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Nel suo articolo del 7 marzo sul Daily Telegraph, il cronista britannico ultra conservatore Ambrose Evans-Pritchard afferma che la destabilizzazione della presidente brasiliana Dilma Rousseff entra nella fase finale e che l’obiettivo non è la lotta alla corruzione. Si tratta della guerra anglo-americana per spezzare il gruppo dei BRICS.

Con il titolo “La caduta di Lula segna la fine del fantasma dei BRICS”, Evans-Pritchard afferma che :

“Il Brasile è il primo paese dei BRICS a crollare al contempo su diversi fronti. Russia e Sud Africa si trovano in una grave crisi e la Cina spende 100 miliardi di dollari al mese dalle sue riserve di divise. Solo l’India ha il vento in poppa. Il concetto dei BRICS è ormai privo di senso.”

Il cronista scrive che con l’arresto dell’ex presidente brasiliano Lula da Silva, lo slancio per destituire la presidente Dilma Rousseff sembra inarrestabile. Evans-Pritchard aggiunge che i mercati, ossia le grandi banche internazionali, sperano che il vice-presidente brasiliano Michel Temer, possa prendere il comando del paese e imporre austerità e riforme al governo. Dopo un viaggio in Brasile, a Sao Paulo, Evans-Pritchard ha scritto che il paese si sta avviando verso il Fondo monetario internazionale e prima questa verità sarà riconosciuta dai dirigenti brasiliani, prima il paese diventerà sicuro.

Al contempo, la Gran Bretagna mette in campo la sua mascotte, Marina Silva, la candidata verde che beneficia del dichiarato sostegno della famiglia reale. Nel 2008, Silva aveva ricevuto il Duke of Edinburgh Conservation Award, un premio offerto dal principe Filippo di Edimburgo, fondatore del World Wildlife Fund (WWF).

Nel 2014, Marina Silva era unicamente candidata alla vice-presidenza nelle elezioni presidenziali. A seguito del decesso del suo collega Eduardo Campos, morto in un incidente aereo, la donna si è trovata al centro della sfida elettorale. Oggi, Marina Silva non esita a sostenere l’arresto dell’ex presidente Lula da Silva. Esige che Dilma Rousseff e il suo vice-presidente siano destituiti e propone l’annullamento dei risultati delle elezioni del 2014. Una simile procedura, afferma, permetterebbe di correggere un errore involontario commesso dal popolo brasiliano e permetterebbe nuove elezioni presidenziali. Che lei spera di vincere.

Nel portale RT.com, l’analista geopolitico Pepe Escobar scrive che già nel 2009 Wikileaks diceva che le maggiori compagnie petrolifere sono attive in Brasile e cercano di modificare una legge proposta dall’ex presidente Lula, posizionando la compagnia nazionale Petrobras a capo di tutti i blocchi offshore. Non solo Lula ha tenuto fuori le grandi compagnie petrolifere – tra cui ExxonMobil e Chevron – ma ha anche aperto l’esplorazione petrolifera in Brasile alla compagnia cinese Sinopec.

Lo scandalo della corruzione contro la compagnia Petrobras, prosegue Escobar, era iniziato con le rivelazioni di Edward Snowden sulla maniera in cui la NSA americana spiava Dilma Rousseff e i dirigenti di Petrobras. E’ proseguita con il fatto che la polizia brasiliana collabora con CIA e FBI. L’indagine Car Wash ha poi permesso di scoprire una vasta rete di corruzione che implica personaggi attivi all’interno di Petrobras, di società edili brasiliane e politici del partito laburista.

La rete di corruzione è reale, anche se non si basa su documenti scritti ma piuttosto su deposizioni verbali. Per i procuratori dell’operazione Car Wash, il vero obiettivo era quello di far cadere l’ex presidente Lula da Silva, in quanto una parte dell’oligarchia brasiliana teme che Lula si ripresenti nel 2018, vincendo addirittura le elezioni e tornando a essere presidente.