Ghisletta 11Nella prossima sessione del Gran Consiglio del 23 gennaio si dovrà rivotare sull’emendamento interpartitico alla nuova legge stipendi cantonale, che è stato presentato lo scorso 10 dicembre dai deputati Beretta Piccoli, Bosia, Delcò Petralli, Ghisletta, La Mantia, Lepori, Mattei, Pugno Ghirlanda, Seitz e Storni, con lo scopo di plafonare a 200’000 fr annui (15’384 fr x 13 o 16’666 fr x 12) gli stipendi degli alti funzionari del Cantone. Questo emendamento è finito in parità nel corso dell’ultima sessione parlamentare di dicembre, per cui il Parlamento dovrà rivotare.

L’emendamento alla nuova legge stipendi non pone alcun problema tecnico, contrariamente a quanto vogliono far credere alcuni politici contrari, per convincere gli indecisi:
– la classe 18 parte da un minimo di 126’000 fr annui e, se passa l’emendamento, termina a 200’000 fr, anziché a 204’000 fr: in essa sono classificati 11 direttori di Divisione e il direttore dell’Istituto assicurazioni sociali;
– la classe 19 parte da 131’000 fr annui e, se viene accolto l’emendamento, termina a 200’000 fr, anziché a 213’000 fr: in essa sono classificati 4 coordinatori di Dipartimento, il Comandante della Polizia cantonale e il segretario generale del Dipartimento istituzioni;
– l’ultima classe del nuovo sistema salariale, la numero 20, parte da 136’000 fr annui e, in caso di accettazione dell’emendamento, termina a 200’000 fr, anziché a 222’000 fr: in essa è classificato il Cancelliere dello Stato.

L’aumento degli stipendi per gli alti funzionari, voluto dal Governo con la nuova legge stipendi, è ingiustificabile nell’attuale contesto retributivo ticinese. L’inserimento delle vecchie classi speciali nelle nuove classi determina infatti un aumento degli stipendi relativi a questi quadri. Riteniamo che sul mercato del lavoro ticinese, in un periodo caratterizzato da numerose ristrutturazioni aziendali e partenze forzate di quadri, il Cantone possa reperire validi professionisti, che sono disposti a venire a lavorare presso lo Stato con stipendi plafonati a 200’000 Fr, che sono di tutto rispetto. Ricordiamo che questi stipendi sono assicurati al secondo pilastro senza limiti superiori, il che è un altro vantaggio interessante offerto dal Cantone. Infine chi vuole lavorare ai vertici dell’Amministrazione cantonale lo fa anche perché ci crede e perché il posto è relativamente sicuro: e non per qualche migliaio di franchi in più all’anno rispetto al settore privato.

Se non verrà adottato questo ragionevole emendamento, l’aumento degli alti stipendi cantonali sarà criticato da una grossa parte dell’opinione pubblica. Ricordo anche che l’aumento dei salari dei quadri superiori dell’Amministrazione cantonale è dovuto all’applicazione di criteri di ponderazione adottati dalla ditta privata incaricata della valutazione analitica delle funzioni dello Stato, criteri che privilegiano le funzioni manageriali e che non sono stati resi sufficientemente trasparenti da parte del Consiglio di Stato, in particolare nella loro applicazione.

Come Gran Consiglio, correggendo gli stipendi molto elevati, si darebbe un segnale politico, che rende presentabile la nuova legge stipendi agli occhi della popolazione, in particolare di quella che fatica a sbarcare il lunario. Ricordo che solamente dopo lunghe discussioni tra i deputati socialmente aperti e la maggioranza commissionale, il Parlamento ha introdotto nella nuova legge stipendi il salario minimo sociale, pari a 43’000 fr annui (ossia 3’583 fr x 12: siamo ancora lontani ben lontani dai 4’000 fr al mese, che vengono giudicati il minimo vitale per vivere in Svizzera da parte dei sindacati). E ricordo anche la questione, non ancora definitivamente risolta, che riguarda i salari iniziali di operatori sociosanitari e bibliotecari, ecc: ci siamo infatti ritrovati proposte di abbassamento dei salari iniziali di queste categorie sino a 1’000 fr mensili in applicazione del nuovo sistema salariale cantonale. Quindi, signori e signore, ci vuole un minimo di decenza!

Raoul Ghisletta, granconsigliere PS e segretario VPOD Ticino