Divieto di Burqa, i giusti siluri del “Ghiro” contro chi giochicchia con la volontà popolare

Se i relatori parlamentari non fanno i compiti, vuol dire che la Commissione della Legislazione li deve cambiare!

burqa 22Riprendiamo dal Blog dell’on. Lorenzo Quadri questo convincente articolo. Se i relatori non possono (cioè: non sono in grado) o non vogliono svolgere il compito che è stato loro assegnato, rimettano il loro mandato. È soprattutto una questione di correttezza.

Sarebbe auspicabile, a questo punto, un intervento del presidente Andrea Giudici (visto che riveste tale carica).

BurqaE’ evidente: anche in materia di divieto di burqa – un po’ come sul 9 febbraio – la volontà chiaramente espressa dal popolo ticinese è oggetto di sabotaggio da parte delle solite cerchie politico-mediatiche. La NZZ ha pubblicato venerdì un articolo del suo corrispondente dal Ticino in cui appare manifesta la volontà di certuni di fare melina. E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il promotore dell’iniziativa anti-burqa Giorgio Ghiringhelli ha scritto una mail al direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi (che in realtà il suo compito l’ha fatto…) e al presidente della Commissione della legislazione del Gran Consiglio Andrea Giudici. Comunicazione con aut-aut: o in tempi brevi – non certo nella primavera del 2016, come si leggeva sulla NZZ! – dalla citata Commissione esce una legge d’applicazione che rispetti la volontà popolare, oppure verrà lanciata una nuova iniziativa; e saranno “cavoli amari”.

In Francia – con oltre 60 milioni di abitanti! – il divieto di burqa è stato messo in vigore in quattro e quattr’otto, senza tante paturnie. Nessuno ha fatto un cip. E’ evidente che la stessa cosa può essere fatta anche in Ticino (350mila abitanti!). Se ciò non accade, il motivo non è affatto di ordine tecnico. Nemmeno legislativo. E’, semplicemente, politico.

Scelte infauste

Il Mattino lo aveva detto subito: la scelta dei relatori commissionali sul divieto di burqa è stata oltremodo infelice. L’incarico è infatti andato alla PLR Micocci e al neo-kompagno*** Ducry. Il P$ è contrario al divieto di burqa. E sappiamo che questo partito la volontà popolare la rispetta solo le volte (sempre meno) in cui ottiene ragione. A dire il vero, in un documento del 2010 il partito nazionale si era espresso a favore del divieto. Poi però ha fatto il salto della quaglia, perché bisogna essere aperti, multikulti, e via andando. Quanto alla relatrice dell’ex partitone, la signora si è profilata in aprile – si è visto con quali risultati – come candidata antileghista. E dato che la Lega sostiene con convinzione il divieto di velo integrale, anche a livello nazionale…

*** Errore o svista di Quadri, normalmente scrittore attentissimo. Ducry non è un “neo-kompagno” ma un “compagno da sempre”. Come compagno militava, ai tempi, nel PLR.

Cambiare cavalli?

Adesso è compito della Commissione della Legislazione del Gran Consiglio riprendere in mano le redini della situazione. Se la priorità di chi è incaricato del compito, certo non arduo, di tradurre in realtà una votazione popolare che più chiara non si può, è quella di tirarla in lungo per mettersi in mostra ad oltranza sui media compiacenti, a partire dalla radiotelevisione di presunto servizio pubblico – sempre in prima fila quando si tratta di sabotare le decisioni popolari contrarie al politikamente korretto e alla fallimentare multikulturalità – semplicemente il compito di relatore va ritirato ed affidato ad altri. Ovvero a qualcuno che intenda svolgerlo con celerità, nel rispetto della volontà popolare. E non utilizzarlo come mero pretesto per apparire (e speriamo almeno non per fatturare al contribuente ore di lavoro di relatore riempiendo pagine di elucubrazioni-foffa, perché nel parlamento di questo ridente Cantone si vede anche questo).

Rimettere in carreggiata

La Commissione della Legislazione ha quindi ora la possibilità di rimettere le cose in carreggiata, pretendendo dai relatori la consegna del rapporto – oppure cambiando i relatori.

La Commissione della Legislazione deve quindi dimostrare che ci sono dei politici che la volontà popolare – sia che personalmente la condividano oppure no – intendono rispettarla ed applicarla in tempi brevi, come democrazia impone. Se ciò non accadrà e si dovrà andare, come giustamente minaccia il “Ghiro”, ad una nuova votazione popolare, se ne assumerà la responsabilità. Vale a dire, si assumerà la responsabilità dei costi, della perdita di tempo e soprattutto dell’ulteriore perdita di fiducia dei cittadini ticinesi nei confronti della politica e, più in generale, delle istituzioni.

Lorenzo Quadri