gatto bengala6 luglio 2015, stamattina in un prato vicino a casa Oscar non Luigi, il nostro adorabile gatto “bengala” che stavo portando a passeggio, ha trovato una tartarughina, 5 cm dalla testa alla coda. Il nostro gatto era stato battezzato come Oscar e basta, ho dovuto aggiungere un “non Luigi” perché non volevo che anche un solo mio conoscente potesse pensare che il nome al gatto era stato dato in onore al presidente italiano, senza ombra di dubbio il politico più orripilante che ho conosciuto nella mia già lunga vita. Un concentrato, un sublimato di fastidio più fisico che psichico.

Soldati 127 c4 giorni fa, verso sera, diretto in macchina a un agroturismo, scorsi in lontananza un riccio che attraversava lentamente la strada. Giunto in sua vicinanza mi accorsi che il supposto riccio era in realtà una bellissima e grande tartaruga, 32 cm dalla testa alla coda. Mi dicono che queste tartarughe terrestri, arciprotette dalla legge e per fortuna anche dalla popolazione, si incontrano frequentemente in campi e su sentieri o strade nei mesi estivi. Per noi turisti in provenienza da paesi in cui non ci sono più tartarughe terrestri e nemmeno, che io sappia, acquatiche, l’incontro con una di queste simpaticissime bestioline è sempre una piacevole sorpresa.

Adesso la grande tartaruga circola in assoluta libertà nel grande giardino dell’agriturismo dove l’ho rilasciata.

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Sempre 6 luglio 2015. Da circa una settimana vedere Jean-Claude Juncker alla televisione muoveva a compassione. Pallido, affranto, accasciato, sgomento, in pochi giorni è invecchiato di 10 anni. Stamattina poi, dopo l’esito (per lui disastroso) della votazione del popolo greco, l’invecchiamento precoce e subitaneo era così marcato da farmi pensare ad un infarto o almeno ad una grave depressione incombenti se non imminenti. Io speriamo che se la cavi, può certamente affidarsi, “gratis et amore dei”,ai migliori cardiologhi o psichiatri del continente. Per loro sarebbe un onore essere consultati da cotanta personalità.

Anche il Martin Schulz è apparso invecchiato, ma lui è più coriaceo e ha la fortuna di essere socialista; quando una sua utopia crolla, lui subito se ne inventa un’altra. Rimane quindi più arzillo e temibile che mai.

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Ancora 6 luglio 2015, una data che ricorderò anche quando sarò in pieno Alzheimer. Ieri, inviando un mio Zibaldone agli amici (adesso anche testimoni), visti i pronostici degli ultimi exit poll (sondaggi fatti all’entrata-uscita della sede elettorale) che cianciavano di un massimo di 40’000 voti che avrebbero fatto la differenza tra vincitori e perdenti, presi il rischio di pronosticare una sicura vittoria del no, 52 contro 48. La sera a cena con altri amici, tutti italiani, diventati anche loro testimoni, dopo aver sentito i risultati dei primi exit poll, quando le sedi elettorali erano ancora aperte, modificai il pronostico: 56 a 44.

Stamane ho sentito che il risultato definitivo è un massacrante 61 a 39. E` un’ulteriore, irrefutabile prova che i risultati di buona parte, anzi di grande parte dei sondaggi e degli exit poll a sede elettorale ancora aperta, sono espressione dei pii desideri dei committenti dei sondaggi e degli exit poll, soprattutto se oltre a ordinarli li pagano anche. Vale, come sempre nei rapporti umani, che chi paga comanda. Esattamente come nelle perizie degli esperti dei tribunali, dove due esami su base esclusivamente scientifica giungono sempre a conclusioni opposte, una come voluto dagli inquirenti, l’altra dai difensori. Se pensata dall’uomo, la scienza diventa duttile e malleabile.

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Lunghissimo, questo 6 luglio 2015. Sono già le 3 del pomeriggio, ma il cicaleccio dei canali televisivi italiani e istriani non conosce tregua. Che abbia vinto il no (i presentatori e gli invitati più raffinati sostengono che ha vinto l’oxi) è chiaro e definitivo. La domanda più angosciante, fatta con assoluta indifferenza nei confronti dei fatti è: “Cosa capiterà nelle prossime ore? Ci sarà il fallimento (default fa più chic) o la BCE interverrà ancora per salvare la Grecia?”. I fatti trascurati sono questi: la Grecia è già fallita, da parecchi anni, non solo da quando non ha potuto rimborsare il prestito da 1,6 miliardi al FMI. Purtroppo ad essere perdenti, more solito, non sono i titolari del credito, ma i cittadini dei loro stati, che pagano senza accorgersi ma dolorosamente con la perdita di potere d’acquisto dei loro euro e delle monete nazionali, con l’eccezione di un’unica moneta, il franco svizzero, che riceve un’ulteriore spinta in su. Non si può chiudere una porta già chiusa o aprirne una aperta, e quando si è falliti lo stato di fallimento subentra immediatamente e definitivamente. I cittadini greci, ben più onesti dei plutocrati di Bruxelles e del codazzo dei loro servitori, hanno scelto di portare i libri in tribunale per suggellare il fallimento della Patria della democrazia avvenuto purtroppo molti anni fa.

Le ulteriori manovre, finanziarie o politiche, che verranno intraprese, concluse e decise, è facile prevederlo, da parte di UE, BCE e/o FMI non faranno altro che procrastinare la sentenza per giungere sempre alla stessa conclusione: fallimento o, per lenire la sofferenza, default.

Gianfranco Soldati