I suoi difensori: “Sul processo incombe un gravissimo dubbio: il dna”
Più di 5 anni fa. Venerdì 26 novembre 2010. Alle 18:44 Yara Gambirasio lascia da sola il Centro Sportivo di Brembate di Sopra dove si allena in ginnastica ritmica. La sua casa dista 700 metri, ma la ragazza non vi arriverà mai, poiché le sue tracce vengono perse poco dopo. Alle 18:47 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate, dopodiché il segnale scompare.
Il corpo di Yara viene ritrovato casualmente solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, da un aeromodellista in un campo aperto a Chignolo d’Isola, distante 10 chilometri circa da Brembate di Sopra in direzione sud-ovest. Vengono rilevati numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una profonda ferita al collo ed almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo, tuttavia non letali. Nei mesi seguenti si ipotizza che la morte sia sopraggiunta in un momento successivo all’aggressione, a causa del freddo e dell’indebolimento dovuto alle lesioni. Sul corpo non appaiono segni di violenza carnale.
Il 16 giugno 2014 viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore incensurato di 44 anni. A lui si è arrivati per la sovrapponibilità del suo DNA con quello di “Ignoto 1”, rilevato sugli indumenti intimi di Yara e ritenuto dall’accusa riconducibile all’assassino.
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Da poco è finito l’ultimo processo che vede Massimo Bossetti come unico imputato dell’uccisione della piccola Yara Gambirasio mentre vi sarà la lettura della sentenza il prossimo venerdì 1° luglio
L’accusa
Bossetti è stato condannato in primo grado all’ergastolo. Il pm ha bollato come “interpretazioni grottesche e assurde” quelle della difesa di Bossetti, ribadendo l’inconfutabile legittimità e validità della prova del Dna a carico dell’imputato: “È intero, nucleare e perfetto”. Il pm ha sottolineato un’evidenza scontata:“non è stato affatto dimostrato processualmente” che Bossetti era in casa la sera del delitto e poi “Non si è mai visto uno che sta uccidendo una ragazza e telefona a casa per dire che è in ritardo”.
La difesa di Bossetti, vuole la sua assoluzione e Salvagni fuori dall’aula ha esclamato: “Il dibattimento non ha affatto chiarito i dubbi, bensì li ha amplificati. Ed è per questa ragione che Bossetti deve essere assolto. Questo processo è all’insegna dei dubbi, con un grandissimo dubbio: il dna”.
Per chiarire il “dubbio”, se di dubbio si puo’ ancora trattare, oggi abbiamo richiesto la collaborazione di Gianna Finardi, che è biologa e nella sua tesi dal titolo “Metodiche identificative per l’analisi di resti umani di interesse archeologico. Antropologia fisica e molecolare”, si era proprio occupata di DNA, riconoscimenti di umani da resti antichi. Proprio secondo lei il DNA non è un dubbio ma una certezza.
Gianna Finardi: “Se si riesce a trovare il Dna nucleare integro è vantaggio cospicuo nel processo di ricostruzione di un profilo genetico. Infatti il DNA appare frammentato e danneggiato nei resti antichi ma si riesce comunque a delineare un profilo genetico completo o parziale dell’individuo attraverso tecniche molecolari che lo permettono. Quando invece il DNA nucleare è ben conservato, è molto piu’ facile determinare il profilo genetico di un ipotetico killer avendone il DNA nucleare intonso.
Differente è il DNA mitocondriale che è di discendenza materna e che potrebbe appartenere a piu’ discendenti della stessa madre, ma il DNA nucleare integro puo’ appartenere solo e soltanto ad una e unica persona.
Dire che un DNA nucleare non è speculare a un individuo di cui si trova compatibilità genetica totale, credo che si tratti di un’affermazione che va a sminuire il lavoro degli operatori investigativi che collaborano per il caso Bossetti e degli studiosi che hanno permesso di arrivare a tutto questo.
Bisogna rispettare le verità della scienza e lasciar parlare gli scienziati: il DNA è la legge dalla biologia, gli avvocati sono coloro che interpretano la legge dell’uomo. Sono due campi molto lontani e non ci si puo’ improvvisare onniscienti scivolando in interpretazioni di campi non ben conosciuti.
Secondo me il dubbio non sta tanto nel DNA che combacia sì o no con quello di Bossetti, ma come è finito sul corpo di Yara? Del resto ogni omicidio e ogni situazione su cui indagare trascinano con sé misteri e domande senza risposta che non verranno mai conosciuti fino in fondo da nessuno.”