Assegniamo il “pensiero del giorno” a Virgilio Pellandini, che commenta l’intervista di Alessandro Spano.
Un’osservazione ci starebbe tutta, e non resistiamo alla tentazione. Secondo il concetto di Pellandini il PLR dovrebbe essere… il partito di Hillary Clinton? È un po’ grossa, in verità.
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Bravo Alessandro: voi del GLRT siete davvero una boccata di aria fresca (e soprattutto di competenza e cultura politica) nello smog attuale. Però c’è una frase che mi fa pensare e che mi rattrista: “Nel Partito ci sarà sicuramente chi ha esultato come chi si sarà disperato [per la vittoria di Trump]”. E’ totalmente vero. E, purtroppo, in questa frase c’è tutto il problema del PLR: un partito politico (cioè un gruppo di persone che, si pensa, vuole portare avanti un’ideologia politica comune) non può contenere simultaneamente persone pro e contro il personaggio più ideologicamente divisivo della politica contemporanea. Dire che nel PLR ci sono persone pro e contro Trump significa dire che il PLR non ha ideologia, che non è un partito politico e che quindi è un gruppo che non ha alcun interesse politico comune oltre al controllo del potere. E’ triste ma è così. Criticate la lega fin che volete, ma nel suo populismo la lega ha un’idea politica chiara e coerente, e nessun leghista non etilista si è alzato triste per la vittoria di Trump. Nel PLR il 15% si è alzato felice, il 35% si è alzato triste, il 30% non osa dire se era triste o felice (caso mai che qualcuno poi s’offenda) ed il 20% ignorava che c’erano delle elezioni in America. Qualcuno dirà che questo è pluralismo. Per me è ignoranza, ed è la rovina del liberalismo.