Berlin/ Autor Thilo Sarrazin (SPD), ehemaliges Mitglied des Vorstands der Deutschen Bundesbank und ehemaliger Finanzsenator von Berlin, sitzt am Sonntag (20.05.12) im Gasometer in Berlin vor Beginn der ARD-Sendung "Guenther Jauch" im Studio. Das Thema der Talksendung war "Brauchen wir den Euro wirklich?". Foto: Adam Berry/dapd Lo scorso mese di aprile Thilo Sarrazin, un socialista ex banchiere centrale tedesco divenuto celebre per un libro che critica aspramente l’autodemolizione morale della Germania, su una rubrica “Brief aus Berlin” (lettera da Berlino) della “Weltwoche” ha pubblicato alcune considerazioni che reputo di grande e generico interesse. Come può difendersi una collettività aperta e liberale dalle ribellioni di gruppi e gruppuscoli che rifiutano le condizioni esistenziali del paese in cui vivono, ribellioni che spesso sfociano nel contrario dei proponimenti dei ribelli?

Fu così che

– la rivoluzione originariamente borghese del 1917 a Leningrado condusse alla dittatura bolscevica,
– Hitler divenne cancelliere con elezione legale nel 1933 e potè, sempre legalmente, abolire lo stato democratico pochi mesi dopo,
– Putin ha potuto imboccare la strada che dalla democrazia conduce all’autocrazia,
– nel 1979 la rivolta persiana contro Reza Pahlevi che avrebbe dovuto condurre alla democrazia sfociò nella teocrazia degli ayatollah,
– in Turchia Erdogan sta tentando di trasformare lo stato laico fondato da Kemal Atatürk nel 1923 in uno stato islamico. Atatürk aveva proibito con successo il velo delle donne nelle sue variegate forme, complete o parziali, adesso in Turchia il 75% delle donne portano il velo e se Erdogan riuscirà a riprendersi la maggioranza assoluta è verosimile che si ritorni al 100%. Da decenni la crescita demografica nell’Anatolia del Centro e dell’Est, di pronunciata ortodossìa mussulmana, è più forte che nelle regioni occidentali, e questo lo faciliterà con ogni probabilità nel suo intento.

soldatiLa Germania reduce dalla dittatura nazista, impaurita anche dalla dittatura comunista all’Est, si era molto preoccupata di garantire la democrazia liberale appena ritrovata. Mettendo fuori legge, negli anni ’50, tutti i partiti o movimenti estremi, di destra come di sinistra. A posti statali potevano accedere solo persone di provate inclinazioni democratiche. Negli anni ’70 cominciarono i cedimenti, perchè in fin dei conti anche gli estremisti non violenti sono cittadini a pieno diritto. A simili considerazioni soggiace anche il dibattito sulla legalità o meno dei veli delle donne mussulmane. Si possono considerare come privi di significato politico, o come inaccettabile segno di sottomissione della donna all’uomo o anche come ingerenza aperta della religione negli stati laici. Da questo punto di vista il problema rientra nel quadro più ampio della generica oppressione della donna nella religione mussulmana: istruzione manchevole o ridotta al minimo, assenza totale di libertà sessuale e matrimoni combinati e forzati. Tutte condizioni non compatibili con le nostre nozioni di società democratica e liberale.

Il ruolo che l’islam attribuisce alla donna è quindi in contraddizione aperta con i principi di una società democratica liberale. Ne deriva il diritto a proibire pubbliche manifestazioni di questa religione. Purtroppo le autorità dei paesi occidentali danno segni sempre più evidenti di non voler affrontare apertamente questi problemi. Si teme la possibile reazione di una maggioranza di mussulmani e una loro eventuale ribellione a proibizioni dei loro comportamenti inconciliabili con le nostre concezioni. Il dibattito con l’islam viene eluso per disonesto opportunismo, invocando invece dell’incompatibilità con i principi democratici la libertà di espressione religiosa. E`stato con queste motivazioni che un tribunale tedesco ha giudicato il diritto di portare il burka in scuola come espressione di libertà religiosa.

In Ticino la sola personalità che abbia avuto il coraggio di pubblicamente affrontare questi problemi è, a mia conoscenza, Giorgio Ghiringhelli. Le nostre autorità politiche se ne occuperanno quando il problema sarà divenuto irrisolubile. Ho iniziato la mia modestissima carriera politica nel 1972 (consiglio comunale di Locarno), i mussulmani in Svizzera erano circa 20’000. Nel 1983 arrivai per caso in GC, 40’000 mussulmani. Adesso siamo sui 450’000. Con la differenza di crescita demografica e sapendo che in democrazìa la metà più uno è maggioranza, il calcolo è subito fatto. Gli immigrati di prima generazione in genere ci sono grati per averli accolti e mantenuti, quelli di seconda si rendono conto di avere qualche problema di inserimento e reagiscono (logicamente) almeno in parte astiosamente. Lo dimostrano le decine di migliaia di giovani partiti dagli USA e dall’Europa per andare a combattere per il Califfo.

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Silenzio siderale di “Vorteil Schweiz” (ma forse solo fino al 18)   Dopo una partenza fracassante e tonitruante, attorno a “Vorteil Schweiz”, quell’associazione di persone più intelligenti dei comuni cittadini svizzeri che vuole far ripetere, annullandone il risultato, la votazione del 9 febbraio 2014, è sceso il silenzio siderale. Strano, visto che al gruppo si è subito associato anche il senatore Filippo Lombardi, che di propensione al silenzio non sovrabbonda di certo. I due munifici finanziatori, il plurimiliardario Hansjörg Wyss, che si gode la strameritata quiescenza negli USA, e il quasi miliardario Jobst Wagner, a capo della multinazionale Rehau con 18’000 impiegati, hanno promesso e forse anche versato 7 milioni per la campagna elettorale. Una somma che un po’ di rumore dovrebbe permettere di farlo. Il silenzio siderale di cui ho appena detto potrebbe spiegarsi con il fatto che questi signori si sono resi conto del fatto che la reazione dell’opinione pubblica alla loro manovra è stata decisamente negativa.

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Anche sui trattati TTIP e TiSA, sempre condotti , da 3 o 4 anni a questa parte, nella più discreta discrezione che si possa immaginare, sembra esser sceso il silenzio siderale.

TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è in pratica una NATO economica al di fuori del WTO (World Trade Organisation), fondata nel 1994 e in vigore dal 1.1.1995, in pratica una filiazione del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, con sede a Ginevra negli stessi edifici della “casa madre). Se realizzato come sta per essere o forse è già realizzato, questo accordo darà agli Usa la libertà reale di commercio nell’UE e all’UE quella solo teorica negli USA, perché nel mondo la sola legge accettata da tutti è quella del più forte. Gli USA vogliono gli ormoni nella carne del bestiame di allevamento e vogliono gli organismi geneticamente modificati, l’Europa no. Grazie al TTIP anche l’EU (e probabilmente pure la Svizzera) avrà la mercanzia americana e noi potremo liberamente esportare negli USA la nostra, più naturale ma anche più costosa (una mucca con gli ormoni fa più carne di una senza, un mais geneticamente modificato abbisogna di meno chimica e produce di più). Previsto è anche, nebuloso perché tenuto segreto, un diritto delle multinazionali a rifarsi presso i governi di costi dovuti ad una tassazione sfavorevole sui loro territori.

Il TiSA (Trade in Services Agreement), è una trattativa tra più di un centinaio di stati e staterelli tesa alla privatizzazione di tutto quel che si può privatizzare (per l’acqua vada, speriamo che almeno l’aria, anche se inquinata, ne sia esclusa). Capofila, è naturale, sono gli USA. Esclusi solo i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). Ma guarda un po’, come per caso, malasuerte terribile, i soli Stati che potrebbero, in un futuro più lontano che vicino, mettere in pericolo l’egemonia USA. Del gruppo di stati (un capo e una moltitudine di servi) che trattano sembra che faccia parte anche la Svizzera. Non ho mai sentito il CF o un singolo consigliere federale esprimersi su questi temi, e non so chi abbia autorizzato questo sciagurato CF ad entrare nelle trattative. Probabile, anzi certo è che sono troppo ignorante e mal informato, chiedo umilmente venia e prego le persone addentro alle segrete cose, per esempio i candidati (uscenti e rieletti), di illuminarci.

Su “Zeit-Fragen” del 17 marzo 2015, in prima pagina, una consigliera nazionale zurighese, socialista, Jacqueline Badran*, ha dato sfogo alle sue preoccupazioni. Titolo della lunga intervista: “Contro TTIP e TiSA è necessario, a sinistra come a destra, che ci si spalleggi tutti”.

Sono sicuro che Francesco De Maria metterebbe volentieri a disposizione il suo portale ad un CN ticinese ancora in carica** che volesse chiarirci le idee. Il mio voto, e spero anche il vostro, cari lettori, lo avrà meritato.

* Che ho conosciuto personalmente in occasione di campionati di Bridge. Figlia di una contessa e abile giocatrice. (Red)

** A uno qualsiasi dei 10 deputati a Berna assicuro lo spazio (ma non il voto!). NB. Ho votato ieri sera al seggio di Besso, soffermandomi alquanto in amabile conversazione con Gianrico.