“Un’operazione di marketing, l’iniziativa non è attuabile”
A poche settimane dal voto popolare, l’iniziativa costituzionale “Prima i nostri” continua a essere descritta dai suoi promotori come la panacea di tutti i mali che affliggono il nostro mercato del lavoro. Ma è chiaramente un’operazione di marketing politico perché già in partenza è risaputo che l’iniziativa non è attuabile.
Certo, il titolo dell’iniziativa è decisamente accattivante e cavalca l’onda della protesta generalizzata e generica contro i frontalieri (e chi li assume) fomentata da anni di propaganda leghista. Una propaganda che ha gonfiato le questioni del mercato del lavoro ben oltre i problemi reali che la libera circolazione della manodopera ha posto. Problemi che nessuno nega, ma che vanno affrontati e risolti con soluzioni realistiche e applicabili, come quella che il Canton Ticino ha proposto e che il nostro ministro dell’economia Christian Vitta sta portando avanti a livello nazionale per garantire un’applicazione del “9 febbraio”.
Nel frattempo, anni di propaganda hanno diffuso astio e veleno tra la gente, facendo leva più su percezioni che su dati di fatto, hanno suscitato paura, false aspettative e illusioni; e, soprattutto, hanno criminalizzato il mondo degli imprenditori, piccoli e grandi, composto per la stragrande maggioranza da persone serie e oneste, che creano lavoro e ricchezza, che contribuiscono al finanziamento dello Stato, dei suoi servizi e del sistema sociale. Quindi non soltanto dalle poche “pecore nere” che, giustamente, vengono messe all’indice. Ma si sa che le cattive notizie fanno più notizia di quelle buone.
Va detto che i principi generali dell’iniziativa “Prima i nostri” appaiono perlopiù condivisibili, penso in particolare alla volontà di proteggere la manodopera residente dal dumping salariale e dal rischio di sostituzione.
Peccato però che la verità sia ben diversa da quella dipinta da chi ha lanciato questa iniziativa. Infatti il testo posto in votazione presenta tutta una serie di criticità che nella sostanza rendono l’iniziativa inattuabile. Si tratta, infatti, di una proposta unicamente declamatoria, alla quale non potranno seguire risposte concrete e tangibili.
Anche il professor Giovanni Broggini, dell’Università di Zurigo, che si era espresso in merito alla ricevibilità dell’iniziativa, aveva evidenziato che gli obiettivi della proposta non potranno comunque essere raggiunti, visti i limiti imposti dal diritto nazionale e internazionale, che il Ticino non può ignorare. La sua reale possibilità di concretizzazione è pertanto pressoché nulla.
L’iniziativa non fa dunque che illudere i cittadini del nostro Cantone, poiché è formulata in maniera tale da suscitare false aspettative nella popolazione. Al contempo si apriranno inevitabili e infinite discussioni sulla sua impossibilità d’attuazione, canalizzando verso dibattiti sterili forze ed energie che sarebbe assai più utile dedicare all’individuazione di misure concrete e applicabili.
Per quanto riguarda invece i bilaterali, indicati dal presidente dell’UDC ticinese, Piero Marchesi, come la fonte di tutti i problemi, mi chiedo come mai i democentristi ticinesi non abbiano il coraggio, una volta per tutte, di lanciare un’iniziativa volta a disdire gli accordi con l’UE.
La risposta ce l’ha fornita quest’estate la stessa UDC nazionale per il tramite del suo leader Christoph Blocher e del suo presidente Albert Rösti, che attraverso pubblicità apparse a tutta pagina sui media nazionali hanno lodato e sostenuto la “sperimentata via bilaterale”.
Un po’ di coerenza non guasterebbe in questi casi e dunque cerchiamo di essere sinceri con i nostri cittadini: non possiamo vendere fumo, o proporre come soluzioni praticabili quelle che in realtà sono solo promesse declamatorie, che per loro natura non hanno alcuna portata pratica e concreta.
Sono convinto che i ticinesi meritano molto di più di proposte illusorie, meritano dunque fatti e non parole. Per questo motivo e per dare un taglio alla politica delle parole, il prossimo 25 settembre voterò NO all’inattuabile iniziativa “Prima i nostri”.
Rocco Cattaneo, Presidente PLRT