il-padrinoUna delle poche buone notizie di questo funesto 2016 è l’elezione di Donald Trump, il cui significato appare analogo a quella di Ronald Reagan, dalla quale prese avvio la disgregazione dell’impero sovietico e la fine della barbarie comunista. Reagan stravinse perché la prosecuzione della politica penosa e ridicola di Carter (ricordiamo soltanto l’ingloriosa fine della spedizione in Iran per liberare gli ostaggi americani) stava conducendo il pianeta verso una guerra nucleare. Le lancette dell’orologio atomico non sono mai state così vicine alla mezzanotte come nel 1980. Oggi la storia si ripete: il mondo dominato dalla mafia globale era divenuto insicuro e assolutamente ingiusto. I cravattari della finanza , distruggendo il ceto medio, avevano posto le premesse per una rivoluzione mondiale che, se non si fosse realizzata per via politica, sarebbe inevitabilmente sfociata in un vasto confronto armato. L’insensata sfida alla Russia di Putin, che di comunista non ha proprio nulla, si sarebbe con ogni probabilità conclusa in una catastrofe. Vale allora la pena ripercorrere brevemente le tappe di questa storia tormentata che ha avuto inizio fin dal 1990.

Dopo la scomparsa dell’impero sovietico , non solamente l’uomo della strada, ma pure le autorità del Cremlino attendevano dagli occidentali il lancio di un nuovo Piano Marshall , come ricompensa per la loro conversione alla democrazia. Nessuno credeva alla favola buonista della filantropia pura, del resto estranea allo stesso programma di aiuti del secondo dopoguerra. Allora, però, gli americani avevano deciso di trasformare l’Europa da ricostruire in un gigantesco mercato d’esportazione, il più grande affare del secolo. Nel caso degli Stati ex-comunisti, invece, le scelte di Washington e di Bruxelles si rivelarono del tutto diverse. Le lobby e i potentati economico-finanziari, al contrario degli anni Quaranta, tentarono di trasformare il defunto impero sovietico in colonia, fornitrice di materie prime e mano d’opera a basso costo, malgrado l’elevata qualità di entrambe. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale pilotarono il post-comunismo in modo da indurre le popolazioni appena uscite da quella tragica esperienza nella più squallida miseria, eccezion fatta per una ristretta élite di oligarchi, arricchitisi scandalosamente con mezzi spesso illeciti.

Gli effetti di tale politica non tardarono a farsi sentire. Il tentativo di colpo di Stato di Mosca del 1991 e la caduta di Gorbaciov furono le conseguenze più immediate. L’avvento di Boris Eltsin , il leader russo più vicino all’Occidente, aprì un periodo di totale anarchia che vide il predominio della violenza e della corruzione mafiosa. La disperazione in cui precipitò il vecchio ceto medio, ridotto a sottoproletariato, è stata la principale causa dell’avvento di Putin e della svolta autoritaria degli anni Duemila. L’ottusità di questi atteggiamenti, che dietro un liberismo di facciata intendevano trasformare quella già potentissima federazione in un nuovo Far West , hanno tuttavia prodotto l’effetto opposto a quello sperato. Se oggi ci ritroviamo ancora una volta una Russia antagonista, sbilanciata verso il continente asiatico, ovunque sulla difensiva o all’attacco, lo dobbiamo in primo luogo alla cecità e all’ ingordigia di tutti quei pescecani che, con arroganza, hanno tentato in ogni modo di umiliare e sottomettere l’ex-superpotenza al fine di sfruttarne le risorse.

Ma allora, cosa avrebbe dovuto fare l’Occidente, al posto di quello che ha fatto? La risposta è semplice: appena crollato il regime si sarebbe dovuto avviare un programma di aiuti per la ricostruzione dei paesi usciti dal dramma del comunismo, non condizionandoli alla stipula di accordi specifici, ma unicamente come sostegno alla nuova democrazia. Inoltre, si sarebbe dovuto offrire alla Russia un pacchetto di proposte allettanti, decisive per il suo e per il nostro futuro: la clausola di nazione più favorita, l’adesione alla UE e alla NATO in condizioni di perfetta parità. Tutto questo ci sarebbe costato molto, ma avremmo concluso un ottimo investimento. Nel corso degli anni ne saremmo stati ripagati con gli interessi grazie alla diminuzione delle spese militari, all’apertura di un vastissimo mercato in espansione, alla disponibilità di materie prime, alla comune lotta al degrado ambientale e al terrorismo, ad un pianeta stabile e ordinato nell’intero emisfero nord. Si sarebbe così realizzato il grande progetto di de Gaulle di un’Europa unita dall’Atlantico agli Urali, ma l’ottusità intellettuale, oltre alla bassezza morale dei poteri forti , lo ha impedito, precipitandoci in una nuova guerra fredda.

Anche Putin, succeduto a Eltsin nel 2000, all’inizio aveva mantenuto la speranza di poter stringere un patto di ferro con i vecchi nemici . Tre mesi dopo la sua ascesa al potere , in una intervista concessa alla Bbc, alla domanda se la Russia potesse entrare nella NATO rispose: “Perché no? “. Berlusconi, che con Vladimir ha sempre mostrato un atteggiamento lungimirante, fatto di rispetto e amicizia, fu sul punto di rendere concreta tale prospettiva attraverso i colloqui di Pratica di Mare . La politica dei piccoli passi, con i famosi inviti a Villa Certosa del premier russo e della sua famiglia, doveva servire a facilitare psicologicamente l’accordo definitivo. Questa fu di sicuro una delle cause che spinsero la mafia globale a distruggere la carriera pubblica del Cavaliere.

La responsabilità delle manovre scatenate contro Putin a livello internazionale, che trovarono emuli facili e volenterosi nei gruppi d’interesse nostrani e nei politici che li sostenevano, più che al presidente americano allora in carica sono da imputare al dominio incontrastato della finanza speculativa, delle grandi banche e della Borsa, sul sistema politico di Oltre Oceano. Quest’ultime , come già rilevato , erano preda di una sindrome megalomaniaca , per cui il crollo dell’ impero del male non poteva non rappresentare che il loro trionfo nella guerra fredda. Come tutti i vincitori indiscussi, ritennero loro pieno diritto, e forse dovere, ridurre a colonie prive di sovranità la nazione e il blocco sconfitti.

Forte dell’arroganza, della superbia e della ricerca del più immediato e spicciolo interesse , abissalmente ignorante in materia diplomatica e in politica estera ( non dimentichiamo che il trattato di Versailles , imposto da Wilson , riducendo alla fame la Germania fu la causa della seconda guerra mondiale), l’apparato amministrativo americano, che altro non era se non un comitato d’affari, condusse da allora nei confronti della Russia una politica catastrofica, con l’intenzione di provocare prima o poi la caduta di Putin. Inutile ricordare gli sconsiderati interventi militari in Jugoslavia , l’annientamento della nazione irakena , il sostegno agli estremisti musulmani nelle primavere arabe, la liquidazione per interposto paese del colonnello Gheddafi, la gestione irresponsabile del conflitto siriano, causa oltretutto del riversarsi di milioni di profughi in Europa. Operazioni, queste, a cui la Russia non poteva non guardare con sospetto. Ma c’è di peggio. L’inclusione dei paesi est-europei nella NATO, lo schieramento di truppe e rampe missilistiche sulle frontiere orientali della UE, non potevano non risvegliare quella sindrome da accerchiamento di cui la Russia ha sempre sofferto, e non senza ragione, avendo subito ripetute e tragiche invasioni da ovest, che le sono costate terribili distruzioni e milioni di morti. Quale logica, allora, ha guidato queste decisioni apparentemente insensate , a cui l’Europa, Francia , Germania e Italia in testa, si è pecorinamente adeguata?

La risposta è purtroppo ovvia. I poteri forti globali, dalla caduta dei muri in poi, hanno perseguito soltanto il pazzesco disegno del dominio mondiale. Dopo aver sottomesso l’UE e i singoli Stati che ne fanno parte con estrema facilità , grazie alla politica del divide et impera e alla totale inettitudine delle nostre classi dirigenti , si sono accorti di non avere quasi più nemici in grado di tener loro testa: la Cina troppo lontana e troppo legata agli interessi americani, non foss’altro che per il possesso di una elevatissima quota del debito pubblico USA ; il Giappone immobilizzato da una paralisi ormai ventennale; l’Africa e l’America Latina semplici espressioni geografiche. La sola potenza planetaria che non sono riusciti a sottomettere è la Russia di Putin: non soltanto questa possiede un apparato militare imponente e un arsenale atomico in grado di distruggere varie volte la Terra, ma si estende su un territorio inospitale di 10.000 km, per invadere il quale occorrerebbe come minimo un esercito di 200 milioni di soldati, degno della più pura fantascienza.

L’impossibilità di piegare l’unica nazione che impediva il realizzarsi del suo folle progetto , faceva schiumare di rabbia la mafia finanziaria .La recente campagna elettorale americana ha visto due posizioni contrapposte: quella di Trump, che considera la NATO ormai obsoleta, fondata molti anni fa in una situazione internazionale del tutto diversa, e quella della Clinton, favorevole al suo rafforzamento ed estensione in chiave anti-russa su tutti gli scacchieri, dall’Europa dell’est al Baltico, dal Mediterraneo al Medio Oriente.

Adesso, la vittoria del primo modifica tutti gli equilibri mondiali. E’ infatti prevedibile che la politica verso la Russia cambi radicalmente . Anche se in tempi non brevi, si potrà realizzare lo scenario , da me più volte descritto , di un progressivo dissolvimento della NATO , sostituita da una nuova alleanza di tutto l’emisfero settentrionale in difesa dall’aggressione che la nostra civiltà sta subendo dal sud del pianeta e in particolare dall’Islam . Nuovi atteggiamenti sono da attendersi pure riguardo all’immigrazione, visto che il neo eletto presidente ha più volte ribadito di non tollerare l’invasione dei migranti economici. Infine, l’ondata di marea che parte dagli USA non tarderà a investire l’intera Europa, influenzandone le scelte e incoraggiando i movimenti anti-sistema, che nel vecchio continente appaiono sempre più agguerriti. Le prime reazioni scomposte e negative dei burocrati di Bruxelles , nessuno dei quali legittimato da elezioni regolari, insieme ai messaggi trasversali di natura mafiosa che provengono dai cosiddetti mercati, confermano quanto la malavita organizzata tema il ritorno della sovranità al popolo, che resta l’unica speranza di salvezza per tutti noi.

Carlo Vivaldi-Forti