La competizione informatica, ideata e organizzata dai coniugi Ryan e Barbara Vannin, si è svolta con successo a Chiasso dal 26 al 28 agosto (seconda edizione).

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Hack 15Le grandi idee, quelle che hanno lasciato una traccia, quelle che tutti conoscono e ricordano, nascono dalla passione, non dall’ambiziosa speculazione. È la passione che spinge a osare, a rischiare. Questo è avvenuto lo scorso fine settimana qui in Ticino, a Chiasso, per il secondo anno consecutivo di Hack the City.

Ne ha parlato il web, lo hanno citato i giornali, ma forse un aspetto è sfuggito: Hack the City è un evento che nasce dalla passione dei suoi ideatori, una passione che li induce a consacrare il loro tempo libero per un iniziativa rischiosa e non legata al mero guadagno. La loro scommessa è di riunire persone diverse nello stesso spazio per una sfida comune: ideare nuovi utilizzi per ciò che sembra scontato, ma che può nascondere potenzialità insospettate. Per vederle, per trasformarle in qualcosa di concreto, bisogna avere una mentalità diversa, una mente da hacker. E questa volta ne sono venuti tanti, il doppio dell’anno scorso, dal Ticino, ma anche dalla vicina Italia, tutti mossi dalla passione per le nuove tecnologie. La scommessa di un futuro sostenibile riposa tutta su di esse, su modi nuovi per risolvere problemi antichi. Ci vuole inventiva, motivazione, competenza, tenacia e un pizzico di follia. E poi lavoro, tanto lavoro. Così sono nate le grandi rivoluzioni della storia. Hanno sfidato il senso comune, hanno remato controcorrente, hanno sopportato le voci contrarie, l’indifferenza di chi avrebbe potuto sostenerle, e sono arrivate a dimostrare che è possibile fare le cose in modo più funzionale, più comodo, più fecondo e meno costoso in termini di tempo e di risorse.

Peccato che l’assetto economico attuale, nonostante punti sull’innovazione, investa poco dove c’è incognita. È sempre sorprendente vedere quanto spesso il popolo dell’imprenditoria sia irrimediabilmente miope. Un mondo che, come ogni campo umano, spesso dimentica l’irrimediabile iato tra mito e rito. Il mito con la sua grandezza e il suo coraggio. Il rito con la sua pochezza e la viltà del furto di rischio altrui. In particolare qui da noi, perché altrove è diverso. Negli Stati Uniti le nuove idee appassionano e spingono al rischio finanziatori che dimostrano una filosofia diversa, più libera, ironica e forse un po’ fatalista. O la va, o la spacca. Ma sanno bene che solo rischiando si può catturare il cosiddetto cigno nero, quell’idea capace di ottenere un successo senza pari, quella che in informatica si trasforma in una killer application.

Hack 2Tra i partecipanti ci sono giovani imprenditori che inseguono il successo, o anche solo uno dei premi (9’000.- fr in contanti per i vincitori, 15’000.- fr. in totale) per alimentare la propria attività, ma i più genuini, quelli veri, e anche i più numerosi, sono gli appassionati al campo dell’informatica. C’è chi collabora in piattaforme di free-lance internazionali e ha già pubblicato alcune apps di discreto successo, chi è impiegato presso piccole o medie aziende, chi studia, chi lo fa per hobby, chi ne sente la dimensione competitiva, chi viene a caccia di sinergie. Questo è un altro merito della manifestazione: creare legami tra risorse che altrimenti non s’incontrerebbero mai e che potrebbero contribuire allo sviluppo del comparto. Un beneficio per tutta l’economia regionale, sia essa legata all’informatica, ai servizi urbani che devono poterla utilizzare, o alle aziende che cercano strumenti ergonomici e performanti. Un team che ha partecipato alla scorsa edizione, anche senza vincere la manifestazione, si è consolidato e ha creato un’applicazione che ora gli studenti ticinesi usano nel tragitto per l’università di Zurigo.

Nel settore lo dicono in molti: la cultura informatica del Cantone è in ritardo rispetto alle potenzialità espresse dalle tecnologie a disposizione. Una regione che conta attività in settori come le biotecnologie, la farmaceutica, la logistica, nei servizi finanziari come in altri campi, potrebbe trarre beneficio da un comparto informatico forte, avanzato e coraggioso. Spesso invece l’informatica è vissuta come voce di spesa necessaria, ma che va contenuta, e non come scommessa per lo sviluppo aziendale e regionale. Un rapido giro tra i progetti della passata edizione ci conferma questa sensazione facendoci chiedere come mai le aziende non hanno cercato di vederne i possibili sviluppi. Situazione ben diversa da quella di altre regioni che hanno saputo trasformarla in forza trainante delle rispettive economie regionali.

Il futuro ci dirà quanti progetti, vincitori o meno, avranno un seguito. I migliori auguri alla manifestazione che speriamo veder crescere nelle prossime edizioni, sicuri che un’iniziativa così peculiare saprà interessare le molte aziende informatiche nostrane e potrà contare su un maggior coinvolgimento del Cantone e degli istituti di formazione, e soprattutto di maggiori finanziamenti.

Piero Pingitore, informatico e divulgatore.