Dopo le polemiche divampate sui media, Scattone oggi ha comunicato ai media che lascia l’incarico e che non insegnerà psicologia, non perché la coscienza gli dice di non insegnare ma perché non si sente sereno.

Secondo la madre di Marta Russo, questa sua rinuncia è da considerarsi un bene per gli studenti.

ARTICOLO DI IERI 09-09-2015

<< Italia – Scattone: da omicida a professore di psicologia>>

Non è la prima e non sarà l’ultima volta che persone implicate in gravi delitti umani, finiscono dietro la cattedra ad insegnare.

Infatti il 5 luglio 2014: Francesco Schettino veste i panni del “professore” nella giornata che conclude il Master in Scienze Criminologiche e psicopatologico-forensi diretto dal professor Vincenzo Mastronardi dell’Università La Sapienza di Roma.

A sua volta Giovanni  Scattone, ex Assistente universitario alla facoltà di filosofia di Roma, condannato per l’omicidio della studentessa Marta Russo, che da qualche tempo rivestiva il ruolo di docente supplente, da settimana prossima insegnerà, quale docente di ruolo, materie umanistiche (ad es. psicologia) ai ragazzi dell’Istituto professionale Luigi Einaudi di Roma.

Sono notizie che fanno riflettere e c’è da chiedersi come un soggetto che ha compiuto tali atti contro l’umanità possa essere davvero recuperato a tal punto da divenire un simbolo educativo e formativo scolastico.

La mamma di Marta espone chiaramente il suo pensiero sulla questione “Scattone in cattedra”: <<Capisco che si debba guadagnare il pane ma dovrebbe fare un altro lavoro. Dopo un assassinio così atroce, lui non può essere un educatore di giovani; proprio lui non può insegnare filosofia>>.
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Si pensa sempre a recuperare i carnefici e a ridargli una nuova prospettiva di vita, ma le vittime, innocenti, di vita ne hanno avuta una sola e per l’oro non c’è altra occasione.

Ricordando Marta Russo

Marta Russo è una studentessa romana di Giurisprudenza ed ex campionessa juniores di scherma. Ha 22 anni quando la mattina del 9 maggio del 1997, alle 11.35, viene colpita da un proiettile alla nuca mentre cammina con un’amica in un vialetto all’interno dell’Università La Sapienza. Il colpo le entra sotto l’orecchio sinistro e le condizioni della ragazza appaiono subito molto gravi.

Dopo pochi giorni la ragazza muore e, benché ufficialmente risolto, il caso Marta Russo ha finito comunque per diventare uno dei misteri della cronaca nera italiana, e specificamente di Roma.