mostre”.
Il materiale scelto per l’opera
La particolarità della scelta del materiale e le motivazioni che inducono un artista a utilizzarlo sono molteplici. Masciarelli, ad esempio, ha scelto il metallo come materia principale di esecuzione artistica poiché si sentiva esperto della tecnica imparata dai primordiali insegnamenti del padre forgiatore e a contatto con le maestranze nelle fonderie d’arte o nei laboratori.
La creazione di un’opera: dall’idea alla concretizzazione
Secondo il Maestro prima si fa uno schizzo su carta e solo in un secondo momento, avendo chiare le tecniche di realizzazione e i materiali come gesso, cera, bronzo, si può concretizzare l’idea iniziale.
Come spiegare un concetto in un’opera
Lo scultore ci riporta l’esempio del caos ordinato come elemento che permea “le scale” in metallo da lui realizzate e ci spiega come: ”La classica scala che tutti noi conosciamo, con pioli allineati e regolari trattenuti dai 2 montanti, è un esempio di ordine ma se cominciamo a torcere i due montanti e i pioli dando loro un piegamento otteniamo il caos, ma solo sino ad un certo punto, oltre al quale con la tecnica non si riesce più ad andare se nel caos si lascia comunque un certo ordine”.
Sorge subito una domanda: ma come fanno a coesistere in un’opera elementi che sono agli antipodi, come i concetti di ordine e di caos? A spiegarcelo è il professor Marinacci che ci svela come grazie alla sintassi si possa costruire un metodo utile per passare dall’ordine al caos e nel caos ritrovare un luogo vitale, utile a ricostruire la forma.
Come definire un’opera d’arte?
Il professor Panigada, a imitazione di Platone che interpreta il tempo come immagine immobile dell’eternità, per introdurci al nocciolo della questione definisce un’opera d’arte come una paredolia, un’immagine immobile del movimento e dice riferendosi al Maestro: ”Ecco che Masciarelli fissando il movimento di una cosa che si muove in un tempo genera un’immagine immobile del movimento e ne mantiene intrinseco il mistero, affinché le sue opere divengano una sintesi di questi due elementi”
Domanda di Gianna Finardi, collaboratrice di Ticino Live: “Innanzitutto debbo dirle che mi ha colpito il suo linguaggio universale. Lei ha la capacità di farsi comprendere, direi… di rapire, coinvolgendo anche il pubblico meno esperto. Se pensiamo alla nascita come casualità ordinata, simile a un seme che può cadere sia su un terreno fertile per dare una pianta prosperosa o al contrario sulla roccia restando senza esito, così anche il DNA si compone e ci origina somaticamente in una casualità ordinata. Quando vide il DNA per la prima volta e come accostò la doppia elica della vita alla casualità ordinata e alle scale metalliche da lei eseguite?”
Risponde Gino Masciarelli: ”Quando vidi la struttura del DNA una ventina di anni fa e per la sua forma lo accostai alle mie scale per somiglianza morfologica, osservai che il suo funzionamento, la sua organizzazione per mezzo di istoni ricorda proprio il concetto di caos e ordine”. Interloquisce il professor Panigacci: “Masciarelli ha un linguaggio comune, universale, simbolico che è sua tecnica peculiare e nuova nella storia dell’arte”.
Al termine di un incontro ricco, intenso e vibrante il Maestro ha tenuto a sottolineare la necessità della perseveranza e dell’impegno per raggiungere l’obiettivo. Secondo il Maestro è necessario impegnarsi e perseverare anche quando il cammino appare tortuoso, perché diventare artisti affermati non è cosa semplice, sono grandi le difficoltà e bisogna anche saper superare le delusioni.
L’artista Gino Masciarelli si congeda salutando gli studenti e tutti i presenti e pronunciando una frase positiva verso la vita: “Io non ho sempre vinto nella vita, qualche volta ho perso, ma non ho mai perso la speranza“.
Gianna Finardi
“La scala evidenzia la progressione verso l’infinito; è un collegamento tra cielo e terra, tra vita e morte” G. M.
Scala ordinata
Esempio di scala caotica
Riportiamo una serie di scatti eseguiti dal fotografo Franco Vertovez e che ritraggono alcuni momenti dell’incontro.