Da Opinione Liberale, per gentile concessione

USINella consapevolezza che la Svizzera sia un piccolo paese, nel quale talvolta gli specialisti presenti sul territorio risultano essere in numero inferiore rispetto a quanto sarebbe necessario, già nel 2011 il Consiglio federale aveva ritenuto necessario elaborare una strategia per contrastare la scarsità di medici e promuovere la medicina di base. Ad oggi sembra che siano stati compiuti importanti passi in questa direzione. A partire dal 2019, infatti, sarà possibile intraprendere un master in medicina presso l’Università della Svizzera italiana (USI). Questo programma dovrebbe accogliere, nel suo primo anno di attività, dai 60 ai 70 studenti. L’USI, ormai entrata nel ventesimo anno di attività, continua dunque ad espandere il proprio raggio d’azione. Negli anni successivi alla fondazione (1996), infatti, alle Facoltà di scienze economiche, a quella di scienze della comunicazione e all’Accademia di architettura di Mendrisio è stata affiancata nel 2004 la Facoltà di scienze informatiche. Un primo avvicinamento all’ambito medico era stato compiuto nel 2010, con l’affiliazione dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona all’USI.

Costanza 2La nascita della quinta facoltà dell’USI costituisce dunque una risposta al problema della scarsità di personale medico con cui la Svizzera è confrontata. Si stima infatti che ogni anno circa 2’000 potenziali iscritti in medicina non riescano ad accedere agli studi universitari per mancanza di posti disponibili. A livello dell’intera Confederazione, dunque, è stato giudicato opportuno intraprendere delle azioni che potessero aumentare la capacità di formazione nell’ambito della medicina umana.

Come spiegato nei mesi scorsi dal presidente Piero Martinoli, la nuova Facoltà di scienze biomediche sarà costituita da due entità principali: un Istituto di medicina umana e l’attuale Istituto di ricerca in biomedicina. Si punta inoltre a sfruttare le possibili sinergie con le altre Facoltà dell’USI; la presenza di una facoltà già consolidata di scienze della comunicazione, ad esempio, potrebbe costituire lo stimolo adeguato per sviluppare una specializzazione in comunicazione sanitaria, mentre potrebbero anche crearsi delle utili sinergie con la facoltà di scienze economiche per quanto riguarda i temi dell’economia della salute e della sanità pubblica.

La collaborazione principale, tuttavia, avverrà molto probabilmente con la facoltà di scienze informatiche; si auspica infatti che l’unione della scienza medica con le tecniche avanzate di studio e analisi dei big data, vale a dire di una enorme mole di dati relativa ai pazienti, possa essere d’aiuto nello sviluppo di nuove terapie, nonché in una migliore comprensione delle cause di alcune patologie.

USI 2Come annunciato nello scorso mese di settembre, il progetto sarà frutto dalla collaborazione dell’Università di Basilea, dell’Università di Zurigo, del Politecnico federale di Zurigo e dell’USI di Lugano. Gli studenti potranno, ad esempio, ottenere il bachelor presso il Politecnico di Zurigo e il Master presso una delle università partner, tra le quali si annovererà l’USI. E’ stata di fondamentale importanza, infatti, la scelta di inquadrare fin da subito questo progetto in una rete più ampia. Gli studi di medicina, infatti, richiedono laboratori e strumenti che è difficile per una sola università creare dall’oggi al domani, inoltre, l’USI non aspira ovviamente a sostituire l’offerta esistente a livello svizzero nell’ambito della formazione dei futuri medici. Al contrario, questo progetto punta ad ampliare un’offerta che è al momento insufficiente, con anche l’obiettivo di dare agli studenti la possibilità di conoscere la realtà ospedaliera locale, magari effettuando un periodo di pratica professionale presso l’EOC (Ente ospedaliero cantonale) nel corso del master.

Costanza Naguib