Scegliere il controprogetto è come scrivere la Costituzione sulla sabbia
Ricordo ancora l’accesa campagna di voto del 9 febbraio 2014. I rappresentanti di PLR, PPD e PS si sono impegnati allo stremo per combattere l’iniziativa contro l’immigrazione di massa lanciata dall’UDC. L’iniziativa, oggi articolo costituzionale 121a, prevede il ritorno alla gestione autonoma dell’immigrazione nel nostro Paese, la fissazione di contingenti e tetti massimi e la reintroduzione della preferenza indigena. Il Canton Ticino ha approvato il testo con il 68% dei consensi. Un caso? No. Il Ticino ha sempre votato contro gli accordi bilaterali e in particolare contro la libera circolazione, a partire dalla prima chiamata alle urne del 21.05.2000 quando solo 2 cantoni avevano bocciato gli accordi. Oggi è chiaro a tutti, in Svizzera, come d’altronde in molti altri Paesi europei, che è necessario rimettere ordine nelle regole che riguardano l’immigrazione. Il Ticino ha capito prima di altri quanto la libera circolazione delle persone avrebbe portato a delle derive sul nostro mercato del lavoro. E dunque era assolutamente naturale proporre un articolo costituzionale cantonale ticinese che mettesse in evidenza le problematiche che sentiamo sulla nostra pelle e scandisse le soluzioni che vogliamo implementare. Una su tutte la preferenza indigena. Una preferenza delle ticinesi e dei ticinesi, ancora una volta, fortemente combattuta da PLR, PPD, PS e sindacati. Se per questi ultimi la situazione è chiara, sappiamo che a loro non interessa favorire il personale indigeno in quanto la tessera di un lavoratore estero pesa alla stessa maniera che la tessera di un lavoratore ticinese, i due partiti di centro giurano e spergiurano di voler applicare il 9 febbraio 2014. Peccato che la resa dei conti è arrivata troppo presto per loro e il gioco delle tre carte sia stato svelato non più tardi di due settimane fa a Berna nella commissione delle Istituzioni politiche. Grazie ad una larga intesa, confermata con viva soddisfazione dal capogruppo PLR Ignazio Cassis alla stampa, il progetto di applicazione votato non prevede né contingenti, né tetti massimi, né la sperata clausola della preferenza indigena. Mi chiedo a questo punto quale sia la credibilità di coloro che combattono l’iniziativa “Prima i nostri in Ticino” ripetendo come un mantra che le soluzioni saranno trovate a Berna. Eh no, caro comitato di sostegno al controprogetto, raccontatela giusta. Voi non avete nessuna intenzione di difendere le lavoratrici e i lavoratori ticinesi e mai l’avete avuta. Col controprogetto avete alzato una cortina fumogena sperando di “impattare gli ori” a Berna, dove nelle stanze isolate di Palazzo è molto più facile e possibile tessere alleanze contro il volere popolare. Per questo volete inserire solo degli auspici nella nostra Costituzione, per poterli agilmente disattenderli. D’altronde siete bravissimi a sabotare anche degli articoli costituzionali chiarissimi e non sarebbe certo per voi un problema superare di slancio anche i principi annacquati del controprogetto. Il ritornello della difficoltà d’attuazione d’altronde è il simbolo evidente della vostra volontà di insabbiare qualsiasi iniziativa che possa rimettere in discussione i rapporti con l’Europa. Vi ricordo che siete al servizio del popolo ticinese e svizzero, non di Bruxelles. Bruxelles che se fosse stato per voi sarebbe già oggi la nostra capitale politica perché nessuno può dimenticare il vostro impegno contro la nostra sovranità e indipendenza. La sfiducia e la frustrazione tra le gente la create voi. Molti cittadini si chiedono perché debbano ancora votare se i vostri partiti fanno di tutto per disattendere le decisioni popolari. È finito il tempo della politica del non si può fare mentre altri Stati accanto a noi sfruttano il nostro zelo e per bocca dei tecnocratici europei minacciano ritorsioni contro il nostro Paese nel caso in cui alzassimo la testa. Non temo di dire No alla libera circolazione a livello federale e non temo di dire Sì alla preferenza indigena, anche a livello ticinese. Sostenere il vostro controprogetto è come alzare bandiera bianca in Ticino e spianare la strada a Berna alle vostre alleanze eurocompatibili per compiacere l’Europa. Attendere poi la vostra buona volontà, testimoniata con le vuote speranze del controprogetto, è come chiedere alle volpi di prendersi cura del pollaio. Prima i nostri è un’iniziativa ricevibile, attuabile ed estremamente concreta. La vostra proposta, al contrario, è testo volutamente scritto sulla sabbia.
Marco Chiesa
Consigliere nazionale