Vince il No dei Partiti rappresentanti del Popolo, che bocciano la Riforma di Bruxelles

Sei Libera, Sii Grande. Così Cesare Maccari scrisse nel 1915 sull’affresco del soffitto del Senato italiano. Già, il Senato, il cui significato tanto era stato abusato dai sostenitori della Riforma. “Lo aboliamo” dicevano i renziani. “O meglio, non lo aboliamo, ma diminuiamo il numero dei senatori.” E allora il popolo chiedeva “Ma i senatori li eleggeranno ancora i cittadini?” rispondeva il pd di maggioranza: “Certamente, o meglio, no. Li sceglierà il governo, tra i consiglieri regionali e i sindaci.” Il senato sarebbe esistito ancora, ma composto da 100 sindaci e consiglieri regionali scelti dal Presidente, che avrebbero ottenuto l’immunità. Una riforma, insomma. O meglio,  un gran casino. In ogni caso, quell’attentato alla Costituzione del 1948, condivisa ed approvata all’unanimità dai padri costituenti, ha fallito. E il meglio è proprio questo: quel Si figlio del capitalismo, voluto dai poteri forti europei, dalle multinazionali JP Morgan’s style, dall’UE, da Junker, da Madame Merkel, ha perso. E il No ha vinto. italia

L’Italia esulta. Da ieri sera, da quando, già alle 23.09, all’esordio dello spoglio, si è capito che  il No era in netta maggioranza rispetto al Si. E quel che commuove (letteralmente) è che per una volta (forse l’unica dal ’45) tutti i partiti che sogliono scannarsi, da ieri esultano per la stessa ragione: hanno vinto loro, i veri rappresentanti del popolo, dai partigiani (“Io dissi No” recitava un Sandro Pertini in uno slogan proNO) ai centri sociali, dai giovani agli anziani, da destra a sinistra, dalla Lega ai cinque stelle, con il loro No a un Sì voluto da un partito democratico informe, privo di identità popolare, volto solo a salvaguardare gli interessi di Bruxelles e delle multinazionali. “Ho sentito dire di brucianti telefonate tra Junker e Renzi” commenta sazio di vittoria Salvini. E in effetti il NY Times scrive “gli italiani respingono l’aiuto di Renzi.” Già, questi Italiani. Che imprudenti ad aver rifiutato una riforma che tanto sapeva di dittatura, scritta (in modo confusionario) da quel governo che previo l’italicum e il premio di maggioranza aveva creato seggi, unicamente per sé, dal nulla. Caro mondo anglosassone, la marcia su Roma, per gli italiani, è un ricordo troppo indelebile per far sì che un altro ducetto possa privare della sovranità popolare gli italiani.

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La vignetta di Alfio Krancic

La Costituzione è stata salvata da uno stupro legalizzato. Prendiamo per esempio l’articolo 1. Era già stata abolita la veridicità dell’Italia in quanto Repubblica democratica “fondata sul lavoro”.(disoccupazione giovanile attorno al 41% n.d.r.) Stava per essere abolita anche nel punto “la sovranità appartiene al popolo” (Se la riforma fosse passata, le firme per una proposta di legge sarebbero triplicate da 50 a 150MILA n.d.r.). A questo punto, sarebbe stata abolita anche nel significato di “Repubblica democratica” in cagione dell’egemonia (velatamente monarchica) unicamente renziana al governo. Il Senato non sarebbe stato abolito, soltanto non sarebbe più stato eletto dai cittadini. Il risparmio sarebbe stato, per ciascun cittadino, in media di 0,80 centesimi al giorno. (“Perdere il diritto di voto, vale un caffè all’anno?” recitava uno slogan di un comitato per il No.)

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Sembrava un sogno. Oggi è realtà. l’Italia esulta.

Il popolo deve tornare a votare per scegliersi un governo legittimo. In Italia, vale la pena ricordarlo, è dal 2011 che non si elegge normalmente un governo. Lo pensano tutti i fautori del No. La Meloni, ieri notte ha brindato. E così D’Alema. Ma ora? Basta davvero soltanto una bottiglia di vino per unire nel bene comune tutti i partiti? Il timore è che questi si scannino per quello scranno che Renzi non vuol lasciare. I Grillini poi, sostengono che saranno soltanto loro a governare. Senza alleanza alcuna. Hanno certamente avuto un ruolo fondamentale nella vittoria del No, ma come tutti gli altri, del resto. Salvini li ringrazia, così come ringrazia l’A.N.P.I (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e tanti altri No pur “lontanissimi da me, eppure così importanti.”

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Quell’inciampo premonitore del ministro. (Teatro San Carlo)

Renzi e la Boschi ripartono. Nel senso che tornano a casa. “Decideremo insieme come ripartire, smaltita la delusione”. Scrive la Boschi sul suo profilo. Le ha provate tutte, persino il vestito frusciante, (che evidenziava il petto, ma non nascondeva il giro vita troppo largo che solo il photoshop riesce a diminuire) indossato al San Carlo, con la schiena nuda. Eh niente, il sex appeal dovrà esercitarlo al prossimo colloquio di lavoro.  Già me la immagino. “Salve, mi chiamo Maria Elena. Ho esperienza in banca, grazie a papà e fratello. So anche far sparire, grazie al dono dell’invisibilità, milioni e milioni. Dei risparmi dei cittadini.” Per quanto riguarda il ripartire… beh Arezzo e Firenze non sono lontani da Roma. Possono sempre fare una macchinata, oppure prendere il treno.

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