Donald Trump, il nuovo presidente degli Stati Uniti, ha basato la sua campagna elettorale sulla promessa di ridare fasto e potere agli Stati Uniti. Con questo, non intende la potenza internazionale americana, ma il benessere e la prosperità interna del paese.

Il paese è in rovina, ha detto Trump, dobbiamo cominciare a ricostruirlo. Per il resto del mondo, questa posizione trasmette l’intenzione di chiusura e isolazionismo.

In realtà, si sa ben poco sul programma di Trump in materia di politica estera. I suoi consiglieri in questo ambito non sono conosciuti. L’establishment di Washington e la cerchia ristretta dei think tanks specializzati in relazioni internazionali, che solitamente consigliano i candidati in politica estera, si sono tenuti alla larga dal candidato repubblicano. Malgrado ciò, Trump ha lasciato trapelare, ogni tanto, quale indicazione sulla sua diplomazia.

Nei confronti dell’Europa, Donald Trump, che ha sostenuto il voto del Brexit, criticando l’UE, considera che gli europei debbano finanziare da sè la propria difesa, invece di approfittare delle risorse che gli Stati Uniti versano alla NATO.

Trump critica l’intervento militare americano all’estero, avviato dalla presidenza di George Bush. Per la coalizione internazionale, attualmente impegnata insieme agli Stati Uniti in particolare in Irak e in Siria, vi potrebbero essere cambiamenti importanti.
« Andremo d’accordo con tutti i paesi che vorranno andare d’accordo con noi – ha detto nel suo discorso di presidente neo-eletto. Pur mostrandosi collaborativo, Trump ha precisato che gli interessi americani saranno sempre al primo posto.

Un’incognita riguarda le relazioni con la Russia, che da oltre un anno si sono gravemente deteriorate. In diverse occasioni Trump ha manifestato sostegno al presidente russo Vladimir Putin, che considera “un leader migliore di Barack Obama”.
Gli analisti si chiedono se le simpatie di Trump per Putin andranno sino a portare gli Stati Uniti verso i paesi vicini alla Russia, come l’Ucraina e la Georgia, oltre che alla Russia stessa. Sinora, da Mosca non sono giunti commenti alla vittoria di Trump, segno che il Cremlino rimane prudente.

Donald Trump si oppone al TTIP, il trattato di libero scambio in corso di negoziato tra Stati Uniti ed Europa. Il nuovo presidente ritiene che questo genere di trattati distrugge i posti di lavoro in America. Da più parti ci si chiede se interromperà le trattative.

Un altro paese beneficiario della mondializzazione, la Cina, è nel suo mirino. Trump vuole instaurare barriere tariffarie per i prodotti cinesi, respinge l’accordo di libero scambio con l’Asia e propone di rinegoziare i trattati commerciali con Canada e Messico, stipulati dall’amministrazione di Bill Clinton alla fine degli anni 1990.

Sicuramente, la vittoria di Donald Trump incoraggerà i movimenti populisti ovunque nel mondo, dall’Europa all’Asia, il che avrà un sicuro impatto sulle relazioni internazionali.