Approfitto dell’occasione per segnalare di aver ricevuto dall’Autore una copia del suo nuovo libro “Uno Svizzero libero” (settembre 2015, ed. San Giorgio), che raccoglie in volume i suoi commenti pubblicati nel Corriere dal 2004 al 2015. Prefazione di Marcello Foa. Il libro reca l’avvertenza “pubblicazione fuori dal commercio” ma immagino che un certo numero di interessati possano ottenerne una copia (non mi sono informato su questo punto).
Ticinolive, che sta leggendo attentamente il testo, tornerà presto sul tema.
Il LAC c’è. Nel complesso una gradevole riuscita piazza di umane dimensioni, una residenza preziosa, la più bella di Lugano, un panorama vista lago mozzafiato, una estensione per la parte funzionale il cui pregio architettonico a mio parere non corrisponde alle aspirazioni del progetto culturale. Poi il baracchino bibite Gabbani: evidentemente un omaggio all’arte povera. L’impareggiabile Lino è sicuramente più fiero per aver contribuito a ridare un’anima alla via Pessina che i nostri vecchi chiamavano la «strecia dal bütér».
La realizzazione con il sostegno di King George è anche opera e merito di Giovanna Masoni, che con impegno e con la ferrea e nota determinazione della sua stirpe ha tenuto testa a critiche, polemiche, contestazioni, ostracismi, e va riconosciuto che non erano sempre privi di fondamento. Comunque complimenti. Il paragone con quel gioiello di museo di Bilbao opera di Frank Gehry ed affidato in gestione alla Fondazione Guggenheim, è forse ingeneroso ma si deve ammettere che qualche pedaggio all’inesperienza e all’entusiasmo per il LAC è stato sicuramente pagato. È anche giusto riconoscere che oggi la realizzazione di qualsiasi opera o iniziativa è un difficile percorso a ostacoli tra leggi, regolamentazioni, ordinanze talvolta confuse e comunque sempre ostiche nella loro applicazione da parte delle amministrazioni. Viviamo in una società tanto più mediocre quanto più burocraticamente diffidente.
Ma il tempo delle polemiche è finito, l’opera è realizzata, appartiene a noi tutti luganesi, ma anche al Ticino, non abbiamo che un interesse: che sia un successo.
Di conseguenza realismo, interesse economico e orgoglio ci debbono indurre a tifare tutti per un brillante risultato. Contenziosi ancora aperti e possibili responsabilità debbono certo venir definiti e liquidati con assoluto rigore ma poi bisogna guardare al futuro. La strada è ancora in salita, anzi forse la salita più difficile comincia adesso. Tra l’altro, trovare uno spazio tra Zurigo, Lucerna e Milano non è compito da poco. La signora Masoni (Turbo-Giovanna) ed i suoi collaboratori dovranno guardarsi dall’influenza e dagli interessati consigli di quegli operatori culturali che suppliscono alla carenza di genialità e vera creatività con l’arrogante prosopopea dello snobismo.
Parimenti dovranno ricercare il difficile equilibrio tra i valori della cultura e le esigenze di casse pubbliche non certo fiorenti ed assillate anche da altre non meno legittime richieste. L’ossequio alla cultura non esime dal rigore nella gestione della spesa pubblica.
Infine, non nascondiamoci che il LAC ci costerà. Costi che in parte dovrebbero venir compensati da quelle che si definiscono poste invisibili, vale a dire vantaggi non quantificabili per la città (la regione, il cantone), la sua reputazione, le sue diverse altre attività e la sua economia. Sarà opportuno per guadagnarsi la fiducia ed il sostegno dei cittadini (contribuenti) una brutale sincerità ed una assoluta trasparenza nei conti.
Sui diversi fronti un impegno notevole ed assorbente. Da vecchio nostalgico luganese, al «nostro» LAC di cuore: buona fortuna.
Tito Tettamanti
(Art. ripreso dal Corriere con il consenso dell’Autore)