Pelli con Gianola xy
Fulvio Pelli chiacchiera con l’architetto del LAC Ivano Gianola (12 settembre)

“La svolta a destra e i partiti borghesi” ha titolato Fulvio Pelli un suo notevole e propositivo articolo. Riconoscendo ampiamente e con ammirevole onestà intellettuale l’errore di 8 anni di politica filo-socialista dei due partiti cosiddetti borghesi e auspicando il ritorno ad una proficua collaborazione, quella sì veramente borghese, con i vincitori delle recenti elezioni. Ha auspicato, a tale scopo, che il partito liberale nazionale, e in particolare anche quello ticinese, che a suo parere rimane il primo partito cantonale (a me pareva che fosse la Lega, non il PLR), potessero trovare “collaborazioni intelligenti”, pur rimandendo ad equidistanza sia dalla sinistra che dall’”estrema destra”.

soldatiUn auspicio che non si può non condividere, viziato però, almeno in parte, dal riflesso inconscio, che uso a mo’ di titolo del mio scritto: quello di automaticamente distinguere tra una sinistra verde-socialista che non è mai estrema anche se la stragrande maggioranza dei gruppuscoli estremi si trovano nella sua aerea e una destra che è sempre estrema anche se solo una minima minoranza di gruppuscoli estremi si colloca dalla sua parte dell’arco ideologico.

Il giorno prima Giovanni Galli, in un suo apprezzato e lucido commento scriveva, sempre commentando l’esito delle elezioni del 18 ottobre, esprimendo logiche considerazioni sul prossimo futuro (9 dicembre): “Brunner e Blocher hanno rilasciato dichiarazioni distensive, dicendosi sin d’ora disposti a fare concessioni (ci mancherebbe, se ottenessero davvero 2 seggi) e a cercare compromessi”. Quasi ad indurre il lettore attento a supporre che al partito ampiamente vincitore delle ultime elezioni federali (e anche delle due precedenti) corra l’obbligo di ringraziare umilmente per la concessione del secondo eletto da una parte e quello di cercare compromessi dall’altra. Dimenticando in pratica che entrambi i partiti borghesi non sarebbero incorsi nelle disastrose disfatte in cui sono incorsi sia nel 2007 che nel 2011 se le stesse richieste le avessero rivolte alla sinistra naturalmente e quasi per divina grazia mai definita “estrema”.

Sono invece convinto che a destra, estrema o no che la si voglia definire, di persone “atte alle collaborazioni intelligenti” richieste da Pelli o alle “concessioni e ai compromessi” richiesti da Galli ce ne sono esattamente tante quante ne stanno nei due partiti borghesi. E ritengo addirittura che abbiano un assoluto diritto ad essere trattate con assoluto rispetto da persone normalmente ragionevoli e non quella quella certa sufficienza che traspare chiaramente da certi scritti.

Collaborare intelligentemente è una necessità, per il paese prima di tutto, e per i partiti borghesi prima di tutti gli altri. O desiderano forse, tra 4 anni, vedere l’UDC sorpassare le soglia fatidica del 30%?

E vi è di più, se veramente si vuole trovare le soluzioni intelligenti. Vi è da rivedere e discutere la posizione (quella dell’inopportuna e prematura uscita dall’atomo della ministra PPD è già in discussione e si può logicamente sperare che verrà definitivamente messa in moratoria, tanto è evidente che la politica energetica dei verdi si regge solo grazie a sovvenzioni economicamente insensate) di un ministro borghese radicale che da anni oramai cerca con ogni possibile surrettizia manovra di trascinarci a Bruxelles malgrado e contro la chiarissima volontà del popolo più volte espressa nelle urne. Arrivando addiritttura ad imporre al suo braccio destro (Yves Rosssier, per non fare nomi) di scrivere una lettera ai collaboratori del corpo diplomatico svizzero imponendo loro di espungere dal loro vocabolario i termini previsti dalla Costituzione di “difesa degli interessi della Svizzera all’estero”, ma di parlare in futuro solo di compiti diplomatici per definire le proprie attività. La difesa dei nostri interessi si farebbe comunque, secondo quel più che discutibile ministro, grazie all’assunzione automatica delle decisioni di Bruxelles e dei suoi tribunali.

E ancora, per restare nei limiti di questo articolo, vi sarebbe da discutere di una ministra socialista lasciata libera di procrastinare all’infinito la mancata applicazione di chiarissime decisioni delle urne in fatto di immigrazione di massa e di delinquenza importata e poi mantenuta in casa.

Come si vede, le occasioni per collaborazioni intelligenti non mancheranno, come non mancheranno, dalle due parti, le persone in grado di metterle in atto.

Gianfranco Soldati

(articolo pubblicato nel CdT)