celio-homePer propagandare la cosiddetta “Riforma III” della fiscalità delle imprese, i suoi sostenitori “si fanno belli” affermando che essa abolirebbe i privilegi di cui beneficiano attualmente talune aziende estere con domicilio fiscale in Svizzera. Dimenticano però di dire che ciò non è affatto merito loro. Si tratta infatti di una “scelta” imposta delle pressioni dell’Unione Europea, cui essi si sono semplicemente piegati. Ma soprattutto “dimenticano” di dire che detta legge, lungi dall’eliminare tutti i privilegi, ne crea di nuovi. Infatti:

  • privilegia le grosse aziende (in grado di fare quegli “investimenti innovativi” che consentono di beneficiare degli sconti fiscali previsti a questo scopo) rispetto alle piccole imprese, che di tali vantaggi non potranno mai beneficiare;
  • privilegia inoltre tali aziende – alle quali consente innumerevoli sgravi, sotto forma di deduzioni – a scapito dei contribuenti “normali”, che simili sconti non se li sognano neppure e che, in un modo o in un altro, dovranno “pagare la fattura” delle minori entrate degli enti pubblici.

Non parliamo poi dell’affermazione secondo cui i Cantoni ci guadagnerebbero, perché la Confederazione distribuirebbe loro oltre un miliardo. E i soldi mancanti alla Confederazione chi li compensa?

Asserire infine che in caso di rifiuto del progetto in votazione il 12 febbraio non vi sarebbe nessun “piano B” è puramente ingannevole. Per ottemperare agli standard dell’OCSE vi è infatti tempo fino al 2019. Governo e Parlamento avrebbero dunque ancora ben due anni di tempo per imbastire un progetto più equo dell’attuale!

Franco Celio, Ambrì
(membro del Comitato borghese contro la “Riforma III”)