jack 200Cari e affezionati lettori di Ticinolive,

questa sera voglio domandare il vostro parere. L’autore di questo post, pubblicato pochi minuti fa, è il signor Virgilio Pellandini, presidente della sottosezione PLR di Lugano Besso (il mio stesso quartiere).

Nella sua prosa esagitata ed esaltata si riscontra – direi – una notevole mancanza di equilibrio e autocontrollo. E non voglio neppure lagnarmi dei suoi modi villani verso di me. Sono un giornalista-blogger (in realtà un professore di matematica) e… conosco sin troppo bene le dure “regole del gioco”.

Ma il vostro parere, cari lettori, mi interessa. E se tra voi ci sono dei Liberali (non si sa mai): ancora di più. Se addirittura mi rispondesse il Presidente, che è sempre così gentile ed amabile con me, sarebbe il massimo.

La frase iniziale in evidenza è mia. È rivolta a Manuele Bertoli (forse questo fatto  ha agito da elemento scatenante nella psiche pellandiniana). Ecco:

Pellandini x“Non ho voluto e non voglio (la morte di quel bambino, ma non voglio neppure la distruzione del mio Paese”. Queste le parole di un esponente di quella che definirei la destra conservatrice di questo villaggio. Non è la prima volta che sento da lui concetti simili e sempre mi sono chiesto, davanti all’assurdità del concetto (distruzione della Svizzera? del paese più ricco e sicuro del mondo?), “perché?”. Perché crede che il suo paese possa essere distrutto dall’immigrazione (che è il fattore principale della sua stessa ricchezza)? Non mi ha mai risposto ed ho attribuito la cosa alla sua incapacità a motivare un’idea evidentemente assurda. Oggi però ho avuto un’illuminazione. Lui ha ragione: il SUO paese è quasi completamente distrutto; il SUO paese, conservatore e reazionario, sta morendo; il SUO paese, dove si possono fare battute razziste perché tanto in fondo si è “un pezzo di pane”, dove si può deridere la ragionevolezza chiamandola “buonismo” e l’educazione chiamandola “politicamente corretta”, sta sprofondando nella vergogna. Ma la colpa non è di Aylan o di altri immigrati. La colpa è del tempo e della ragione, di chi crede nella libertà, di chi vive e lascia vivere, dei miei amici, un po’ anche mia. Un po’ il SUO paese l’ho distrutto anch’io. E ne sono immensamente fiero.

Virgilio Pellandini