Proponiamo oggi ai nostri lettori questa interessante intervista proveniente dall’Italia, che tratta un tema di grande attualità.

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Ichino 2dal portale www.pietroichino.it

I DIRITTI DEI LAVORATORI SI DIFENDONO ANCHE CONTRASTANDONE GLI ABUSI; ED È EVIDENTE A TUTTI CHE LO SCIOPERO MENSILE DEL VENERDÌ, NEI TRASPORTI PUBBLICI, CON UN CORRETTO SVOLGIMENTO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI HA BEN POCO A CHE FARE

Intervista a cura di Andrea Telara, in corso di pubblicazione su Business People, dicembre 2015 – Il disegno di legge a cui l’intervista si riferisce è quello presentato il 14 luglio 2015, n. 2006.

Consentire gli scioperi nei trasporti pubblici solo quando vengono proclamati dalle sigle sindacali che rappresentano la maggioranza dei lavoratori interessati. Oppure, se a promuovere l’agitazione sono delle organizzazioni minoritarie, i dipendenti coinvolti dovranno esprimersi tramite un referendum, come già avviene in Germania o in Gran Bretagna. Sono queste, in sintesi, le regole contenute in un disegno di legge presentato da Pietro Ichino, noto giuslavorista e senatore del Partito Democratico.

Professor Ichino, i sindacati lamentano che la sua proposta lede un diritto costituzionale.
L’articolo 40 della Costituzione stabilisce che “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. Non vedo, dunque, come una legge approvata dal Parlamento, che introduca una regola ragionevolissima di democrazia sindacale, possa essere considerata come una lesione del diritto costituzionale.

I sindacati sostengono anche che sugli scioperi nei trasporti sono sufficienti le regole che già esistono.
Questo è vero in molti settori dei servizi pubblici essenziali. Nel settore dei trasporti pubblici, invece, la legge del 1990 ha prodotto un effetto limitato: si assiste infatti a una proliferazione del tutto irragionevole delle astensioni dal lavoro, nonostante che il trattamento degli addetti sia mediamente migliore, a parità di livello professionale e di orario, rispetto agli altri settori. Basti osservare che, poiché la Commissione ha stabilito una “finestra” mensile in cui lo sciopero può collocarsi, vengono prenotati dalle numerose organizzazioni sindacali gli scioperi dei prossimi sei mesi, prima ancora che sia stato deciso il motivo dello sciopero che verrà proclamato. In ogni caso, sempre di venerdì o di lunedì, in modo che l’astensione si leghi al week-end.

Perché accade questo?
Perché lo sciopero si è trasformato, da strumento del conflitto tra lavoratori e datori di lavoro, a strumento di concorrenza e di regolamento di conti tra organizzazioni sindacali. Oggi, per lo più, l’azienda che gestisce il servizio di trasporto non subisce un danno per effetto dello sciopero, che incide poco sul flusso del finanziamento del servizio, ma ne ha un vantaggio, in termini di minor costo di carburante, usura vetture e sinistri stradali. Questo contribuisce a spiegare l’inerzia del management di fronte al fenomeno.

Le sigle minoritarie temono di rimanere schiacciate dalla regola prevista nel suo disegno di legge. Che cosa risponde a questa preoccupazione?
Che la minoranza non possa imporre le proprie scelte alla maggioranza è un principio di democrazia. Non vedo perché questa regola non debba valere anche nel campo sindacale: soprattutto in un settore, come quello dei trasporti pubblici, nel quale gli scioperi causano alla collettività danni molto superiori rispetto al valore delle controversie per cui vengono proclamati. Osservo, comunque, che questa parte della regola è posta a tutela proprio dei sindacati minoritari, i quali secondo il principio generale di democrazia sindacale non avrebbero la rappresentatività sufficiente per la proclamazione dello sciopero: la possibilità del referendum consente loro di conquistare sul campo un consenso più ampio rispetto a quello che si esprime nel numero dei loro associati.

Sostengono anche che, in molti casi, il referendum tra i lavoratori sarà una procedura un po’ troppo lunga e farraginosa, che impedirà di fatto lo svolgimento di molti scioperi.
È la stessa procedura che si applica in Germania e in Gran Bretagna. Applicarla anche da noi si giustifica in considerazione del danno di cui ho detto, causato dallo sciopero dei trasporti alla collettività. Se questo contribuirà a far sì che lo sciopero recuperi il carattere di straordinarietà e di solennità che vollero attribuirgli i padri costituenti, e che nel settore dei trasporti si è totalmente perduto, tanto meglio.

Giuliano Cazzola, nel sito Formiche.net, ha scritto che le sue proposte sono interessanti ma difficilmente riusciranno a eliminare il ricorso agli scioperi selvaggi. Cosa pensa di questa osservazione?
Guardi che lo sciopero mensile del venerdì dei trasporti municipali oggi è perfettamente legale: già superare questa prassi sciagurata sarebbe un risultato molto rilevante. Quanto allo sciopero selvaggio, cioè quello proclamato e attuato contro le regole vigenti, esso costituisce per definizione un comportamento illegittimo, che deve essere disincentivato, prevenuto e dove necessario punito con sanzioni efficaci. Si può pensare, per esempio, all’esclusione dei sindacati che lo proclamano dal tavolo delle trattative, dai permessi sindacali e dalla riscossione dei contributi dei tesserati mediante delega al datore di lavoro; e a una multa a carico dei lavoratori che vi aderiscono pari alla retribuzione perduta per l’astensione illegittima. Se, comunque, Giuliano Cazzola ha qualche idea migliore, è la benvenuta.

Il ministro Del Rio, tempo fa si era mostrato favorevole a regolamentare meglio il diritto di sciopero nei trasporti e nei servizi pubblici essenziali. Lei è fiducioso che nel corso del 2016 la sua proposta di legge venga approvata e che la maggioranza che oggi sostiene il governo Renzi “sposi” completamente la Sua posizione?
Non c’è solo il mio disegno di legge: ce ne sono anche uno del senatore Sacconi e uno del senatore Di Biagio, che contengono proposte in parte differenti. Non ho la presunzione che l’esito finale debba corrispondere interamente alla mia proposta. Ma che su questa materia, come su quella dell’esercizio dell’assemblea sindacale, su cui pure il mio disegno di legge contiene una disposizione di carattere generale, si debba intervenire, questo mi sembra che sia ampiamente condiviso da tutte le forze della maggioranza, e non solo della maggioranza. Tutti concordano sul punto che i diritti dei lavoratori si difendono anche contrastandone gli abusi. Ed è evidente a tutti che lo sciopero mensile del venerdì, nei trasporti pubblici con un corretto svolgimento delle relazioni industriali ha ben poco a che fare.