Quello che la maggioranza dei politici esteri e un numero non trascurabile di politici nostrani non vogliono ammettere né accettare
Durante i miei anni di scuole media e liceo in Svizzera interna, in un’epoca in cui – contrariamente a quanto succede oggi, in particolare nel Canton Ticino, sotto la direzione del DECS – si dava la giusta importanza all’Educazione civica, i vari docenti ci hanno lasciato un insegnamento molto importante e prezioso:
Il Referendum costituisce l’anima e la vita della Democrazia.
Questo tipo di democrazia viene chiamato spesso Democrazia Diretta per differenziarla da altri tipi di democrazia che – forse – si dovrebbero scrivere come “democrazia” (fra virgolette). Effettivamente, in tedesco la democrazia diretta viene spesso chiamata anche Referendumsdemokratie, democrazia basata sul referendum.
Ma quali sono gli altri tipi di democrazia? Il tipo più importante è quello chiamato Democrazia Indiretta o Rappresentativa. E come funziona? Il popolo “sovrano”, ogni 4 o 5 anni, elegge un parlamento che in base a questo voto dice di rappresentarlo – e poi? Ebbene, durante i seguenti 4 o 5 anni il “sovrano” deve accettare tutto quello che questo parlamento decide senza mai poter dire, mediante il suo voto: No, questo non lo accettiamo, per questo non ti abbiamo votato. In altre parole, in una democrazia indiretta o rappresentativa, durante i 4 o 5 anni che trascorrono fra due elezioni, il popolo “sovrano” è sottoposto a ciò che alcuni hanno chiamato una “Dittatura Parlamentare”: in effetti, il risultato di ogni elezione costituisce una specie di “Assegno in Bianco” a favore della classe politica eletta, con scadenza di 4 o 5 anni.
Molto chiaramente è venuta a galla questa contrapposizione durante il recente dibattito all’USI fra Tito Tettamanti e Massimo D’Alema. Leggiamo nell’articolo corrispondente su Ticinolive del 18 novembre 2015:
[Dice D’Alema:] “Meno referendum! Il referendum è bianco o nero, il referendum taglia il nodo gordiano, non lascia spazio alla trattativa”. Questa però Tettamanti non gliela lascia passare: “Viviamo un tempo di democrazia rappresentativa degenerata [parole dure ma parole sante! chissà gli onorevoli in sala come fremono]. Più democrazia diretta. Più referendum. Meno oligarchia!”
“Se altri popoli avessero potuto votare [sull’immigrazione di massa], avrebbero votato come la Svizzera. Ma con maggioranze più alte!”
Si capisce chiaramente il perché di questa contrapposizione e Tito Tettamanti lo ha espresso molto chiaramente dicendo:
“D’Alema, Lei rappresenta il Potere. Io… io sono il Cittadino.”
Ovviamente i referendum danno fastidio a quella maggioranza di politici che – una volta eletti – vogliono portare avanti le loro idee – i loro interessi? – e non quelle dei cittadini che li hanno votati: i referendum limitano, restringono l’esercizio del potere – strapotere, prepotenza? – da parte di questi politici. Per questo motivo, D’Alema a un certo punto ha pure detto – quasi come se volesse “giustificarsi” – che la democrazia diretta elvetica non potrebbe essere presa come esempio, come modello per altri paesi.
E invece si: come abbiamo esposto in una Nota ben 2 anni e mezzo fa (si veda: “Democrazia: Una cura svizzera per l’Europa”, Ticinolive, 9 maggio 2013) il Modello Elvetico potrebbe contribuire in modo significativo a una democratizzazione dell’Europa, come si evince dallo studio dei due economisti e politologi tedeschi che formava la base di quell’articolo.
Evidentemente bisogna stare molto attenti a non prendere per buone quelle frasi del tipo “la democrazia diretta elvetica non potrebbe essere presa come esempio per altri paesi”: frasi che sembrano essere erudite, ma in verità sono senza fondamento e costituiscono delle grosse corbellerie; frasi che suonano come i canti delle sirene “le quali incantavano, facendo poi morire, i marinai che incautamente sbarcavano. La loro isola mortifera era disseminata di cadaveri in putrefazione.” Ecco l’impressione che danno le cosiddette democrazie rappresentative attuali!
Seguendo i vari discorsi in ambito politico, abbiamo effettivamente sempre più spesso l’impressione che, al giorno d’oggi, la vera contrapposizione in politica è sempre meno fra
Destra e Sinistra
e sempre più fra
Verità e Sensatezza, da un lato, e Menzogna e Insensatezza, dall’altro.
historicus