Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti allorchè è nemico di praticamente tutta la classe politica americana. Da un’analisi dello storico e giornalista britannico John Laughland sul portale RT.com.

“In inglese, la parola «trump» significa «la carta vincente», quella che vince su tutte le altre. Il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali ha ben meritato il suo nome. Ha vinto non solo contro le previsioni dei sondaggi, ma anche contro la maggior parte del suo partito.
Donald Trump è il primo vero outsider a essere eletto presidente dalla creazione degli Stati Uniti, nel 1776. Il 45° presidente americano sarà il primo, da oltre due secoli, a non aver mai occupato una funzione pubblica prima di diventare presidente.

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Inoltre, Trump ha vinto pur avendo dichiarato guerra alla quasi-totalità della classe politica americana. La sua vittoria è dunque storica, nel vero senso del termine.

In tale contesto, parlare di un sisma politico non è per nulla esagerato. La vittoria di Trump significa la sconfitta di un intero sistema politico. La classe politica americana si è rivelata incapace di riprodursi e non sarà uno dei suoi amici a governare il paese, ma – al contrario – uno dei suoi nemici.
La vittoria di Trump rappresenta la sconfitta di una donna che, essendo stata Senatrice, Segretaria di Stato e ex first Lady, era la perfetta rappresentazione della continuità politica, malgrado la falsa novità per il fatto di essere donna.

Donald Trump ha spezzato, uno dopo l’altro, tutti i tabù che la politica americana aveva eretto per decenni, entrando come un elefante in un negozio di cristalli. E’ contro l’immigrazione, per la quale sono invece a favore i democratici e le multinazionali. E’ contro il libero scambio, davanti al quale tutti si inchinano dagli anni 1980. E’ contro i neoconservatori in politica estera, esseri tentacolari che dominano la sinistra e la destra e che hanno portato a una serie continua di guerre dalla fine della Guerra fredda.

In campagna elettorale, Trump ha detto a più riprese che preferisce allearsi con la Russia per combattere lo Stato islamico, invece di fare il contrario. Con questa frase si è dimostrato un pensatore politico più accorto degli altri prodotti riciclati ella classe politica, come lo è ad esempio Hillary Clinton.
Indipendentemente di cosa si pensi della Russia, l’evidenza è lampante, in Siria e altrove : non si può combattere contro lo Stato islamico e contro il presidente siriano Bachar al Assad. La politica è scegliere tra un nemico e un amico. Quando si identifica il nemico, politicamente i nemici di questo nemico diventano amici.”