Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di forte critica, che lasciamo al giudizio dei nostri lettori.

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tiaQuasi tre settimane sono trascorse dall’entrata in vigore della legge LIA che, per intenderci, vieta a chi non è iscritto all’albo degli artigiani di lavorare in Ticino. In considerazione delle numerose richieste di iscrizione si è parlato di successo. Successo che mi ricorda Fantozzi e il film “La corazzata Potëmkine” che tutti erano costretti a vedere nonostante lo considerassero una c…… pazzesca. Credo sia ammissibile, vista l’obbligatorietà, non considerare un successo il fatto che la maggioranza degli artigiani abbia inoltrato la richiesta di iscrizione, ma piuttosto è la dimostrazione che la maggioranza rispetta anche le leggi indigeste (ci mancherebbe altro), e non siamo all’anarchia. Invece il fatto che la maggioranza ha atteso l’ultimo momento per iscriversi, rende evidente quanto poco sia apprezzata la LIA. Infatti se fosse considerata uno strumento utile andrebbe a ruba e non resterebbe lì ad ammuffire nella speranza che qualcuno la butti.

corazzataMa allora cosa decreta il millantato successo di questa legge che doveva fermare quel 20 % di padroncini che non viene a rubarci il lavoro ma viene chiamato da noi per farlo? Considerando che il 20% delle iscrizioni è di ditte estere non può essere questo il motivo. Nemmeno il fatto che ora si sa che le forse 700 aziende favorevoli alla LIA non erano 1/3 delle aziende assoggettabili ma soltanto un 1/5 di quelle che ad oggi hanno inoltrato la richiesta, può essere considerato un successo, semmai mette in evidenza l’arroganza di chi pretende di rappresentare anche gli assenti e l’ignoranza della realtà sulla quale si è andati a legiferare.

Neanche Il fatto che agli assoggettabili alla LIA, che come da loro diritto, avendo atteso l’ultimo momento per iscriversi, hanno messo nel caos chi la legge dovrebbe applicarla (in modo rigoroso come si chiede agli artigiani), rendendoli incapaci per loro stessa ammissione di applicarla completamente, non è certo un successo ma una dimostrazione del l’inadeguatezza di quanto è stato previsto per applicare una legge che è a tutti gli effetti è in vigore. Il fatto che l’albo non è a dir poco aggiornato, infatti dovrebbero figurare TUTTI coloro che possono lavorare e non solo ed esclusivamente una piccola parte degli iscritti dell’anno in corso, è evidentemente il contrario di un successo. Il sostenere che grazie alla LIA siano venute a galla molte attività altrimenti sconosciute (ai Municipi? All’AVS? All’erario? ecc.), non dimostra l’efficacia della LIA, ma evidenzia in modo lapalissiano che si inventano nuovi strumenti (di elefantesca fattura come gli altri) perché non si conoscono o non si è capaci di usare e/o fare funzionare bene quelli già esistenti che talvolta strillano ma raramente parlano fra di loro. Anche sostenere che la LIA abbia finalmente imposto il pagamento degli oneri sociali lascia sconcertati coloro (la maggioranza) che ritenevano fosse da sempre obbligatorio farlo e avvalora quanto già espresso sopra. Il ridurre la discussione sulla LIA all’importo della sua tassa (che non è il costo), dimenticando e non vedendo che questa legge tocca un diritto fondamentale scritto nella costituzione, non dà lustro e autorevolezza ne alla stampa ne alla classe politica.

dare-i-numeriComunque va detto che la LIA è l’esatta fotografia della nostra società sempre a caccia di colpevoli e mai di colpe e tantomeno di soluzioni. Ma soprattutto rappresenta il disinteresse della maggioranza degli artigiani per ciò che li riguarda. Artigiani inclini a lamentarsi nei bar con la scusante di essere stanchi, che invece di prendere coscienza del potere che hanno (dato dal loro numero), continuano a lavorare anche se non in regola con la LIA pensando di passare inosservati, ma inosservati lo saranno anche quando saranno costretti a chiudere. Insomma a cercar bene l’unico successo della LIA è che si è riusciti a non dare i numeri dei posti di lavoro persi e di chi probabilmente passerà da indipendente all’assistenza e solo a causa sua.

Andrea Genola (Alias Artigiano Ticinese qualunque), Astano