Sette anni fa, il premio Nobel per la Pace veniva attribuito al presidente americano Barack Obama. Oggi, questa ricompensa crea più che altro imbarazzo, scrive Sohrab Ahmari nel Wall Street Journal.
“Obama aveva preso l’aereo e ricevuto il Nobel, poi aveva fatto un suo tipico discorso. Il presidente-filosofo era il cocco dell’Europa.
Oggi, il presidente americano non menziona praticamente mai il suo premio e l’ex Segretaria del Nobel ha espresso rincrescimento per la scelta di attribuire l’onorificenza a Obama (aveva ricevuto il Nobel per la Pace perchè “era riuscito a ridurre le tensioni tra il mondo musulmano e l’Occidente”). In questi anni, Obama ha guidato una nazione che, secondo uno studio federale sui prossimi 30 anni, consacrerà 1’000 miliardi di dollari al rinnovo del suo arsenale nucleare.
Il comitato del Nobel aveva la speranza di un’America che non avrebbe più giocato a fare la superpotenza mondiale (…) L’attribuzione del premio a Obama era il punto culminante del transnazionalismo, la filosofia secondo cui tutti gli Stati – forti e deboli, liberi o meno – obbediscono alle leggi e alle direttive dettate dai professori di diritto e dalle organizzazioni internazionali, come l’Unione europea o le Nazioni Unite. (…)
Obama era (e sarebbe ancora) un transnazionalista convinto. Nel suo discorso, aveva dichiarato : “Sono convinto che aderire alle norme internazionali rinforza chi lo fa e indebolisce chi non lo fa.”
I risultati però sono diversi. Sono visibili, ad esempio, nella guerra in Siria. (…) Sette anni dopo l’attribuzione a Barack Obama del Nobel per la Pace, i leader europei sono incapaci di risolvere le divergenze e il continente ne ha abbastanza del presidente-filosofo.”