Manipolato arbitrariamente il testo dell’iniziativa. Un incredibile autogol.

Di fronte al vasto consenso raccolto dall’approvazione della legge “antiburqa” si leva anche qualche voce critica. Questa l’opinione dei Liberisti ticinesi, il cui leader Rivo Cortonesi ci segnala questa presa di posizione tratta dalla loro Newsletter.

burqa-donna-araba-occhi-188041Il 22 settembre 2013 il 65% dei ticinesi ha approvato l’iniziativa popolare, nota come “Iniziativa anti-burqa”, ma presentata in realtà con il titolo “Divieto di dissimulazione del proprio viso”. Questi i due articoli votati dal popolo, che dunque vanno a integrare l’Art.9 della Costituzione cantonale:

Art. 9a Divieto di dissimulazione del proprio viso

1. Nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto) o destinati ad offrire un servizio pubblico.
2. Nessuno può obbligare una persona a dissimulare il viso in ragione del suo sesso.
3. Le eccezioni al primo capoverso e le sanzioni sono stabilite dalla legge.

Art. 9b Disposizioni transitorie dell’art 9a

L’Art. 9a entra in vigore contemporaneamente alla nuova legge di applicazione.

Il 23 novembre 2015 il Gran Consiglio ticinese ha approvato il disegno di Legge sull’ordine pubblico (LOrP), che all’Art. 2 comma “i” così recita:

Art.2
Sono puniti con la multa di competenza municipale coloro che, intenzionalmente

i) dissimulano o coprono il viso su area pubblica o in luoghi, pubblici o privati, che offrono servizi al pubblico

Ripristinare il testo originale dell’iniziativa.

Burqa 21Dove sta la manipolazione?
Mentre il testo dell’iniziativa declamava che “nessuno può dissimulare il proprio viso in luoghi destinati ad offrire un servizio pubblico” il disegno di Legge votato dal Parlamento afferma che “sono puniti coloro che dissimulano o coprono il viso in luoghi, pubblici o privati, che offrono servizi al pubblico”. Le due cose sono diversissime, perché un “servizio pubblico” non ha niente a che vedere, per definizione, con l’offerta privata di un servizio privato “al pubblico”. In altre parole: la Legge ampia arbitrariamente il campo di applicazione del principio costituzionale dal quale dovrebbe invece coerentemente discendere. Chi ha votato a favore del testo dell’iniziativa avrebbe potuto votare contro l’iniziativa nel caso in cui il comma 1 dell’Art. 9a fosse stato formulato nella versione votata dal Parlamento. Testo costituzionale e Legge sono dunque in conflitto. Quindi quest’ultima deve essere modificata ripristinando il testo originale dell’iniziativa. Fatto questo si tratterà di definire quali esercizi privati possano essere considerati attività che si svolgono in “luoghi aperti al pubblico”. Un aiuto può venire dalla CEDU (Corte Europea per i Diritti Umani) che considera come “luoghi aperti al pubblico” anche i bar e i ristoranti, ma non gli alberghi.

I Liberisti porranno la questione nelle sedi e nelle forme legali più opportune qualora il conflitto costituzionale denunciato persistesse.

I LIBERISTI TICINESI