Jean Honorè Fragonard, pittore francese e cosmopolita, esponente del raffinato mondo rococò ormai al tramonto, indagò, sotto l’astuta maschera della frivolezza, l’animo giovanile nei suoi più intimi recessi. Così, nel 1770, su commissione dell’amante del re di Francia, Madame du Barry, dipinse l’elegante quadro La Lettre d’Amour, oggi esposto al Metropolitan Museum of Art, a New York. Una giovinetta siede ad un tavolino raffinatamente decorato, tenendo ben stretto nelle esili mani il raffinato mazzolino di rose ricevuto e, con le guance arrossate dall’emozione, volge lo sguardo allo spettatore, probabilmente dopo aver appena letto la lettera (chissà per quanto tempo l’aveva attesa!) ricevuta dall’amato. Un cagnolino maltese le siede accanto e, con uno sguardo diffidente, pare quasi volerla proteggere dagli altrui sguardi indiscreti.

Oggi, invece, si apre whatsapp, tra mille ansie e timori, innamoramento tecnologico e trepide speranze di visualizzazioni. whatsapp è un modo educato per stalkerizzare ed essere stalkerizzati, mandare a quel paese ed esservi mandati. È una schiavitù a cui soggiaciamo con compiacimento. L’ovvia soluzione è, chiaramente, non abusarne ma l’inconfessabile pensiero che deve aver sfiorato quasi tutti, è “di sicuro, quelli di una volta, si divertivano di più. Almeno potevano attendere. E attendendo, sognare.”

Chantal Fantuzzi

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