Il PS è veramente in difficoltà. Europeista sin nelle midolla, si ritrova tra i piedi un’Unione smarrita, innervosita, avvilita, svergognata, sputtanata. Che fare per tentare di salvare la faccia? Ma è semplice. Declamare: l’Europa ma non quella che c’è, la quale ben merita il pollice verso, l’OXI.

E terminare il pezzo con un esercizio di bolsa retorica, che sembra un reportage dal paese delle fate. Che cosa c’è di concreto in tutto questo? Come sempre, NIENTE.

fruttaDai e dai, prima o poi doveva succedere. Ed è successo: qualcuno si è ribellato, ha detto che non ne può più. Che questa Europa delle banche e delle finanze ha tirato troppo la corda, che ora si è spezzata.

Il No delle cittadine e dei cittadini ellenici va interpretato non come un rifiuto dell’Europa, ma come un rigetto dell’imposizione dell’austerità in nome del bilancio, cioè l’unica priorità che finora ha ispirato la Troika: Unione europea, Banca europea e Fondo monetario. Che negli ultimi cinque anni, fin dal rischio di default greco del 2010, hanno saputo imporre solo lacrime, sudore e sangue ai Paesi in difficoltà. Ora però la Grecia, col suo governo eletto democraticamente, ha voluto mettersi di traverso. E lo ha fatto con una maggioranza schiacciante contro l’austerità imposta.

Che fare ora? Se la Grecia fosse banalmente espulsa dall’Unione, la lezione sarebbe stata inutile. E ci troveremmo di fronte all’ennesima dimostrazione di arroganza e forse alla fine del progetto europeo. Noi vogliamo invece che le trattative riprendano, che si trovi una soluzione in nome della solidarietà. Che l’austerità non sia l’unico orizzonte possibile.

Noi vogliamo che si dimostri che un’Europa delle persone, dei popoli, delle culture, dove tutte le regioni possano aspirare alla prosperità, non solo è concepibile, ma è reale: il progetto di Europa che tutti desideriamo.

Partito Socialista