Spano 2Negli ultimi 50 anni il nostro territorio ha subìto profondi cambiamenti – e subìto non è una parola scelta a caso. La politica, purtroppo, non è riuscita a governare la convivenza tra la corsa al mattone e la conservazione degli spazi pubblici. Abbiamo fallito nell’anticipare l’evoluzione della società, non abbiamo progettato la viabilità per tenere conto degli sviluppi futuri e, soprattutto, non abbiamo amministrato il nostro territorio in modo sostenibile. La logica sulla quale ci siamo appiattiti è stata quella del puro consumo, come se il territorio fosse una miniera dalla quale estrarre a piacimento quel che ci serve. Una logica che ha il suo dogma più perverso nell’equazione «se il mattone tira, l’economia viaggia».

Oggi Locarno è bella, intendiamoci, ma se potessi cambiare una cosa con uno schiocco di dita non avrei dubbi – chiederei una nuova pianificazione territoriale. Se osserviamo dall’alto la nostra Città, l’immagine non è delle migliori: un’urbanizzazione sparpagliata e diffusa, senza una strategia riconoscibile. Gli effetti di questo disordine sono molto concreti: pensiamo agli autobus Fart che sono stretti nel traffico perché non dispongono di una corsia preferenziale, siccome allargare le strade oggi è impensabile. Anche a livello di immagine, la corsa sfrenata al mattone ha fatto sì che oggi Locarno sia una Città densa di palazzi, grigi, che tolgono luminosità e non hanno relazioni con il nostro territorio.

Di fronte a questo scenario – e alla constatazione che nella pianificazione correggere costa molto più che prevenire – mi piacerebbe introdurre nel dibattito una proposta radicale:a Locarno, come ad altri Comuni ticinesi, servirebbe un’ordinanza che obblighi i promotori immobiliari a distruggere, prima di costruire. Un decreto «Zero costruzioni», insomma! Anche se a prima vista può sembrare una sparata, in realtà è quello già da alcuni anni accade a Firenze, dove chi vuole costruire e investire è il benvenuto, ma prima deve eliminare edifici esistenti e poi rispettare standard elevati; il tutto, affinché le nuovi costruzioni si inseriscano armoniosamente nel tessuto urbano.

È vero che i disastri edilizi perpetrati nel dopoguerra sono spesso irreparabili, ma questo non è un alibi per lasciare che le cose continuino così: impegnandoci subito possiamo perlomeno fermare la tendenza negativa. In questo modo, forse, fra 30 anni, il giudizio storico sul nostro operato come politici sarà meno negativo. Perché il territorio è uno solo, è di tutti i cittadini – quelli di oggi e quelli di domani – e proteggerlo è uno dei nostri più pressanti doveri.

Alessandro Spano, Presidente Giovani Liberali Radicali Ticinesi e candidato al Consiglio Comunale di Locarno