ReggioProgettato dall’Architetto Cesare Costa, il teatro municipale della bella ed opulenta città italiana di Reggio Emilia è ora dedicato a Romolo Valli ed è in una location di tutto rispetto: esattamente in una delle piazze principali della città.

Nato come “Teatro Comunitativo” dalla sintesi del teatro Ariosto e della Cavallerizza, non ha perso questa sua vocazione “cosmopolita” garantendo un cartellone sempre interessante e molto internazionale. Proprio l’ampio respiro del programma del teatro municipale fa del Teatro Valli una sintesi ben riuscita di programmazione di prosa, d’opera e di concerti. Inaugurato nel 1857, venne portato a termine da Antonio Tegani che subentrò a Cesare Costa. La bellezza delle linee dell’architettura , neoclassiche, ben esemplificano quanto di bello questo teatro contiene: tempio della musica cittadina ha una sala interna che si presta sia per il teatro d’opera che di prosa. La curiosità sono i suoi bellissimi sipari, per cui è diventato famoso.

Il primo è anche il più famoso per la sua storia ed è di Alfonso Chierici che dipinse il “Genio delle Arti che loro addita i più chiari uomini d’Italia perché in essi si inspirino e risorgano”; il secondo sipario, il cosi detto “comodino” è invece di Giovani Fontanes, mentre il terzo, usato negli spettacoli di musica da camera è di Omar Galliani e recentissimo, dei primi anni 90.

Sempre attento alle avanguardie e ai mutamenti della società italiana, ha una vetrina “giovani” per danza e teatro al fine di dare visibilità e mobilità nel territorio italiano alle giovani compagnie indipendenti, investendole direttamente nei lavori e dando forte stimolo alla ricerca stilistica.

L’affermazione artistica vista con gli occhi dell’opportunità caratterizza questo splendido teatro e un confronto con il pubblico che segue le stagioni e gli artisti attraverso operatori nazionali e internazionali attenti non tanto al gusto di moda del pubblico ma ad arricchire di cultura la società.

Un teatro di tradizione vivo. Che gode inoltre di ottima salute. Da visitare.

Cristina T. Chiochia