Bosia-Mirra: una “passatrice”? Leggi ingiuste contro la dignità umana sono da contestare in toto
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Quale editore di Ticinolive, pubblico con piacere questo articolo di Sergio Roic, che io stesso gli ho sollecitato, sul “caso del giorno”.
Se io dovessi riassumere in 3 parole il Roic-pensiero – lasciamo stare per un momento la Passatrice – sui migranti economici direi (magari suscitando proteste): DEVONO ENTRARE TUTTI.
A me sembra evidente che, se lasciassimo mano libera ai socialisti e compagnia bella, in dieci anni (ma probabilmente di meno) la nostra società ne sarebbe stravolta a un punto irreversibile; essa diverrebbe una cosa totalmente diversa da ciò che è.
È questo che vogliamo? Bene, se è questo, lo possiamo avere.
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Francesco De Maria mi dà l’opportunità di commentare il fermo della deputata PS Bosia-Mirra nella turbolenta Chiasso, al confine tra Italia e Svizzera. La destra ticinese probabilmente bollerà il mio tentativo di comprendere l’agire di Bosia come “mission impossible”, dall’”alto” (insomma…) delle leggi vigenti che di fatto, e spesso, impediscono (almeno nella loro applicazione restrittiva, ciò che a quanto pare avviene ogni giorno a Chiasso – ne hanno testimoniato le maggiori organizzazioni umanitarie come “Amnesty International”) persino i ricongiungimenti familiari tra minorenni e persone residenti in Svizzera. In verità, per quel che riguarda Bosia non si tratta, ovviamente, di “reato” nel senso etico del termine, ma solo di agire umano, e secondo coscienza.
Insomma, ci che cosa parliamo qui e di che cosa (si presume, siamo al fermo, per ora) è accusata Bosia-Mirra? Di essere una passatrice, di lucrare sul superamento di frontiere? Non mi pare proprio il caso. “Aiuto all’entrata illegale” mi sembra invece la classica formuletta burocratica dalle tristi reminiscenze risalenti al secolo scorso quando, nonostante l’impegno e l’aiuto di molti ticinesi ad esempio nell’accogliere i bisognosi e i perseguitati del fascismo e della seconda guerra mondiale, il triste detto “la barca è piena” si diffuse in molte parti della Svizzera. Ci furono dei morti (parecchi) a causa di questo detto e della conseguente prassi di non accoglienza e ciò mi porta a considerare le umane leggi in questo ambito da un punto di vista più filosofico che di statuto legale attuale: affermo quindi che le leggi ingiuste e che vanno a detrimento della vita umana e della solidarietà che gli umani dovrebbero provare per i propri simili sono da contestare in toto. La legge restrittiva di respingimento applicata sulla frontiera svizzera è quindi da contestare in toto e da tutti gli uomini di buona volontà. Insomma, per dirla in modo semplice: che cosa fa più danno all’umanità in senso generale? Il comportamento di Bosia-Mirra (che non ne ricava alcun vantaggio personale, anzi) oppure il comportamento della “legge svizzera” al confine, legge incarnata dai suoi esecutori, ovvero le guardie di confine? Propendo nettamente per quest’ultimi (e per la legge, ovviamente) per quel che riguarda il danno, e si tratta di danno grave. All’uopo cito una bella frase di Venanzio Menghetti trovata in internet: “Non so quale reato sia quello di aiutare ad entrare in Svizzera dei migranti minorenni, non accompagnati e provenienti da paesi disastrati, ma non può essere un reato grave. È molto probabile che sia reato grave quello di respingerli senza nemmeno conoscere la loro situazione”.
D’altronde, la stessa signora Brunschwig-Graf, già membro di spicco del Partito Liberale Radicale svizzero e al momento delegata federale contro il razzismo in Svizzera, proprio negli scorsi giorni ha sottolineato come le iniziative di segno generale contro gli stranieri e i loro usi e costumi (burqa e burkini) siano foriere di grandi malintesi nel paese e di grandi passioni (interessate) politiche; in definitiva, secondo Brunschwig-Graf, queste iniziative sono promosse in gran parte per tornaconto personale politico (affermazione alle urne, ricerca del potere personale). Ed è proprio in questo contesto che la rigidità dell’accoglienza svizzera attuale fa pensare a interessati giochi politici più che a una reale situazione di grave crisi per quel che riguarda l’accoglienza in Svizzera. Respingere, oggi e purtroppo, “vale” molto di più in termini di consenso per una politica cinica e che “segue” il presunto volere popolare (in realtà, lo aizza) che accogliere, verbo quest’ultimo di grande tradizione e grande orgoglio svizzero.
Di conseguenza, il minimo che si può dire è che Bosia-Mirra, al pari del mio parente Rato Deletis che nelle terribili epurazioni degli anni 1940 e seguenti salvò nell’allora Jugoslavia, contro le “leggi” (???) della persecuzione degli ebrei, centinaia di vite umane e fu perciò nominato da Israele “giusto fra i popoli”, il minimo che si può dire di Bosia-Mirra è che è una giusta. Verrà processata e magari anche condannata per questo dalla legge svizzera? Ma non ne proviamo almeno un po’ di vergogna la sera quando con Immanuel Kant, il grande filosofo tedesco fondatore della modernità etica, ci guardiamo allo specchio chiedendoci: siamo uomini o non lo siamo, siamo qui per salvare vite o per condannarle?
Sergio Roic