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I suoi occhi verdi avevano ipnotizzato il mondo intero. Sulla copertina del National Geographic nel 1985, il ritratto di Sharbat Gulla, orfana di 13 anni, testimoniava la sorte dei rifugiati afghani durante l’invasione sovietica, all’inizio degli anni 1980. 30 anni dopo, colei che era stata soprannominata “la giovane afghana” fa di nuovo parlare di sè. Le autorità del Pakistan l’accusano di possedere documenti falsi.
“Aveva lasciato il suo villaggio, bombardato dai sovietici, e camminato per giorni attraverso le montagne coperte di neve per raggiungere il campo di rifugiati di Nasir Bagh, in Pakistan – ha spiegato il fotografo Steve McCurry – L’ho incontrata per caso, in una tenda trasformata in scuola. Malgrado fosse molto timida ha accettato di essere fotografata in un angolo dove filtrava la luce del mattino, lontano dal rumore e dal disordine del campo.”
Era stato al momento di sviluppare le foto a Washington che McCurry si era reso conto del loro impatto. Negli anni 1990 aveva deciso di partire alla ricerca della ragazzina, della quale non sapeva neppure il nome. L’aveva trovata solo nel 2002 e l’aveva riconosciuta dagli occhi, inconfondibili malgrado i tratti del viso avessero ormai perso la dolcezza della gioventù.
Diventata madre di tre bambini, Sharbat non aveva mai saputo della popolarità del suo ritratto. Malgrado fosse povera non aveva chiesto alcun compenso al fotografo, ma McCurry e il National Geographic le avevano offerto i soldi per effettuare un pellegrinaggio alla Mecca, per pagare le cure mediche e una macchina per cucire per sua figlia. Da allora più nessuna notizia, sino alle accuse delle autorità pakistane.
(Fonte : nationalgeographic.fr)