I candidati dovranno dimostrare di avere tutti i requisiti previsti dalla Legge

Ticinolive concorda pienamente con la prof. Guscio. La naturalizzazione non è una burla bensì una cosa molto seria, che – purtroppo – viene sistematicamente banalizzata dai politicamente corretti.

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GuscioDurante l’ultima seduta di Consiglio comunale prima della pausa estiva, il capogruppo della Sinistra Unita non ha trovato di meglio che attaccare la sottoscritta, presidente del Consiglio comunale uscente nonché già presi­dente della commissione della legi­slazione, in un contesto fuori luogo in quanto si stavano discutendo i Bilanci Consuntivi 2015. Motivo di questa critica? A parte l’odio viscerale con­tro chiunque sia leghista, sono stata rimproverata per una mancanza di so­lerzia nell’evadere le pratiche di na­turalizzazione; ebbene, io rispondo con le cifre.

La commissione della legislazione, sotto la mia presidenza, a partire da settembre 2015 si è riunita 19 volte, 3 volte nel solo mese di gennaio 2016. Solo la commissione della ge­stione si è incontrata più assidua­mente.

Nelle sedute di Consiglio comunale abbiamo posto in votazione 80 nuovi cittadini elvetici, ben oltre la media degli anni precedenti.

Corrisponde al vero che le pratiche si stanno accumulando ma d’altro canto io reputo che la commissione abbia lavorato con dinamismo ed ha appro­fondito le varie domande. Allo stato attuale, le naturalizzazioni in sospeso sono 56 e altre se ne aggiungeranno nel corso della legislatura.

Per cui, se in futuro la nuova presi­dente compagna riterrà di indire se­dute più frequentemente allo scopo di evadere tutti i messaggi, ma inci­dendo maggiormente sulle casse co­munali, è libera di farlo.

Aggiungo inoltre che la commis­sione, in ottica della nuova Bellin­zona, ha invitato i rappresentanti della commissione della legislazione o delle petizioni degli altri 12 comuni i quali, anche se con realtà molto di­verse per ciò che concerne le natura­lizzazioni, hanno entusiasticamente risposto al nostro appello. Durante una prima riunione abbiamo avuto un dialogo molto costruttivo e in un se­condo incontro siamo giunti ad un ap­proccio condiviso che verrà trasmesso ai 13 comuni. Non mi sem­bra dunque che siamo rimasti con le mani in mano.

D’altro canto non è una novità che la sinistra è solita regalare il passaporto elvetico a chiunque ne faccia richiesta senza adempiere ad importanti requi­siti, mi fa quasi sorridere quando una naturalizzazione viene incoraggiata e accettata unicamente perché una can­didata ha cresciuto tre figli nel nostro paese; che non conosca una lingua nazionale è invece assolutamente tra­scurabile.

Saluto dunque positivamente l’ina­sprimento dei criteri per diventare svizzeri contenuti in un’ordinanza ap­provata dal Consiglio Federale nei giorni scorsi. L’integrazione dovrà es­sere comprovata e non solo sulla carta, i candidati saranno tenuti ad es­sere in possesso di un permesso di domicilio C e aver soggiornato in Svizzera da almeno 10 anni, e le competenze linguistiche dovranno raggiungere livelli accettabili, nella fattispecie B1 per la lingua orale e A2 per la lingua scritta, obiettivi mi­nimi previsti nel Portfolio Europeo delle lingue.

L’ordinanza entrerà in vigore il primo gennaio 2018 ma nel frat­tempo non dobbiamo abbassare la guardia, il passaporto elvetico non può essere distribuito a destra e a manca come purtroppo avviene spesso; addirittura il governo vodese, per aggirare l’ordinanza citata, invita i cittadini stranieri ad inoltrare la ri­chiesta di naturalizzazione prima del­l’entrata in vigore della nuova legge. Ribadisco che il candidato alla citta­dinanza svizzera dovrà dimostrare di soddisfare completamente tutti i re­quisiti previsti dalla legge, non solo in modo sommario e, visto che la vo­lontà di diventare cittadino del nostro paese sovrasta qualsiasi altra cosa, potrebbe anche consegnare il suo passaporto precedente, evitando casi di duplice o addirittura triplice nazio­nalità. Di madre patria ce n’è una sola.

Lelia Guscio, consigliera comunale di Bellinzona e deputata al Gran Consiglio