vote-register Il sistema elettorale degli Stati Uniti è complesso e particolare. Il presidente eletto può aver ricevuto meno voti dai cittadini rispetto all’avversario che ha sconfitto.

Per essere candidato all’elezione presidenziale si deve essere di un’età superiore ai 35 anni, avere la nazionalità statunitense dalla nascita e aver vissuto nel territorio degli Stati Uniti per almeno 14 anni.

Le primarie
Poi, si deve ricevere ufficialmente l’investitura di uno dei due maggiori partiti del paese, ossia partecipare alle primarie repubblicane o democratiche. Per questo, votazioni sono organizzate in ogni Stato all’inizio dell’anno dell’elezione presidenziale.
Il voto inizia negli Stati dello Iowa e del New Hampshire. Ogni partito nomina dei delegati, che rappresentano il candidato e che voteranno ufficialmente per la persona che intendono mandare all’elezione presidenziale. Dal momento che il numero dei delegati acquisiti è noto in anticipo, il nome dei candidati è conosciuto già nel mese di marzo, ben prima della “nomina ufficiale” che si tiene durante le Convention dei due partiti.

I grandi elettori
Il presidente degli Stati Uniti non viene eletto con un suffragio universale diretto, ma da un collegio elettorale costituito da 538 grandi elettori, i quali sono eletti per suffragio universale in ogni Stato del paese.
Ogni Stato ha un numero fisso di grandi elettori, in funzione della popolazione residente. Gli Stati più piccoli hanno un minimo di 3 grandi elettori. Lo Stato più popolato, la California, ne nomina 55.

L’elezione presidenziale si svolge sempre l’8 novembre, ma milioni di elettori possono votare in anticipo. Gli Stati del Dakota del Sud e del Minnesota permettono il voto a partire dal 23 settembre. Quest’anno la stessa cosa accade in 35 altri Stati. L’obiettivo è la lotta all’astensionismo.

Il sistema Winner takes all
Un’altra particolarità delle elezioni presidenziali americane è che distanziano radicalmente la proporzionalità dei voti. Ad eccezione del Nebraska e del Maine, in ogni Stato tutti i voti sono dati al candidato che si attesta in prima posizione, indipendentemente dal risultato. Dunque è sufficiente, ad esempio, avere un solo voto in più dell’avversario nello Stato della California per assicurarsi il sostegno integrale dei suoi 55 grandi elettori. E’ quello che viene chiamato sistema del “winner-takes-all”.

Siccome il sistema elettorale si basa sulla nomina dei grandi elettori e sul sistema del “winner-takes-all” , di fatto si creano grandi disparità tra il numero dei voti ottenuti da un candidato da parte dei cittadini e il numero dei voti ottenuti espressi dai grandi elettori.
E’ possibile che il presidente sia eletto pur avendo meno voti da parte dei cittadini rispetto all’avversario sconfitto.

Finanziamento della campagna elettorale
In gioco vi sono donazioni pubbliche e private. Per contro, le spese legate alla campagna elettorale di ogni candidato non hanno un tetto massimo e ogni 4 anni viene battuto il record precedente. Nel 2004, George Bush aveva speso 345 milioni di dollari, mentre nel 2008 la campagna elettorale di Barack Obama era costata 639 milioni di dollari.

Negli Stati Uniti esistono aiuti pubblici, attribuiti dalla Commissione elettorale federale, per finanziare una campagna elettorale, ma rappresentano solo un quarto delle spese dei candidati.
Le altre due importanti fonti di finanziamento sono le Associazioni 527 e i PAC, i Political Action Committees.
Le Associazioni 527 sono gruppi, associazioni o comitati politici, generalmente creati per promuovere una determinata candidatura. Sono autorizzati a ricevere ulteriori donazioni dalle società.
Istituiti nel 2002, i Political Action Comittee (PAC) sono organizzazioni attraverso cui devono passare le persone fisiche o giuridiche che vogliono partecipare direttamente al finanziamento di una campagna elettorale. Prima del 2002, le società, i gruppi di persone o i sindacati potevano direttamente finanziare i candidati o i partiti. Oggi queste entità sono invece rappresentate dai PAC.